27 dicembre 2023. Completo i pensieri di quest'anno con ragionamenti su temi cari e precisazioni non più importanti di altre fatte in passato che sono però legati all'uso delle parole ed alla loro storicizzazione. Parto dalla premessa che anche il famoso Carlo Lorenzini, per questioni tese ad evitare francesismi e per aderire all'uso dell'epoca, definì la sua creatura, poi divenuta sovranazionale: il burattino Pinocchio; anteponendone così la descrizione a marionetta, preferibile anche se, senza fili, si anima quasi 'motu proprio'. La fattispecie di burattino è così insita nella memoria e nella convinzione di qualsiasi lettore della storia di Collodi da non consentire di aver ragione se non, per chi ha voluto approfondire, dopo aver argomentato a dovere questa imprecisione.
La pedanteria semantica che qui attuo ha uno scopo: prendere le distanze dalla forma del manufatto di legno per valorizzare e far prevalere, alla fine del racconto, il bambino, futuro uomo, che si è formato nelle vicissitudini di incontri più o meno improbabili, che sono dietro l'angolo della vita di ciascuno di noi, che ci fanno maturare e lasciano dietro solo ricordi, a volte nostalgici, a volte liberatori, catartici, altre volte ancora solo strascichi lontani e quasi impercettibili di qualcosa che lascia l'amaro in bocca e che di tanto in tanto viene restituito alla lucidità di un pensiero fugace prima di ricadere nell'oblio. Dietrologia che ci conferma quanto sia bello sempre chiedersi se sia possibile passare indenni oltre la buca dell'errore senza cadervi dentro, pur non percependone un fondo, semi colmo di quanti vi si sono precipitati senza porsi domande.
Rimane forse più dirimente e risolutiva la definizione di pupazzo, che non impone necessità di comprendere se l'azione del movimento venisse impressa dal basso, da sotto la testa, o da fili, più o meno invisibili, dalla parte superiore. Nel caso di Pinocchio però è da subito evidente una scintilla di vita, che per certi aspetti, distoglie lo sguardo dall'errore veniale di Collodi e ci proietta ad indagare verso altre personalità in legno, stoffe, paglia e latta (sic! leggasi piuttosto rame, ottone ed alpacca) che appartengono alle battaglie epiche dei paladini di Francia. Da pupazzi a pupi il passo è breve. Quella che diviene più labile però è l'anima che li ha fatti vivere finchè sono stati espressione piena di valori da trasmettere, da poter essere raccontati nella accettazione di un pubblico pagante, che andava a rivivere le gesta a volte spesso anche attualizzate. Parlo di tempi lontani in cui l'informazione non era dei media come i cinegiornali o la televisione, nè come la rete, che è divenuta area social e di intelligenza artificiale. Ogni epoca ha i propri mezzi di espressione e di comunicazione. Tendono ad essere sempre più veloci ed immediati. Come autostrade ad alta velocità e densità di circolazione sono affrontabili solo da chi è dotato di grandi riflessi, abilità non comuni di guida, poderosi freni. Il tutto condito dalla grande convizione di essere maestri di guida, come se non esistesse niente di sovraordinato.
Ma che sia da sopra o da sotto o dai lati, qualcuno tenterà di guidare ed orientare sempre ogni nostro movimento. Anche le più grandi libertà passano per grandi tirannie. La percezione della differenza la si può vivere solo dal confronto. La storia ci insegna che i più grandi eroi che hanno combattuto per la libertà lo hanno fatto a discapito della stessa vita, intesa anche solo come qualità dell'esistenza, tra prigionie e tentativi di corruzione del proprio pensiero.
Leggo che anche Giovannino Guareschi, il padre dei romanzi di Don Camillo e Peppone, editore della rivista Candido, coautore con Pasolini del film del 1963 intitolato "La Rabbia" in cui fa accenno al concetto di "Vita brevis, ars brevis" che rimanda alle velocità di cui sopra, al verdetto che lo condannava, contro De Gasperi, a 12 mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa, fu il primo e unico giornalista italiano a scontare interamente una pena detentiva in carcere, a non sottrarsene con l'espletamento dell'appello e ad esprimersi così dalle colonne del suo giornale: «Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione.»
Dentro grandi casse provenienti dalla vecchia sede del teatro di pupi di Acireale, uno dei più vecchi di Sicilia, che è stato gestito dal cavaliere Emanuele Macrì dal 1934 sino al 1974 e, prima ancora, dal fondatore don Mariano Pennisi già dal 1887, ho avuto modo di portare alla mia attenzione ciò che qui mostro in questa immagine significante. Si tratta di due scudi di pupi siciliani dell'immediato dopoguerra, dalla singolare appartenenza, non riconducibile dunque nè ai Saraceni, nè tantomeno ai cavalieri Cristiani, ma al Movimento Sociale Italiano ed al Partito Comunista Italiano.
Da un punto di vista regionale, la Sicilia ha sempre svolto un ruolo di laboratorio politico rispetto al panorama nazionale, sviluppando tensioni, conflitti e fratture che potevano risolversi solo per la terza narice (intuizione sempre di Guareschi), figurata valvola di sfogo del naso che impediva al cervello di soffocare nel compiere l'ordine di partito che si richiedeva di effettuare senza ripensamenti, senza contrordini. Ecco dunque già dal 1944 che il PCI assume caratteri nazionali, il segretario regionale del partito, Girolamo Li Causi, trasforma il PCI siciliano in "un’organizzazione di massa, impegnata in una battaglia contro il latifondo e il sistema feudale che ancora dominavano nelle campagne siciliane, contro i poteri mafiosi e per un’accentuata autonomia regionale." (A. Battiato consultato su Aetnanet.org) ed ancora "era soprattutto nell’isola che il centrismo metteva l’elmetto, impegnandosi in una contrapposizione più dura nei confronti delle sinistre, fino ad esportare le logiche sullo stesso piano nazionale". Dal canto suo il MSI, negli stessi anni, cercava di scrollarsi di dosso una posizione atlantista che nel rinnovato vigore di un partito che conserva parte di quella fiamma nel simbolo non sembra discostarsi da un eguale, persistente atteggiamento.
26 novembre 2023. A conti fatti e a mente fredda, rientro dalla sessione autunnale della mostra scambio di Palermo. Due soli tavoli dedicati alla latta. Tutto intorno solo automodelli di recente realizzazione e fermodellismo. Mi risulta che a Novegro nel medesimo giorno di oggi ci siano stati meno di 10 tavoli dedicati al medesimo argomento su circa 800 messi a disposizione. A conti fatti, perciò, e a mente fredda, mi rendo conto che questo collezionismo sia ormai ad una svolta. Intendo dire che la parte commerciale sta declinando a vantaggio di altri temi più legati alla nostalgia dei collezionisti disposti a riempire le proprie case di "diecast robots, retrogames e boardgames" degli anni '80 e seguenti. Ho voluto usare il termine in inglese per rafforzare il senso di lontananza a cui non dover riconoscere colpe se non quelle di non appartenere direttamente alla cultura che nasce in loco.
6 novembre 2023. Olio Belting Italiano. Per la manutenzione e la conservazione di tutti i cuoiami.
Questo non ha impedito a cantastorie senza pupi, ma anche a narratori e "manianti" di prendere posizioni forti attualizzando le storie di lotta dei paladini contro stregoni e maghi e draghi e serpenti alati, mutuandole con simboli di fiamme tricolore e bandiere rosse sventolanti.
Questo ne è un esempio concreto che ci dice cosa ci siamo persi dalla mancata tradizione dei contenuti orali delle rappresentazioni.
I pupi sono patrimonio dell'Unesco, ma tutto ciò che gli stessi potevano ogni giorno dire e manifestare resta nelle gestualità e nelle improvvisazioni di chi le compiute. Di ciò vi sono ormai poche tracce*. Sulla base di quanto ho potuto raccogliere in questo ritrovamento, ho potuto comprendere che le posizioni di simpatia erano per la bandiera rossa, anche a fronte del retro di uno scenario, nel quale era stato ricavato un messaggio di espressione di voto per un candidato di quella precisa appartenenza. Senza prendere posizioni, sarebbe stato interessante capire, di sera in sera, quale andamento assumevano i combattimenti dei contendenti snodabili sino al ginocchio**, anche in senso di dialogo latifondista quando non piuttosto di autonomia.
Anche Don Camillo e Peppone, nelle restituzioni cinematografiche dei due personaggi animati da Fernandel e Cervi, possono essere viste perciò come marionette perfettamente calibrate con la viva esigenza del tempo che imponeva grandi comizi in piazza, slogan contro la patria, in una contrapposizione cristiano-laica in cui i due soggetti erano figure complementari della stessa realtà. Non si può escludere che il grande successo di quei film abbia determinato esigenze sceniche di egual misura anche nel teatro popolare dei pupi.
In entrambi i casi, agli spettatori era consentito di osservare uno scontro in modo indolore, ma non del tutto distaccato dalla consapevolezza dei problemi della politica nazionale in quegli anni in cui la guerra fredda, che era appena fuori dai confini nazionali, costituiva motivo per creare ogni tipo di crisi di aspettative, incertezze e sfiducia verso il futuro.
Con questa traccia lontana che proviene dal passato ritorna prepotente il concetto di terza via, di ulteriore visione. Dal pensiero ingabbiato e calpestato, si passa così al pensiero mediato che cova tra le ceneri una favilla non spenta, che attende di riardere. Finchè duelleranno i contrasti delle appartenenze politiche di facciata, non saranno mai toccati i veri problemi che l'umanità deve affrontare. Per certi aspetti, avere spento ideologie così forti, per quanto pericolose, ha discostato i nuovi nati dalla percezione del blocco epocale nel quale ci troviamo che non è dato da due fronti, ma dal tutti contro tutti.
*Segnalo ad esempio le documentazioni audio visive raccolte, già negli anni '60, e consultabili, su appuntamento e da pochi anni, presso la mediateca del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo.
**La caratteristica dei pupi della area orientale siciliana è riscontrabile nella gamba intera, non snodata, che imprime meno movimento e torsione, ma maggiore vigore negli scontri e possibilità di maneggiare pupi che arrivarono a pesare oltre 35 kg.
Con celerità, dettata dall'ulteriore urgenza di alimentare le mie aspettative, saluto questo momento storico che in altri campi sta creando nuove modaiole esigenze di cannibalismo e spero che sempre in meno siano gli amanti di ciò che mi piace. Questo può solo abbassare i prezzi, anche se impedirà di completare parte della ricerca perchè diminuiranno le fonti di approvvigionamento.
La caccia è ancora molto lunga, piacevole anche se più solitaria. Ma questo è il tempo dell'etica del viandante, come sostiene Galimberti, riprendendo in parte temi che sono già di Habermas e su cui conviene trattenere un respiro prima di ragionarci sopra ed esprimersi riuscendo a comprendere, nel tempo dei passaggi, se ci si può davvero sentire estranei.
4 novembre 2023. Scritta a settembre di 4 anni fa. Non ce l'avevo con nessuno. La stavo cestinando.
29 ottobre 2023. "Vola la fama sua per ogni regno e mostra l’opra sua per ogni clima". Questi i modi per definire i postumi del dopo BOLOGNA AUTO D'EPOCA. Ma per me la stima resta ancora a chi fu per primo iscritto questo verso, l'artista Joseph Bruno che con un suo manufatto di paste vitree smaltate su superficie metallica, mi ha fatto dimenticare la gravità di aver mancato l'evento della Dotta di cui tutti parlano. Se il pentimento poteva consistere nel non aver inseguito la Balilla della OMAS con scatola originale "ad esploso", a giudicare dai prezzi sentiti per questo come per molti altri oggetti, penso che le aspettative dei commercianti fossero davvero finalizzate ad aumentare, per l'ennesimo evento, l'impoverimento del suolo e del parco auto italiano, in scal avera ed in miniatura. A solo titolo di esempio, una fiammante P2, prima serie, con scatola originale blu, è andata a dimorare in Olanda. Grande presenza di sportive, anche della marche minori o degli artigiani. Insegne e smalti come se piovesse, sempre più accondiscendenti ad i nuovi gusti "MELTIN POP" (da non confondere nè con MELTING POT, nè tanto meno con MINCULPOP),che stanno consolidando un secondo decennio dal sapore anni '70. Quel sapore che il tempo condannerà perchè troppo variegato e che porta facilmente allo sfinimento. A conti fatti, in uno spazio raddoppiato, Bologna non ha fatto sentire a nessuno la perdita di Padova. Con l'aggiunta dello spazio per le moto d'epoca, lo spettacolo è stato garantito a tutti i palati. Del resto sono i numeri e la vastità a determinare il successo. Attendo adesso di sapere cosa ha apportato agli amici questa edizione speciale, prima di una lunghissima serie.
19 ottobre 2023. L'auto perfetta per questa stagione incerta.
Perpetro
apodittico
portando porfido
granitico
prospetto
provvido
enfatico
riporto e porgo
profetico
la eco solida
del mio ottimo.
CABRIO 358/359 CKO. Meccanismo con carica a molla per andare in avanti. Altro meccanismo con leva a scatto per consegnare un pilota in pasta al cielo aperto. Made in U.S.-Zone Germany. Scatola originale in cartoncino corrugato.
14 ottobre 2023. DE IMPUTATIONE CENTENARII. Già dalla fine del 2021 si è parlato e, di conseguenza, celebrato il centenario della nascita della Lancia Lambda. A rigor di logica se ne doveva parlare da tempo, poichè risale alla fine del 1918 la richiesta, da parte di Vincenzo Lancia, di brevetto per un nuovo modello di vettura che verrà rilasciato però solo nel 1919.
La prima uscita del modello che più somiglia alla Lambda è però soltanto del primo settembre del 1921. Per questo gli atti celebrativi del Lambda World Register, di cui sono fiero di essere anche io membro con un modello quarta serie, passo corto, del secondo semestre del 1924, hanno già dato fondo alla rievocazione più importante al compimento del centesimo anno da quella prima occasione di uscita di prova. Si trattava ancora di prototipo. La forma stessa del radiatore era a ferro di cavallo rovesciato di bugattiana memoria. Si intravede tutta la forza compositiva, ma la macchina non è ancora quella che tutti hanno poi potuto conoscere.
Sarebbe allora più opportuno parlare di centenario risalendo alle prime presentazioni ufficiali, con le apparizioni ai saloni di Parigi e Londra del 1922. Anche la commercializzazione vera e propria, quella che ha consentito ai privati di poter usufruire di questa splendida realizzazione declinata in 9 serie sino al 1931, parte nel 1922, ma si attua solo con le prime consegne che sono del giugno del 1923. Qui sotto pubblico, dalla mia collezione cartacea, una foto esplicativa di richiesta di conferma di prenotazione dell'Agenzia Minetti di Milano del 6 maggio 1922; da essa desumiamo che l'auto non era ancora stata presentata ma occorreva già l'anticipo di un terzo del prezzo per potersi accaparrare la vettura definita leggera. In effetti un modello completo pesava appena 100 chili in più del solo autotelaio di una Lancia Kappa del 1919 che andava poi carrozzata sino a superare ampiamente le 2 tonnellate!
Prima di giugno dell'anno in corso, a mio avviso, era perciò ancora entusiastico, e quindi prematuro, parlare di centenario. Spiego perciò perchè ritengo che sia quello in cui scrivo il momento più giusto per parlarne. Perchè ogni stile nasce da un cambiamento e, perchè il cambiamento avvenga, occorre superare l'abitudine di pensiero, visivo e logico, determinato dal vecchio ordine.
Non è pensabile un modo di operare comune che non derivi dalla continua infinita ripetizione di azioni che sottendono alla modifica del comportamento stesso. Con lo stesso principio, per abituarsi a pensare che qualcosa esista, la massa deve vederla, o quantomeno sentirne parlare, al punto da visualizzarla o riconoscerla senza averla mai vista. La Lambda, visionaria anticipazione di tempi, che scaturì dalla testa di monsù Vincenzo, doveva essere instillata anche agli altri costruttori del mondo automobilistico. Solo l'uscita nel mercato e la libera circolazione poteva addurre questo stile anche al resto del mondo.
Spiego adesso cosa intendo con le parole stile e cambiamento riferite alla Lambda. Userò perciò questa espressione:"longilinea bassa veloce presenza d'alta gamma". La Lancia Lambda ha queste caratteristiche: pur avendo un costo elevato ma non proibitivo, non era un auto per tutti. Ovunque si trovasse era oggetto di osservazione per la sua diversità, in quanto bassa alla linea di cintura; veloce non tanto per i motori delle prime serie, ma per le soluzioni prestazionali di tenuta sulle strade sconnesse dell'epoca; longilinea per la sommatoria di questi primi due requisiti a cui si aggiungeva il terzo aspetto costituito dalla linea filante delle versioni a passo lungo.
Cento anni fa si cominciano a vedere scorrere per l'Italia le prime 400 auto della prima serie. Ancora poche per essere bastevoli a cambiare un gusto, sufficienti per far girare l'eco della straordinaria eleganza di un'auto che si guidava quasi come un modello attuale e che nel sistema delle sospensioni non aveva niente da invidiare a modelli molto più moderni e complessi. Forse solo la Citroen DS con le spettacolari immagini pubblicitarie nelle quali la si è vista incedere con tre ruote su quattro, grazie alle sospensioni idropneumatiche, creava un senso di leggerezza e di eleganza che, al passo con i tempi, ci ha anche portato sulla Luna. Con quest'ultima citazione è meglio effettuare una "sospensione". Lo faccio con questa immagine che dovrebbe essere esaustiva della espressione che ho usato più sopra.
Nel 2021, arrivando secondo o desistendo dal concorrere in ulteriori rialzi che è la stessa cosa ma con un diverso gusto o stato d'animo, ho perso l'opportunità di aggiudicarmi il modello torpedo di colore rosso che è stato aggiudicato da RLS Auction negli Stati Uniti ad un collezionista italiano e che ho pubblicato nelle pagine del BLOG in occasione del centenario della prima uscita.
30 settembre 2023. Immagino che Pinuccio sia stato una furia da piccolo... questo fa intendere la scritta d'augurio che il donante ha ritenuto doveroso precisare scrivendolo a penna, con una condizione temporale, posta sulla scatola di questo treno Ingap, che fa riflettere su cosa possa essere in effetti poi avvenuto.
In perfetta corrispondenza con l'idea che sia questo l'anno del vero centenario della LANCIA LAMBDA, accludo oggi alla collezione LITOLATTA questo bel modello di berlina dalla insolita colorazione verde e giallo (vista solo nella torpedo), poichè delle berline si conoscono nella letteratura solo le due colorazioni blu e giallo, o rosso e giallo. Dotata anche di scatola originale con effetto stampato di cuoio di coccodrillo, questa meravigliosa auto giocattolo è dotata di meccanismo a molla e circuito di illuminazione elettrica dei fari e della targa posteriore. Filo sterlingato, batteria a parallelepipedo da 4,5 volts, lampadine ad incandescenza a bulbo schiacciato sono le caratteristiche di bellezza di un tempo passato che permettono di riconoscere i quasi cento anni di età del giocattolo.
Ma qui casca l'asino! Riprendo il discorso della imputazione temporale di partenza. Se devo riferirmi adesso al giocattolo, la Lambda realizzata da Alemanni deve ancora attendere 4 anni per divenire centenaria. Si. Perchè è targata "1879- MI", quindi è successiva al 1927.
A partire da questo momento temporale la vettura era ormai consolidata nel bagaglio d'immagini della collettività. Per questo si poteva realizzare un bel macchinone giocattolo da 37 cm. Perchè tanti bambini volevano avere la macchina di papà!
Per dirla tutta, anche alcuni papà che non potevano acquistare quest'auto dei desideri, perchè troppo cara, si accontentarono di avere una ben diversa e più modesta vettura che fecero poi carrozzare alla maniera della "torpedo tipo Lambda". Sono note trasformazioni di Schieppati su meccanica Fiat 509A ed anche della Carrozzeria Italiana su modello ANSALDO tipo 4H. Un ipotetico scontro sulle strade battute non avrebbe sortito alcun effetto salvifico per queste auto imitazione, a poco servendo imitarne l'aspetto d'insieme, che avrebbe avuto la meglio soprattutto per l'occhio non allenato di chi non poteva permettersi macchine a prescindere. Non certo la centenaria Lambda.
Un certo tipo di letteratura della pedagogia insegna che, verso qualsiasi bambino, a prescindere dalle inclinazioni verso l'essere buono o cattivo, una richiesta di comportamento basata su condizioni vicine al ricatto, non produca alcun effetto avverativo. Non si può dire: "Ci giocherai solo se sarai Buono".
Ma analizziamo la forma temporale ed il verbo usato. Chi comprò il regalo scrisse: "a Pinuccio purché diventa Buono". Tralascio l'aspetto, non secondario, della B maiuscola che rimarcava una necessità di Bontà con gli attributi e non una mera e semplice approvazione vaga dal punto di vista morale circa un comportamento effimero e di sola risposta per utilizzare il regalo a proprio piacimento. In corsa, si scorge una correzione della "a" finale di "diventa" a favore di una "i" che rende corretta la locuzione verbale "diventi buono" che omette ancora la parte più importante... ad esempio: con i genitori, con i fratelli, con i vicini, con il mondo intero.
La condizione che il generoso donatore sperava ardentemente, potrebbe essere stata talmente tanto lontana, da impedirgli di esprimere con compiutezza se la sfumatura desiderata fosse in un senso di cambiamento repentino e fugace, quando non piuttosto definitiva e tombale. Da qui la confusione determinata dal volere forse scrivere "divenga". In tal senso la correzione sarebbe dovuta avvenire sostituendo la "t" con una "g". Ma richiedere il divenire, piuttosto che il diventare, è una sfumatura peggiorativa. Per questo è probabile che ciò che si legge oggi è ciò che più facilmente di solito avviene in circostanze consimili. Alla base si trattava solo di un errore grammaticale veniale, corretto in corsa, e determinato, nel processo logico che ha condotto all'acquisto ed alla scrittura del messaggio, dalla efferatezza dei comportamenti del giovane virgulto che, concludo, avrà disatteso al suo compito di cambiamento, rendendo così questo trenino il perfetto oggetto per collezionisti: mai giocato e dotato di scatola che lo protegge dalle angherie di Buoni e, soprattutto, Cattivi.
Pinuccio da grande potrebbe aver fatto deragliare un treno vero, quando semplicemente non aver preferito rispondere con cattiveria e perfidia a qualsiasi altro stimolo che gli venisse posto di fronte nella vita degli affetti, in quella lavorativa ed in ogni altra estrinsecazione del proprio essere. Non sarà stato questo treno a cambiarlo. Non sicuramente la condizione posta sul cartone superiore della scatola da parte del donatore. Nessun do ut des. Niente di niente. Pinuccio è la rappresentazione del male estremo ed assoluto e questo reperto ci permette di percepirne incidentalmente tutta la sua forza distruttiva...
28 settembre 2023. Trovato il primo coupon, non sarà facile trovarne altri 9. E' filigranato e va spedito ad un indirizzo che non esiste più... sempre poi che non si mettano di mezzo i soliti falsari!
27 settembre 2023. Biancaneve e i sette nani. Prima apparizione assoluta in Italia con stampa dell'ottobre del 1938. Mi dispiace che non sia mai stato realizzato niente in latta in Italia.
11 settembre 2023. ... e poi, un bel mattino, Ti svegli e sono passati 22 anni e Ti rendi conto che il tempo stringe ed i bluff aumentano a dismisura... l'unica posta in gioco è la Tua e dall'altro lato il piatto è vuoto in un eterno "ALL IN". Nel contempo da quando io recepisco l'urgenza sono trascorsi oltre 50 anni di opportunità...
28 agosto 2023. Chi pensa di operare correttamente, senza alcun intento di restare criptico o di voler trarre profitto da un atteggiamento diversivo e divisivo, sa che deve saper dosare ed utilizzare le parole, cercando di porre attenzione ad evitare di abusarne o di travisarne il significato principale. In tutte le epoche, dietro un significato condiviso di una parola, in base a quelli che erano i punti nodali su cui si basava la coesistenza di potere, società e diritti del singolo uomo (che più si va a ritroso e più comportavano distinzioni peggiorative sia di genere: uomo e donna; sia di status: libero e schiavo) potevano celarsi significati nascosti o secondi fini, quando non modalità per fare esattamente l'opposto di ciò che la parola si prefiggeva.
Credo fermamente che le parole siano importanti. Ce lo ha detto, anzi veramente... ce l'ha urlato, in toni morettiani, dimenticando forse un po' i modi dietro l'alibi del pensiero ad occhi aperti, il protagonista di "Palombella Rossa", "rosso malpelo" avulso dalla novella verghiana (ne uso le somiglianze, giocando anch'io con le parole, per raccontare una diversa storia che è anche giuramento di appartenenza che gli farà valere molti David di Donatello, non sempre meritati).
"Le parole sono importanti!" ed ogni epoca ha le proprie, al punto che, se riconosciute in modo universale, a prescindere dagli intenti che le sottintendono, sono uno schiaffo per chi si permette di andarvi contro.
Appena acquisita questa insegna, la pubblico, non ancora pulita, nella sua interezza, senza censure. Non perchè ci sia alcun intento celebrativo che in me è assolutamente scevro, ma solo per rendere evidente e senza dubbi l'epoca realizzativa.
Dalla premessa semantica alla deduzione etiologica. PROTEZIONE DELLE DONNE. La si dovrebbe fare sempre. A prescindere da qualsiasi targa, appartenenza, logica, imposizione, dinamica, scopo, necessità. Prima le donne ed i bambini. Per quanto anche questi ultimi, sempre dopo le donne.
Se quindi, nell'epoca in cui è stata realizzata questa insegna, l'intento di protezione sottintendeva il mero fine di aumentare il numero delle nascite, riconosciuto con la protezione, ad opera di donne italiane di provata fede fascista e irreprensibile condotta morale, di cui era costituita la federazione dei fasci femminili, prima di finire svuotata di ogni contenuto ed essere ricompresa negli organi di regime in cui occorreva solo indottrinamento, operato con la propaganda. La maternità riconosceva alla donna il ruolo di «fattrice di soldati per la Patria», così promuovendo le mire espansionistico-colonialistiche di un partito che celava dietro le parole, contenuti assai discordanti con le esigenze del popolo. Nei medesimi tempi si prometteva alle donne il suffragio universale che, servì per trarne molte adesioni, ma che comporterà l'effettivo risultato solo dopo la riduzione geografica di questo potere, che permutando in Repubblica Sociale Italiana nei soli territori di influenza tedesca, quindi anche prima della nascita della Repubblica Italiana nel 1946, cercava di recuperare consensi in una Italia divisa a metà.
Oggi questa scritta, in altre epoche utilizzata per secondi fini, non ha perso il significato primario e più nobile, ridiviene ancora più attuale dopo i fatti di Palermo dello scorso 7 luglio, non primi e neanche ultimi nella catena di eventi di ordinaria follia che si compiono continuamente nelle modalità più disparate.
Duole pensare che sia occorsa una targa smaltata ed un ufficio deputato per poter ricordare a tutti che madre natura è donna e come tale va rispettata, senza bisogno di avvisi o insegne di sorta.
Per la cronaca, questa bella targa smaltata dalle dimensioni generose di 50 x 56 cm, non è stata staccata da un muro in tempi attuali. Era invece riposta all'interno di un armadio della famiglia che accoglieva in uno dei propri stabili l'attività che diuturnamente si è svolta in un periodo buio quale è quello dell'epoca fascista, dove il comportamento della massa ottusa e non pensante, o che agiva per meri interessi privati, ha prevaricato su quella minoranza che operava con libertà di pensiero per il bene comune. Un po' come in tempi di Covid. Perchè anche durante questi ultimi anni, una guerra civile con la caccia all'untore non vaccinato, mi ha ricordato molto le stelle applicate sulle porte o sui vestiti.
Concludo dicendo che tutte le parole sono importanti, anche quelle non dette e non spese che contribuirebbero all'apertura di un pensiero più libero.
In questo caso, da collezionista, la mia parola è spesa per ringraziare Martino e la sua sensibilità che travalica l'interesse economico e rende grandi queste pagine.
24 agosto 2023. La toccata e fuga in terra calabra ha manifestato i suoi frutti con questa splendida auto tedesca dalle forme non consuete. Ma l'avveramento della promessa di un signore d'altri tempi è stata la vera conferma che vivere positivamente è la migliore delle scelte.
4 agosto 2023. Due Space Conqueror a confronto per il miglior restauro.
7 luglio 2023. Da Treviso dal 1936 a Preganziol nel 1941, il primo spostamento dell'azienda Ventura non costituiva grande impegno di distanza ed era nel contempo principio di allargamento di orizzonti. Il secondo spostamento, invece, quello dalla seconda sede allo stabilimento di Torno, in provincia di Como, costituì decisamente una più importante scelta che andava al passo con i tempi. Era il 1951, anno in cui Gianni Lancia fa esordire il coupe B20 e nasce il reparto corse. E' l'anno in cui Touring presenta l'Alfa Romeo 1900C Sprint a cui si è ispirata Ventura per la realizzazione del suo capolavoro giocattolo.
L'innovazione ha sempre incuriosito le grandi aziende ed anche questa fabbrica di giocattoli, nell'arco della sua vasta produzione, non si è mai sottratta alle mode che dettavano una tendenza.
Anche perchè gli acquirenti dei bei giocattoli Ventura si ispiravano a loro volta da tutto il bello che li circondava. Era una reciproca conferma quella che univa Ventura ai suoi clienti.
Mi piace pensare che Angelo Ventura facesse una bella vita, anche se non ho modo di averne conferma. Immagino perciò che le ispirazioni derivassero anche da ciò che era sempre dinanzi ai suoi occhi. Negli anni '40 il catalogo dell'azienda è pieno di battelli fluviali, motoscafi a cabina chiusa, da corsa, anfibi a cabina, un idrovolante, anche un pesce meccanico e persino una nave di nome Gina nella versione da diporto, di nome V25 nella versione cannoniera, entrambe simili al Nautilus di Verne. Il desiderio di volere un'azienda proiettata su un lago era piuttosto vivido. Tra le altre produzioni del medesimo catalogo sono visibili anche canoe con navigatore e poi... l'apoteosi del sogno e della fantasia unite alla migliore delle condizioni rilassanti di trastullo in prossimità di riva, un personaggio in moscone (il pedalò inventato alla fine degli anni '30, quindi ancora di gran voga). Ma di tutti i personaggi che si poteva pensare di usare, l'invenzione di un Pinocchio che pedala, appartiene solo all'italica gente.
Finora visto dai più fortunati in catalogo, quindi solo in bianco e nero. In realtà a me noto da oltre 15 anni, quando l'ho rivisto ho pensato che si trattasse di un secondo esemplare. Invece è sempre lo stesso, riemerso a seguito degli spostamenti che non derivano da pedalate vigorose, ma che seguono superlativi esemplari come il Pinocchio in moscone nella traduzione da un luogo incantato ad un altro. Cambia il possessore, non cambia il bello che vi è intorno. Noi siamo di passaggio. Pinocchio continua ad essere invece di tendenza... rilassato, non troppo abbronzato.
Ringrazio l'amico Bruno Romano per averlo condiviso. Buona estate a tutti!
8 giugno 2023. 51
7 giugno 2023. Nelle ultime notti, Emma sorprende per i suoi esercizi di stile che l'approssimano a Morfeo. In chiave diversa dalle esigenze di Raimond Queneau che utilizzava costruzioni enigmistiche, retoriche o si avvaleva di linguaggi settoriali, quando non di gerghi o lingue maccheroniche (di cui anche Lei è una eccelsa testimone praticante) per raccontare la stessa storia di un distinto parigino alle prese con un bus affollato, gente che spintona ed un bottone sciancrato; Emma ha una sua particolare visione, sempre diversa dell'ultimo istante prima di abbandonarsi al sonno ristoratore. Qui di seguito la serie:
Niente. Copertina fresca. Niente copertina. Cuscino. Cuscino in verticale. Piumino.
Piumino senza pieghe. Piumino senza cuscino. Niente piumino. Niente di niente. Copertina del Gruffalo. Cuscino. Niente copertina del Gruffalo. Copertina di Bastoncino. Niente copertina. Rilancio sulla copertina del Gruffalo. Eco di Ronf Ronf Ronf.
5 giugno 2023. Cosa accomuna e cosa differenzia un collezionista compulsivo, un cleptomane ed un ladro? La resistenza all'impulso irrefrenabile certamente è un primo elemento di unità e non di differenziazione. All'impulso i 3 casi patologici non rispondono. Obbediscono tutti all'ordine che scatta perentorio nel cervello ed effettuano l'acquisto secondo un elemento differenziale: Il collezionista spendendo anche ingenti capitali incurante del valore assoluto ampiamente superato nel gesto d'acquisto. Il cleptomane non riconnettendo alcun valore all'oggetto ghermito, poichè anche l'appropriarsi di quello che ne è privo è ininfluente rispetto all'effetto emozionale amplificato che si ha al compimento dell'atto illecito. Il ladro infine dando grande importanza al fatto che un valore debba pur averlo (in quest'ultimo caso una ulteriore differenza si potrebbe fare tra un ladro di galline ed un provetto Arsenio Lupin, tra i quali si potrebbe anche allocare in mezzo un Robin Hood, ma non esageriamo nelle distinzioni fuorvianti).
La differenza può perciò stare nella misura degli anni di galera che sottendono il singolo operato.
Ci si potrebbe chiedere se possano coesistere le tre condizioni di malattia (sic!) nella stessa persona, dato che, fatto non scontato, a volte capita di non avere sufficiente denaro, il che impedisce al collezionista di potere soddisfare l'impulso insopprimibile, trasformandolo in modo larvale in un impotente cleptomane preda di un sentimento non comprensibile sulle prime che, nella reiterazione del gesto anche in momenti diversi della propria esistenza, e soprattutto, nell'innalzamento del valore di ciò che si sottrae non onestamente, tramuta il compulsivo clepto-collezionista in un patentato ladro... di galline.
Questa premessa mi serve per riferire dei fatti accaduti soltanto ieri alla edizione pre-estiva di Novegro Giocattoli. Senza girarci intorno, da due diversi tavoli, sono spariti due giocattoli di latta. Ma l'aggravante non è determinata dal fatto che i proprietari abbiano ritenuto opportuno di non vigilare a dovere i loro tesori, forse anche assentandosi saltuariamente, per come mi è stato riferito. La cosa grave è che gli oggetti in questione siano grandi ed appariscenti, oltre che di pregio e quindi di un ordine economico che può solo fare arrabbiare, quando non disperare, i proprietari.
A prescindere adesso dal volere dar aggettivi a chi abbia compiuto i gesti in questione, che hanno anche l'aspetto di una matrice comune, desidero ricostruire, fantasiosamente ed in modo del tutto ipotetico, quello che sia successo subito dopo questi atti scellerati, nell'incuranza più generale di quanti erano intorno.
L'omarino Michele (nome di fantasia, come poteva essere Ugo o Domenico) con il cuore a mille otteneva dal suo comportamento la corretta alchimia chimica che dona soddisfazione per qualche secondo. Per tutto il tempo della camminata è inizialmente sereno ed avvolto da un coro di angeli, è calmo e misurato, se qualcuno gli volgesse lo sguardo vorrebbe anche restituire un sorriso misto di complicità ed approvazione, ma non lo fa per non destar sospetti. Poi un colpo di tosse lo raggiunge alle spalle e lo fa repentinamente accelerare, l'adrenalina incipiente fa il resto ed aumenta la reattività sino a tramutarlo in un corridore centometrista. Mentre il signor Ugo (altro nome di fantasia, potevo chiamarlo anche Ivo o Carlo), la persona che ha espulso aria dai polmoni per mera coincidenza, riprende a dialogare con l'amico commerciante di Politoys, disquisendo sulla bellezza della indeformabilità della prima serie ad assali rigidi, rispetto ad una seconda serie a molle, che nel tempo acquista troppa elasticità, il nostro ipotetico Michele ha già raggiunto la pace dei sensi dentro la propria Euro 4 Benzina che gli consentirà di delinquere ancora sino al primo ottobre del 2028, ma soprattutto di tornare a casa.
Immaginiamolo già a casa. Da solo a guardare la sua vetrinetta posta all'ingresso di casa. Lo ha atteso, Vladimir, un cane rachitico che, oltre a somigliargli, perde il pelo per via di una demodicosi non diagnosticata, perchè non genera prurito nel povero animale immunodepresso, che si scaraventa sul sacco del maltolto e vi urina sopra per una copiosa incontinenza determinata solo dall'attesa e non da manifestazioni di sentimento positivo per il proprio padrone, nei cui confronti nutre una modesta sopportazione da coinquilino. Michele si rimette in pigiama, mette solo la parte inferiore quella con il buco sul ginocchio, resta in canottiera, sudata ed appicicaticcia. Completa la deglutizione di un toast freddo con mezza sottiletta e si da delle arie. Desideroso di chiamare l'amico a cui voler confidare dell'acquisizione di almeno uno dei due acquisti gratuiti che la mostra gli ha consentito di fare, conviene con se stesso, nel medesimo istante, che non ha amici a cui confidare questo gesto. Tace anche a se stesso la condizione di essere solo. Terribilmente solo. Finchè l'auto giocattolo di 52 cm, riprende vita con una riserva di carica, fuoriesce dal sacchetto madido di umori canini e si dirige verso la porta, nell'ultima manifestazione di dissenso e di allontanamento dal omarello Michele che, morso dal senso di colpa, si comincia a ferire con le lamiere dell'auto sino a restare esanime e riverso in terra.
La storia può andare avanti o finire qui. In fondo ci interessa più del cane Vladimir che del padrone.
Riprendendo le fila degli accadimenti certi, da ieri un tam tam tra amici collezionisti sta facendo il giro della nazione e si è sparsa voce circa l'evento compiuto dal fantomatico personaggio che ho deciso di mettere alla berlina solo per stigmatizzare che in questo mondo si può fare ancora quello che si vuole, ma che bisogna pigliarsi anche un po' di responsabilità e che tutti i nodi vengono al pettine. Se non si dovesse scoprire che il cleptomane a cui non do più un nome, poichè non è possibile sapere davvero chi sia stato, non sia nè collezionista, nè ladro abituale, quest'auto, una INGAP 2800 da corsa caratterizzata dal numero 5 e dai colori rosso, azzurro chiaro e crema, se balzasse fuori, dovrebbe essere restituita anche con pacco anonimo al Parco Esposizioni di Novegro per la riconsegna al legittimo proprietario. Chi la dovesse comprare si ritenga complice infelice.
PS: L'altra auto scomparsa è un'auto giapponese, ma non so altro circa colori e dimensioni.
31 maggio 2023. Il pescatore.
17 maggio 2023. Indubbiamente mi piacciono molto le Metalgraf.
Questa è la versione media con scatola originale.
14 maggio 2023. Scoprite le differenze. La mia risposta in breve è: "C.1 C.6 C.10".
12 maggio 2023. Pubblico ancora una volta nel mio sito l'immagine di questo personaggio tanto amato in questa realizzazione su triciclo.
10 maggio 2023. Ciascun punto di vista è così intimo e personale da superare le epoche. Spesso riguarda anche cose così semplici, così insignificanti, da risultare inutile per la storia dell’uomo, forse anche perché la storia stessa è scritta dal vincitore di ogni antagonismo che decide cosa mantenere e cosa far dimenticare, prima di dimenticare egli stesso. La cultura è lo spazio dove tutto può essere messo in gioco al fine di vincere per l’umanità e non sull’umanità. L’astensione dall’espressione di una critica speculativa è la morte dell’umanità, perché si diviene servi delle sole esigenze primordiali che non portano a nessuna elevazione.
Non è quindi corretto pensare che il proprio punto di vista, come quello di qualsiasi altro, debba essere sempre prevalente, perché un vero spirito critico trova sempre opportunità di migliorie per tutti vantaggiose da ogni valutazione anche contraria. Non è utile perdere per strada molte sfumature che la biodiversità ci offre continuamente, così aggrappata alla vita. In tutto questo le creazioni dell’uomo risultano ancora più evanescenti perché nate per perire con chi le ha pensate e ne ha una visione d’insieme più profonda, che, senza il consenso del mercato, non può autoalimentarsi. La premura che dobbiamo sempre avere è di conservare qualsiasi espressione dell'uomo per le future generazioni. Tramandando ogni nostro sapere, anche il più futile.
20 aprile 2023. Desidero mostrare il modello Sport Maserati Aeropiccola in tutto il suo splendore e nella sua completezza, raggiunta da pochissimo tempo. Il ritrovamento risale invece a 6 mesi fa, grazie all'opera del bravissimo Alessandro. Ma per cominciare mostro l’immagine di come sia giunta a me questo modello. Appare subito evidente che qualche anomalia di pregio riguardi questo solo modello.
15 aprile 2023. Armato di poca volontà, sfogliavo una rivista fior di stampa risalente alla fine del 1950 (ultimo trimestre) da me acquistata chissà quanti anni fa, originariamente regalata al primo proprietario per via di un vistoso timbro OMAGGIO che troneggia nella pagina del sommario. Curiosamente l'editoriale di Paolo Sanguineti si intitolava "...e pace in terra agli uomini di buona volontà". Non ho certo comprato questa rivista per i contenuti retorici ed etici espressi nelle pagine 9 e 10 che avevano il fine di predisporre agli auguri del nuovo anno, non senza rimanere attuali sotto moltissimi aspetti; alla fine della lettura ho potuto anzi rivalutare la comodità di essere, in questo sabato pomeriggio, poco incline a far qualsiasi cosa; dato quanto poteva riguardare chi troppo si adopera per l'altrui pace...
Armato perciò della sola volontà di condivisione, segnalo la rivista trimestrale TORINO MOTORI, per due pagine in cartoncino di maggior grammatura rispetto a tutte le altre pagine della rivista. In una di esse sono presenti 3 calendarietti del 1951 pieghevoli, da ritagliare, stracolmi di loghi di aziende dell'industria automobilistica (ultima foto a destra). Nell'ultima pagina cartonata, che precede l'ultima di copertina, una vera chicca! Un bellissimo furgone leggero giocattolo (foto al centro) da ritagliare ed incollare "Per i bambini dai 4 a 72 anni!", così come scritto in modo evidente. Questo ultimo consiglio sono certo che andrà disatteso almeno da un amico collezionista che ha superato questa soglia, ma che si è appena fornito di un nuovo garage in latta, abbastanza capiente, che all'epoca della produzione costava ben 70 franchi.
7 aprile 2023. Mi andrebbe di inaugurare una nuova pagina dal titolo "L'angolo del presepe napoletano", laddove questa definizione intende inglobare la rappresentazione della natività di un nuovo giocattolo di latta mai visto prima d'ora dai collezionisti italiani del marchio.
Un venditore di Sant'Antimo sul sito d'aste EBAY ha posto in vendita con questo titolo "Rarissima Auto da corsa ingap padova anni 30" un giocattolo realizzato in Inghilterra dalla MARX ed artatamente italianizzato con l'apposizione di un pilota in composizione (smodatamente sproporzionato, perchè più alto di quanto dovrebbe essere in rapporto al modello) ai modi dell'industria italiana di Confalonieri. Ispirandosi però, almeno per una parte, al pilota della Ferrari da corsa della MLB, non perciò ai Confalonieri usati per Ingap. Dando così una nuova natalità, con falsa attribuzione, ad un giocattolo dai tratti non italiani.
La cattiveria del falsario, che sia il venditore in prima persona, quanto non piuttosto un diverso soggetto che ne abbia commissionato la vendita, è stata pesante nell'aver applicato sul fondo una scritta posticcia "ART. N.1600 INGAP Padova". Questo eccesso andava punito con una corretta informazione. Ma cosa dovrei aggiungere più di quanto ho detto?
Non pubblico la foto perchè l'oggetto è proprio brutto, ma conserverò le immagini a perenne ricordo.
6 aprile 2023. La seconda asta di giocattoli di Torino ha dato molto spazio ai commercianti. Parecchi gli oggetti strappati via a prezzi davvero modesti rispetto agli alti valori ottenuti da oggetti meno importanti. Non ho comprato perchè li ho già tutti, ma disturba vederli andar via a cifre anche quattro volte inferiori ai prezzi di vendita di pochi anni fa. Ovviamente sono punti di vista personali. I professionisti dell'acqusito non sono però potuti arrivare ad acquisire generi intramontabili come sono gli scooter giocattolo che hanno raggiunto l'interesse degli osservatori non italiani, acquirenti riverenti, entusiasti e dotati di moneta sonante.
19 marzo 2023. E' stata una settimana frenetica... tutta di corsa.
14 marzo 2023. Ho perso un quarto del mio giudizio.
2 marzo 2023. Non abusare della mia bontà.
21 febbraio 2023. NESSUNA FEDE, NESSUNA FORTUNA. E' UNA QUESTIONE DI RAGIONE CHE VA PAGATA CON L'OBOLO, NON CON L'OBICE.
Nel giorno del nuovo discorso che porta al regresso più drammatico.
20 febbraio 2023.Sulla mia pagina Facebook scrivo raramente, perchè preferisco sempre affidarmi al sottile filo che lega i miei pensieri sul BLOG. Di tanto in tanto ricopio alcuni pezzi vecchi che provengono da queste pagine, poi me ne pento, ma ormai il danno è fatto; di recente mi sono anche passato il lusso di non scrivere niente e di condividere un post con un pensiero di una collezionista veneziana che riesce a solleticare la mia curiosità con argomenti che non sempre ho bene approfondito.
Ho condiviso perciò con piacere il post in cui Patrizia Bonato, attenta nell'analisi a tutto tondo sul mondo dei giocattoli, ha riportato un ricordo infantile della scienziata Rita Levi Montalcini. Ripensando al testo, ritrovato nell'interezza ho capito che, a parte lo spunto, il gioco in latta poteva essere diverso da quello concettualizzato.
Penso che la Montalcini avesse un ricordo di massima del giocattolo e sia andata a tentoni nella ricostruzione del suo ricordo di terrore. E' solo una supposizione, ma credo che il personaggio che tanto le creò imbarazzo ed individuato nella coppia "Walking down Broadway" da parte della Bonato, potesse essere in realtà il "Ferdinand Le Noceur", più noto come lo "Heavy Swell" della Lehmann. Realizzato tra il 1904 ed il 1918.
12 febbraio 2023. Spiegatemi cosa si intende per "vincere insieme al mondo libero". Spiegatemi se in questa frase sia insito un paradosso di Russel.
11 febbraio 2023. In pieno coprifuoco dentro casa con il solo imperativo di tenere spento anche il led della TV. Non è una questione di economia da bolletta troppo cara. E' voglia di avvolgersi solo delle proprie sicurezze. Mi permetto di assecondare tutti i miei pregiudizi come forma di autodifesa dal paese dei fiori. Mi dispiace solo di aver perso così i DEPECHE MODE. Questo è il mio unico vero rimpianto. Aggiungo che non metteranno fiori nei cannoni verso l'una ed un quarto e quello che si profila è veramente spaventoso per un comune mortale.
Per associazione di idee, ma anche per avere letto ieri un articolo interessante sulla storia dell'Ansaldo ed il suo rapporto con le guerra e le commesse che ne derivavano, desidero approcciarmi al senso comune per prenderne le distanze. Cercando di allontanarmi da quella bieca propaganda che sta bruciando tutti i cervelli e che ha voluto che la manifestazione sanremese divenisse la migliore kermesse che un italiano possa aspettarsi, dove interviene il Capo dello Stato mentre si ascolta un inno nazionale che sembra sponsorizzazione del primo partito d'Italia sin dalle prime parole ma che, cantato con poca convinzione dal Morandi nazionale, riallinea gli equilibri delle opposte fazioni (non avendo ascoltato quanto successo, mi affido alla lucida ed implacabile perfidia di Gianluca Nicoletti che così si è espresso qualche giorno fa in merito).
Sfatare gli "umarell" è compito ben svolto da questo grande giornalista. Sfatare una grande azienda ed il proprio mito, avvicina anche le grandi imprese a ciò che sono innanzitutto, gruppi di anziani che devono comandare sino alla fine della loro esistenza. "Umarell" con responsabilità, di cui, non tutte, non sempre sono al corrente di dovere rispondere. Tra queste, anche, quelle che vanno riconsegnate alla storia. Mi limito perciò a riportare quanto appreso dalla recente lettura, riguardo alla Gio. Ansaldo ed al mito (sfatiamolo dunque!) che, già dalla prima guerra mondiale, fosse una grande partner dell'esercito italiano e dello Stato, in quanto azienda primaria. Vero è che, da un lato, avesse introdotto sul proprio marchio a rombo due cannoni trasversali che avevano il fine di fortificare un marchio che lavorava per l'industria bellica. Falso assolutamente è che fosse primaria in queste sue aspettative, disattese dalle grandi commesse a cui non partecipò o, se lo fece, nella misura di esecutrice di disegni e progetti che provenivano dall'esercito, quindi senza alcuna autorialità progettuale che la ponesse nel gotha dei grandi costruttori. Le auto stesse, di cui io possiedo un paio di esemplari, una 4H ed una tipo 4F, erano già piuttosto obsolete rispetto alle omologhe ALFA ROMEO e LANCIA, per fare due esempi che confermano come la prima non riuscì a superare il crinale della metà degli anni '40.
9 febbraio 2023. L'allerta rossa ed il vento davvero impertinente mi impongono di stare a casa. Come passare meglio la giornata odierna e la prossima , se non facendo ordine? Ho coì potuto constatare che spesso i nuovi arrivati, mi riferisco agli ultimi acquisti in ordine di tempo, a volte non aiutano a vedere quante cose belle si siano già acquistate prima. Non necessitavano nuove compagnie. Per questo mi sono messo ad asciugare i contenuti delle vetrine, a limitarne la saturazione, a togliere un bel po' di inutili orpelli ripetitivi. Ne è venuto fuori un bel lavoro.
Poi da due diversi punti della stessa stanza... una associazione ovvia che era sfuggita anche solo al ricordo di possedere questi due oggetti, diversi per grandezza, uguali per appartenenza: un badge annuale che andava esposto sul mezzo a due ruote che ha la stessa foggia dell'insegna del club di appartenenza che andava invece appeso a parete. Entrambi in ottime condizioni di conservazione raffigurano Mari e Monti(L'acqua sembra increspata, i monti sembrano scossi. La colpa di questa osservazione dipende solo dalla suggestione del vento che intanto che scrivo si fa più aggressivo). L'insegna grande è stata realizzata da Paccagnini. La piccola targhetta... un amore di miniatura, resta ignota, ma potrebbe essere dello stesso produttore.
2 febbraio 2023. WIKIPEDIA ha bisogno di qualche aggiornamento a proposito di CARDINI.
In breve ho aggiunto questi riferimenti, lasciando intoccate alcuen informazioni: "I prodotti venivano venduti in scatole di cartone, che erano parte integrante del giocattolo, rappresentandone i fondali o gli edifici necessari per completare il gioco. La Cardini affidò il compito di eseguire le illustrazioni per le scatole ad Attilio Mussino, disegnatore del Corriere dei Piccoli. Proprio sul Corrierino la Cardini era molto attiva con pubblicità mirate al pubblico giovane e ispirate allo stile americano. Per molto tempo si è detto che l'azienda produsse soltanto tredici modelli che spaziavano da locomotive a dirigibili, automobili, tram, giostre, navi e aeroplani. Tale affermazione scaturiva dalle pubblicità delle riviste, uniche fonti d'immagini ed informazione. Da vent'anni a questa parte, nel secondo millennio, sono però state trovati esemplari di giocattoli in latta che non si possono ricondurre alle sole pubblicità cartacee. La capacità di raccolta dei collezionisti ha così dimostrato una attività più completa di questa azienda, grazie sicuramente alla qualità dei dettagli e dei disegni delle litografie di primissimo livello, che invogliò aziende pubblicitarie come PERUGINA, ARRIGONI ed altre a far realizzare ulteriori produzioni tra cui si annoverano oggetti delle dimensioni più svariate, da una piccola trottolina di pochi centimetri sino ad una locomotiva che funge da scatola, dalle grandissimi dimensioni. Alla fine degli anni venti la Cardini fu colpita dalla crisi economica e chiuse i battenti. Aveva da poco realizzato una berlina a 6 luci, della medesima grandezza degli altri giocattoli della prima produzione, con personaggi litografati sui finestrini, ma che non risulta mai essere stata reclamizzata. Esistono inoltre testimonianze di giocattoli prodotti da ex dipendenti con i resti della produzione; in particolare si conoscono esemplari di giostre in alluminio con 4 "libellule" o con 4 cavalli. Lo stabilimento venne acquistato dalla Carello S.p.A. di Torino che la riconvertì alla produzione di accessori per il fiorente mercato automobilistico.""
Ed ancora: "Per "collezione" si intende in senso storico, l'insieme dei tredici esemplari più noti, prodotti dalla Cardini. Una delle più belle storie relative al reperimento appartiene alla collezione conservata presso il Museo del giocattolo e del bambino di Santo Stefano Lodigiano che la espone al pubblico. Esistono, in collezioni private, varianti e pezzi meno noti, prodotti da questa prestigiosa azienda, non riconducibili alle pubblicità cartacee. Sono anch'essi preziosi oggetti da collezione, pur non rientrando nella ormai obsoleta informazione che la produzione di Cardini si fermi a tredici esemplari. I modelli che furono realizzati con la predisposizione di una scatola gioco sono i seguenti:"
Giostra con aeroplano S.13
Giostra volante con baraccone (o delle Libellule)
Giostra con Dirigibili e Hangar
Corsa dei cavalli con tribune e pista
Auto Limousine 509
Auto Torpedo 50HP
Auto da Corsa
Camion 18BL
Tram Elettrico con rimessa
Locomotiva Gruppo 690 con tunnel
Motonave con porto
Cucina a gas
L'unico modello dei 13, pubblicizzato sul Corriere dei Piccoli, e su poche altre riviste dell'epoca, a non essere mai stato dotato di scatola gioco è il seguente:
Autobus con volante di guida
Di questo autobus esiste anche una versione piccola pubblicitaria della Perugina in due colorazioni: giallo, rosso.Nelle pubblicità d'epoca si fa cenno anche alle Auto Berlina Fiat Tipo Piccolo, senza mostrare immagini. Di esse, ad oggi, sono note almeno 7 diverse varianti pubblicitarie.
26 gennaio 2023. Interessante il trend dei risultati di Aste Finarte che si avventura nella vendita dei giocattoli di latta per la prima volta. Si cerca di dare slancio alla tematica dei giocattoli. Ci può stare! Anche se... ritengo un po' troppo perentoria la proclamazione che si trattasse di due importanti collezioni riunite in unica vendita. Molti giocattoli comuni, facili da trovare anche sulle bancarelle dei mercatini domenicali, non giustifica quello che ho visto proporre. In tal senso inoltre, non avrei scommesso sulla riuscita finale, perchè davvero molto basso il livello di ciò che era stato proposto. I pezzi più apprezzati dai risultati: con l'art.76 una italianissima MOVO SPRINT Ferrari 500 con motore a scoppio; segue a diverse lunghezze di distanza, con l'art.55, la Cisterna 1101 STANDARD OIL della tedesca MARKLIN. Il terzo miglior risultato è stato ottenuto dalla AUTO UNION con pilota, presentata con l'art.72. Battuta ad un prezzo sorprendentemente alto data l'assenza di patina d'epoca, se mi è concesso esprimermi con questa eufemistica espressione, che ne giustifichi l'avvenuta vendita. Era una insidia nascosta che ha prodotto un bel risultato per chi ha avuto il coraggio di proporla.
11 gennaio 2023. L'anticristo. Il commerciante di cenci che non disdegnava la raccolta di metalli usati. Quanti ne avrà portati alla riconversione distogliendoli alla ricerca ed alla conservazione? Figlio ingrato... (fu Giov.)
7 gennaio 2023. Spia del freno a mano inserito ad libitum. Che sia un ultimo definitivo segnale?
6 gennaio 2023. Quindi... per scorgere una prima edizione del racconto di Pietro il coniglio, con certezza assoluta, occorre andare a pagina 51 e trovare WEPT in luogo di SHED prima delle grandi lacrime. La vita dei conigli è adesso meno piena di misteri!
2 gennaio 2023. "Pur non perdendo i sensi, fluttuava nel cielo notturno. Alla fine ha ripreso conoscenza ed ha continuato a giocare."
1 gennaio 2023. Anno nuovo! Solita vita nuova! Nell'immagine qui sotto sono visibili due giostre russe ad altalena: le Russian Swings. L'unica differenza tra la swing americana e la swing russa è quanto in alto fai oscillare il kettlebell, o ghiaria, o contrappeso. Nella giostra americana con kettlebell, finisci il movimento con il kettlebell sopra la testa, puntato verso il cielo. Se hai a che fare con una swing russa con kettlebell, il movimento si fermerà da qualche parte intorno all'altezza del petto.
Per chi avesse voglia di rileggere quanto scritto negli ultimi anni, è pregato di cliccare sui rispettivi link