31 dicembre 2018. Cappuccetto Rosso ha perso il proprio copricapo ed in esso crescono già fiori. Un grande albero è stato troncato e da esso non cadranno più frutti. Il lupo mangerà la nonnina... ma Cappuccetto resterà indenne e potrà permettersi di voltargli le spalle. In questo gioco di abilità acquistato ieri al mercato delle pulci, trovo la filosofia per affrontare il nuovo anno alla stregua di quello appena trascorso con rinnovato e positivo slancio.



 

27 dicembre 2018. "carmina vel caelo possunt deducere lunam". Con questo verso in mezzo ad altri che parlano di incantesimi (carmina) Virgilio affermava che si può anche tirar giù la Luna dal cielo». Questa reversibilità del reale, ragionata metricamente "illo tempore" dal poeta romano, era uno dei possibili effetti di un grande incantesimo. Mutuata la necessità ispiratrice che fortificava quei ragionamenti, l'atteggiamento reverenziale nei confronti della pallida sfera connaturato con l'uomo sta però effettivamente andando spegnendosi. Se è stata dimenticata dalle generazioni che sono succedute al poeta romano; è restata forse riferimento ad appannaggio degli innamorati, forse ancor più dei delusi d'amore, che non a chi l'amore l'ha trovato; degli infanti che ad essa guardano con la semplicità di chi ancora non sa; dei lupi o dei licantropi; dei pescatori o di quelle "cento, mille, diecimila persone" che ad essa guardano come all'alba manzoniana.
Man mano che le scoperte scientifiche hanno fatto capolino verso la corsa allo spazio, con le indagini spaziali degli ultimi 60 anni (l'anno prossimo in luglio si celebreranno i 50 anni dal primo allunaggio), questo atteggiamento si è ribaltato e già si dice che la superpotenza cinese progetti di sfruttare minerariamente la Luna per un isotopo elio-3 che possa produrre energia nucleare di seconda generazione sulla Terra.
In tutti questi diversi atteggiamenti dell'uomo, la luna non ha mai ricevuto alcuna forma di rispetto che non fosse la contemplazione distante creata dal mito. Chi mai, in altre parole, l'ha mai dilettata, l'ha mai confortata? Persino chi se ne è innamorato, perdutamente ed in eterno, lo sfortunato e patetico Pierrot, non ambiva che alla soddisfazione del proprio amore non corrisposto.
Faccio qui un'inciso. Tra il 1885 la bottega francese di automi "Vichy" e l'epigone "Lambert" a partire dal 1890 realizzarono un celebre grande automa che raffigurava un Pierrot, armato di liuto, intonante ben due diverse serenate allo spicchio di Luna su cui era poggiato a gambe ciondolanti. Quell'immagine è divenuta universale, probabilmente già concepita da tempo in questa iconografia, prima ancora della realizzazione delle case degli automi.
Posso ipotizzare che fosse stata visualizzata anche dall'illustratore di questa potentissima targa pubblicitaria realizzata per la fabbrica dolciaria di confetture e cioccolata STAGNI E PETTAZZONI di BOLOGNA. L'immagine per fini pubblicitari è stata rielaborata in un modo tale da renderla ancora più forte e straordinaria. Qui la luna è più umana che mai, innanzitutto perchè calante, e quindi in fase di scomparsa, di annullamento, di dissolvenza. Poi perchè appare afflitta. Infine, e soprattutto, perchè essa riceve il conforto di una bambina, sorretta da una fanciulla sorridente, entrambe partecipi di un gesto affettuoso mai devoluto ad essa.




 

"Ogni uomo che guarderà la Luna nella notte, saprà che c'è da qualche parte un piccolo angolo che sarà per sempre l'umanità." Questa frase di un comunicato stampa preparato per Nixon nell'eventualità che la missione dell'Apollo 11 non sortisse gli effetti a tutti noti di vedere tornare sani e salvi due uomini che avevano camminato su un altro corpo celeste, si compie invece in questa targa in latta che mi ha stregato. Potenza della luna ancestrale? Dell'immaginazione dell'illustratore? O fase evoluta del pensiero ricondivisa dalla consapevolezza degli oltraggi che verranno? Questa targa rappresenta per me un punto di passaggio. Un sottile filo di corda oltre il quale tutto si spezza. E' sublime.

 

23 dicembre 2018. BUONE FESTE! Cosa troverete sotto il vostro albero?



 

20 dicembre 2018. Non voglio entrare nel merito della lunga "querelle" tra D&G e la influencer che ha sposato il rapper a Noto negli scorsi mesi; perchè riporterei solo i "rumor" confusi di questioni su cui si può anche restare ignoranti. Lungi da me anche voler fare articoli da fashion blogger, rubando la scena a chi lo fa per vivere. Però... quest'anno l'iniziativa di DOLCE&GABBANA, d'intesa col pasticcere Fiasconaro, ha irretito anche me ed ho ceduto alla tentazione, acquistando entrambi i panettoni nel formato da un kg. Desideravo vedere e conservare le scatole che sono state realizzate, a futura memoria, per quanto appariscenti, ridondanti ed anche esagerate. Inoltre il venditore mi ha consentito di portare a casa anche il cartoncino pubblicitario. Quindi, come sempre avviene, questo abbinamento perfetto mi ha convinto.



 

Ma non sono stato l'unico! La legge del packaging ha convinto tutti... anche la gatta Olivia si è impossessata dei sacchi che contenevano le due scatole di panettone al Pistacchio e nella ricetta classica milanese rivisitata agli agrumi. Caso mai ce ne fosse stato bisogno.



 

18 dicembre 2018. Comincia la settimana frenetica che si avvia verso le lunghe feste natalizie... Aspettando il 2019 mi dedicherò nelle mattine al completamento delle parti di carrozzeria della mia 500 C Topolino Panoramica, carrozzata da Zagato. La foto che metto non è ancora a tema natalizio e potrebbe non avere niente a che fare con quanto sto dicendo, ma ancora una volta non è così...



 

Ritrae una lampada da comodino a forma di giostrina che ruotava su un piedistallo grazie al movimento di convezione impresso dall'aria calda prodotta dalla stessa fonte di luce, che era anche fonte di calore. Tra i soggetti mostrati nella giostra: una gondola, una motocicletta, una coppia di cavalli bianchi ed una sorta di astronave con ingresso e seduta come i vecchi tonneau dei primi del novecento. Infine, più importante, l'ultimo, il più inaspettato è un veicolo rosso che, inequivocabilmente, ritrae la Fiat Topolino Panoramica di cui parlo, conosciuta anche con il nome Scansina nella versione 750MM. Zagato seppe declinare su più modelli una carrozzeria sempre diversa ed adeguata alla lunghezza del telaio e caratterizzata dall'elemento comune dei parabrezza arrotondati nella parte superiore; permettendo alle aperture di avere più luce, che consentiva alle auto così carrozzate di poter essere definite, a pieno titolo, "panoramiche". Tra i telai utilizzati, oltre alla Fiat Topolino già citata, anche: la Fiat 1100, la Fiat 1400, la Lancia Ardea, la Maserati A6 1500 ed anche una Ferrari 166 MM. Presto anche le foto della mia dopo tre interi anni di restauro.



 

13 dicembre 2018. Ho acquistato un manifesto dell'immediato dopoguerra dove la forza espressiva è riassunta in una immagine a sfondo nero di due animali notoriamente antagonisti a senso unico, il lupo e l'agnello. L'animale in primo piano è una pecora (sic!), il pericolo che fuoriesce dalle tenebre della guerra appena conclusasi è rappresentato da un orrido lupo che ha sulla fronte l'emblema del partito comunista, la falce ed il martello, e che si sta avventando contro il candido ed ignaro animaletto. La pecora o agnello che sia tiene appeso al collo, non certo di sua sponte, un targa che reca la scritta "IO NON VOTO". Il manifesto è stato realizzato nell'immediato dopoguerra, quando il "maccartismo" americano dilagante anche in Europa, faceva la parte da leone. In tal senso oltre l'oscurità questo terzo animale, re di un diverso continente, lo si può immaginare prossimo al lupo, fuori dal manifesto, o dietro, comunque lontano; perchè spesso, per operare bene, restare dietro le quinte, nell'oscurità di favore, è la migliore delle posizioni assumibili in funzione del risultato da ottenere.



 

Lo slogan, il pay-off diremmo in modo più contemporaneo, in altre parole la conferma che sottende alla realizzazione di ciò che il manifesto allarma come possibile risultato, non è altro che la trasposizione di un vecchio proverbio siciliano. Il significato era e resta evidente: chi resta remissivo ed inane (in questa fattispecie non andando a votare) sminuisce se stesso ed è vittima degli esseri prepotenti. "CU PECURA SI FA, LUPU S'A MANCIA" letteralmente "Chi si fa pecora, lupo se la mangia". Ci sarebbe poi da parlare dei maiali... ma non ho ancora trovato un manifesto ispiratore... quel che mi appare più credibile è che molte pecore abbiano invece votato, consentendo ad animali di nuove specie non classificate circa i comportamenti del branco, di salire al governo. Sono molto scettico sui cambiamenti che si pongono in essere. Mi ricordano le richieste di quegli adolescenti che dopo aver preso i valori e gli insegnamenti dei genitori, decidono di stravolgerli per il solo gusto della contraddizione e della rielaborazione. Senza criterio e senza pensare ai risultati che esulano dalle piccole necessità del singolo individuo. Nessuna apertura al mondo è nessuna consapevolezza che esistano realtà superiori a cui uniformarsi e con cui correlarsi. Sono scettico. Ma prevedo tempi peggiori di quelli che vorrei dimenticare.

 

6 dicembre 2018. I salti nel vuoto deliberatamente prestabiliti e quelli fortuiti producono effetti diversi? Cosa succede se invece conducono allo stesso risultato? La gatta Olivia, in fase di recupero con un tiragraffi di 183 cm a 5 piani, non sembra più lei.



 

25 novembre 2018. Bella borsascambio al San Paolo Palace di Palermo! I miei acquisti.



 

24 novembre 2018. Ringrazio Davide Bentivegna di Etnella per la vendemmia del 2014 del Petrosa Etna Rosso DOC. Grande giornata!

 

19 novembre 2018. Leda ed il cigno. Nella stessa dimora di Pompei nel cui ingresso si trova il ritratto di un priapo nell'atto di pesarsi il grande fallo è notizia di oggi del ritrovamento di una regina di Sparta seduta ed ammiccante. Leda infatti guarda direttamente l'osservatore. Riporta l'ANSA che sia probabilmente "la dimora di un ricco commerciante, ansioso di elevare il suo status anche con il riferimento a miti della cultura più alta"
Questa informazione mi ha fatto ricordare dell'esistenza, nella mia collezione, di un vassoio litografato della BISCOTTI MONDINO di TORINO che raffigura una LEDA con CIGNO. Non ho mai sentito il desiderio di pubblicare l'immagine di questo vassoio pubblicitario perchè la ritenevo, rispetto a tante altre immagini di vassoi più innocenti e perfettamente in tema con il materiale che pubblicizzavano, piuttosto volgare ed allusiva.
Ma a questo punto mi chiedo se i proprietari di Mondino avessero lo stesso desiderio di elevazione del commerciante di Pompei o se, piuttosto, la figura idealizzata dall'illustratore Alberto Della Valle, fosse stata commissionata per alimentare quel diverso desiderio di elevazione che poteva interessare a chi desiderava regalare dei biscotti, senza null'altro dire. Lo immagino già svuotato del contenuto a fare interrogare e sorridere, quando non inorridire, i commensali di un banchetto o le signore di un salotto...



 

18 novembre 2018. Le malefatte contro lo straniero da domani comporteranno nuove sanzioni. Poi dopo condoni e leggi senza senso scatterà anche una patrimoniale. Ma sarà l'ORO ALLA PATRIA a renderci un tutt'uno (che vale sempre meno di 1936,27). Magari in prossimità di una rinata nazionale di calcio su cui si può continuare a "scommettere".
Forse è perciò meglio restare solo collezionisti; del resto le 24 ore sono passate. In questa immagine un rarissimo vassoio celebrativo dei fatti scaturiti dall'invasione dell'Etiopia del 1935 da cui seguì l'irrogazione di sanzioni per l'Italia ad opera della Società delle Nazioni a far data dal 18 novembre di quello stesso anno. C'è molto da pensare... ma tanto nessuno agirà...



 

15 novembre 2018. Per le prossime 24 ore smetto temporaneamente di essere un collezionista... Non mi avvicinate!



 

5 novembre 2018. Conoscevate la ditta LO FARO IL RE DEI SAPONI? Molto bello il veicolo commerciale su base Fiat 509 realizzato dalla ditta Guglielmino, rappresentante per la Sicilia.



 

25 ottobre 2018. E' partita in modo più consono ai fasti di ben altre tipologie di esposizioni europee la nuova fiera di Padova di Auto d'epoca. Prezzo del biglietto più alto, spazio per i commercianti con così largo anticipo di giorni rispetto al pubblico da rendere vana anche la più fievole speranza di gareggiare a parità di condizioni. La cinica pervicacia di un sistema che va avanti per sfinimento più che per reale convincimento mi da molto da pensare... In prossimità delle casse a nulla era servito arrivare presto. Ero piuttosto avanti rispetto al codazzo che inevitabilmente si crea in queste occasioni. L'attesa è stata resa odiosa da due contingenti diverse pressioni che convergevano su di me su due opposti fronti.
Da un lato la contesa ingiustificata di un unico POS da parte di due sole signorine che chiedevano il PIN personale della carta di credito agli infausti acquirenti dei biglietti di ingresso, in barba ad ogni rispetto di privacy, poichè il loro strumento di acquisizione non prevedeva la tastierina che attraversa il vetro antisfondamento, impedendo perciò una digitazione più intima del codice ad opera degli stranieri che in queste occasioni fanno comprendere perchè l'Italia è bella, perchè è superiore, perchè è più immediata, perchè è l'Italia da derubare, da godere, da portarsi a casa. Pagavano uno per volta, ciascuno con la propria carta di credito, rendendo l'attesa infinita ed ingiustificata. Senza ragionare sulla opportunità di cumulare qualche acquisto tra amici, o conoscenti. Avvicinandosi di più all'evento e meno all'ovvietà del "Zono uno, paco uno! Ya. Danke." E se qualche salviniano da un lato, o qualche soggetto di opposta idea dalla mente altrettanto corrotta dalla faziosità mi dovesse leggere, voglia avere pietà del mio sfogo e non strumentalizzarmi nella difficoltà di comprendere ed accettare questa effettiva diversità di approccio al proprio tempo libero e a quello degli altri astanti. Perchè in questo senso mi permetto di canzonare i tedeschi che erano dinanzi a me, che mi hanno rubato quindici minuti di vita.
Nel frattempo, dall'altro lato, alle mie spalle, l'attesa era resa ancora più odiosa dai due soggetti che parlavano inutilmente delle loro acquisizioni di auto stupide ed inutili (per mancanza di storia, stile ed interesse anche per se stessi) tra l'altro con luoghi comuni circa valutazioni e rivalutazioni nel tempo, con errori anche grossolani di epoche e modelli. Tra un risolino di gusto e molti più a denti stretti, nell'insofferenza (anche il mio è un luogo comune) della Oktoberfest che intanto si celebrava davanti, ho accettato la mia condizione mortale e non potendo lanciare o far lanciare strali su coloro che dovevo inevitabilmente udire, ho guadagnato la mia posizione, la mia autorizzazione prezzolata e sono entrato.


 

Flebile gesto di stizza quando entrando dall'accesso del padiglione 7 destinato ai comuni mortali, in luogo dei cancelli per i soci fondatori dell'Asi, dei Vips e di tutto il resto del mondo, erano presenti altre 4/5 casse vuote di pubblico, ma piene di bigliettai indaffarati a far niente. Complimenti ai rodati organizzatori che hanno saputo rimarcare queste novità formando il personale in cinque minuti di orologio. Ma ormai l'accesso era guadagnato e tutto era possibile. La mia storia personale di ricerca e di visione resterà tale. Faccio parlare le solite foto di rito per questo genere di eventi, non senza rimarcare che se la speranza dei commercianti di vendere gli oggetti belli ed importanti è destinata solo ai "Paco tanto, porto fia tutto!", come effettivamente avviene, lasciando tutto il resto sui banchi, nuoce alla crescita dell'entusiasmo della passione. Permette solo a quelli che erano dietro di me alla biglietteria di pensare che ciò che compiono proviene dalla loro consapevolezza. E' invece il trascinamento lento ed inconsapevole di gesti invece consapevoli di ricchezze superiori (economiche e concettuali) che giocano, come con la moda, e di moda in moda, sviliscono i movimenti di chi scimmiotta un mondo a cui appartiene solo perchè lo dice, ma che non sa quello che fa e soprattutto non capisce verso dove si sta andando. Siamo sempre più poveri. Ce ne vorrebbero invece di collezioni dotte, vista la vastità di belle cose di cui l'Italia produttrice ha riempito la storia automobilistica...

 

 

21 ottobre 2018. Risale al 9 settembre il primo avvistamento di questa meravigliosa insegna e come ho scritto quello stesso giorno: "E' stato un LAMPO!". Dal tuono al primo bagliore passa, come è noto, molto tempo. I chilometri da compensare davvero tanti, vista la distanza che mi separava da esso. V=S/T. Fatti perciò gli opportuni conti, ci voleva circa un'ora perchè il tuono (del prezzo) arrivasse. Quando il tuono si è smorzato sulle "migliaia" di decibel che ciascuna delle parti riteneva consone, il patto è stato suggellato. Un po' di attesa per la modalità del recupero e della consegna, per me sempre difficili e complesse, ma perchè le faccio io tali. Quello che importa é che, finalmente venutone in possesso, ne possa adesso parlare e ragionare, vedendola dal vero e contemplandola nella sua grandezza. Perchè l'insegna misura ben 68 x 95 cm. Non è grande per ciò solo...



 

Cosa la rende ai mie occhi speciale e superiore a moltissime insegne coeve?! Per cominciare la modernità così ostentata e ben raffigurata da aver allontanato, a mio avviso, quei pochi che hanno avuto la fortuna di osservarla prima che la acquisissi io, dall'esatto periodo di realizzazione.
Senza troppi preamboli, una insegna del genere è normalmente posizionabile negli anni 20 inoltrati. Non è questo il caso e proprio questo aspetto la fa ancora più interessante perciò.
L'insegna risale con buona precisazione ad un periodo antecedente alla grande guerra. Una data certa la si desume dal disegno originale che Caldanzano per le Officine Ricordi fece e che si può riscontrare in una rivista del Touring Club Italiano risalente al mese di agosto del 1914.



 

Questo dato legato alla scelta dei colori fa di questa insegna litografata una delle più belle di sempre. Perchè rispetto alla intuizione del disegno originale che aveva usato già pochi colori di tavolozza, si preferì sintetizzare ancora di più con i due soli colori del giallo e del blu. La macchia di colore è modernissima perchè trancia in due parti quasi omogenee l'immagine. Ne fa quasi un quadro astratto, dove le porzioni di colore prendono il sopravvento su quanto essa raffigura. Per questo distrae l'osservatore medio, diciamo l'osservatore contemporaneo, tempestato di immagini a livelli quasi insostenibili, che può scorgere in giallo solo il cielo o la scritta del marchio, se non si fa sopraffare dal profondo blu che raggiunge i toni dell'abisso nella parte inferiore.


 

Ma qualcosa va ancora detto del dominio del MOTOR CAR SPIRITS in questa risoluta e proditoria rappresentazione della modernità "usque ad sidera, usque ad inferos". La posizione di noi che osserviamo è più che in altre osservazioni di insegne, passiva e succube. Forse provocatoria? No. Non provocatoria. Per essere nella scena occorreva consumare i prodotti LAMPO. Punto e basta. L'immagine di Caldanzano propone varie modalità: come comodi spettatori di un veloce scafo (improbabile la posizione della donna nell'immagine centrale per quanto il braccio piegato cerchi di compensare la spinta che doveva subire tutto il corpo); come semplici fruitori delle berline limousine di sinistra o dell'auto scoperta a 4 baquet a destra; come infine aviatori degli aeroplani arcaici che solcano i cieli in quella occasione e sono il vero punto su cui focalizzare l'attenzione. Erano i tempi delle gare di velocità aerea. La coppa Schneider non era ancora così popolare, già tutto si perdeva in quel cielo dal bagliore da "magic hour".
Chi non ne faceva e non ne fa tutt'ora parte è fuori da questo processo creativo!


 

10 ottobre 2018. L'anno scorso la prima di due originali Bugatti torpedino anni '20, da sempre siciliane, è partita per andare a dimorare in una nuova collezione. Questa type 30 del 1926 in foto sarà la prossima. Ma essendo venuto a mancare il bugattista per eccellenza che le portava a spasso, non sento più l'esigenza di pensare che resti ancora in Sicilia. L'auto può sempre essere una purosangue e fare la differenza, ma solo con la piena integrazione di chi usa il proprio inimitabile stile di guida. Pippo Vaccari, genovese, naturalizzato palermitano, ha gettato lo scompiglio nel mondo siciliano delle auto d'epoca sin dalla sua prima apparizione e fa parte dei pochi uomini insostituibili che il motorismo storico dell'isola rimpiangerà. Socio fondatore del Circolo Auto e Moto d'epoca Vincenzo Florio ha saputo rinverdire tutti i fasti dei gloriosi eventi che Don Vincenzo aveva saputo creare. In controtendenza con la ben nota Targa che, aveva altri organizzatori, ma a cui lui spesso partecipava, desidero ricordare tutti i raduni di tipo turistico organizzati dal club ed animati dall'istrione Pippo. Tra le tante salite del Monte Pellegrino, i giri corti e lunghi di Targa, le visite a tutte le più importanti ville nobiliari di Palermo, dove Pippo e la consorte Nina erano di casa, sino alle due indimenticabili rievocazioni con lunghe sfilate acclamatissime dal pubblico, in giro per la "capitale" con le auto, le moto e le carrozze (montate per l'occasione a sei cavalli con attacco Daumont sui primi due) infiorate a festa come nelle primavere siciliane degli anni '20, questo e molto altro ha costituito, per molti decenni, una grandezza ed una leggerezza che ha innalzato lo spirito di tutto il suo seguito. Pippo era un ghiotto mangiatore di pesce. Siamo usciti in Bugatti per andarlo a comprare. Con lui per me un paio di occasioni; per lui la normalità delle azioni, quando non era con la Topolino a testa Siata, o con la Fiat 521 o con l'Astura o con la De Dion Buton e via dicendo. Una macchina come un vestito che fuoriusciva da un villino signorile con giardino all'italiana e coorte con garage come pochi ancora rimasti. Uno stile inimitabile ora ancor di più perchè non visibile se non per tracce e strascichi per chi non lo ha conosciuto. Un vuoto per chi dovrà adesso farne a meno.



 

7 ottobre 2018. La quattordicesima edizione di COLLECT HIT a Bruxelles ci fa dimenticare la tristezza italiana che si estrinseca anche in molte nostre borse scambio. Una tendenza sempre più forte in tutti i campi quella europea di fare di più, di fare meglio, di prestare attenzione al non funzionale, al subculturale, purchè sia aspetto del tendere verso il di più. Mentre da noi si accampano diritti di aver sconfitto la povertà... si nasconde perciò l'elemosina data al povero tramite il reddito di cittadinanza, limitandone gli acquisti a ciò che non è immorale; come se ciascuno, anche solo per un attimo non possa disporre del proprio credito anche solo per cibare la mente, aprendosi ai viaggi, all'elettronica che ti mantiene connesso, forse anche all'acquisto nel non essenziale. Chissà quando mai ciò potrà riavvenire. Quanta dovizia nel resto d'Europa! Quanta povertà mentale qui in Italia... Non riesco a rendere bene il concetto. Non si può esprimere in due battute. Meglio qualche foto.











 

2 ottobre 2018. L'unidirezionalità di Giorgio Alisi è raccolta in questa sua opera meno nota, ma intrisa di significati molto più intensi delle immagini a cui ci ha abituato. Perchè non raffigura un'auto in scala reale. La litografia raffigura uno dei più curiosi giocattoli italiani mai realizzati, la freccia Ventura. Giocattolo coevo, solo di pochi anni più recente, rispetto alla data di nascita di Alisi. Fortemente voluto da un'altra ispirata figura del collezionismo di cui qui si parla e che risponde al nome di Giuseppe Scarani. Realizzata in un numero limitatissimo di copie, una delle quali è adesso nella mia collezione. Il caro Beppe me ne ha fatto dono. Appena giunta a casa, aprendo il rotolone con doppio avvolgimento all'interno del gran pacco dove Beppe l'aveva ricoverata, l'ho vista nella sua grandezza e nella sua forza. Spesso Alisi, nelle opere su commissione di privati aggiunge alle auto anche l'intera figura del proprietario. In questo caso, in modo del tutto giustificato dalle dimensioni del giocattolo, ha ritratto in dettaglio solo le scarpe della coppia dei proprietari che l'osserva nel suo funzionamento filante. Ma così facendo La Freccia in questa immagine è senza tempo. Questa è la direzionalità in unico verso a cui mi riferisco a quella del ricordo e della stigmatizzazione del bello sfuggente. Come in tutte le opere che danno risalto ai grandi giocattoli per grandi, le auto simbolo, anche in questa immagine di un apparente giocattolino di nessun conto. Ma sappiamo bene, Beppe, io ed un altro centinaio di collezionisti sparsi per l'Italia quanto anche la Freccia costituisca una pietra miliare del collezionismo di giocattoli italiani e della bellezza aerodinamica della transizione.
Qui le immagini dei piedi potrebbero appartenere ai genitori del bimbo che gioca. Per questo questa immagine che non ritrae un auto vera, fuoriesce dal tempo allo stesso modo di come Alisi fa con tutte le altre sue creazioni dando dignità al "giocattolino". Alisi ha unidirezionalmente catturato le emozioni di Beppe. Anche le mie. Sono fortunato ad avere la forza espressiva di Alisi e l'affetto sincero di Beppe e non voglio non condividerlo.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

1 ottobre 2018. Un cioccolatino fa sempre rilassare. Se poi vi si unisce un po' di musica, il gioco è fatto. Continuando ad analizzare le scatoline monodose realizzate in formati particolari, oggi mostro queste versioni di strumenti a corda: chitarra del cioccolato DAVIT, violino della chocolat TALMONE ed infine mandolino della MORIONDO E GARIGLIO. Tutte ditte torinesi. Chissà da quanti altri strumenti sarà stata formata la banda?!

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

29 settembre 2018. Ti hO SCHIvato, MERCATO! Tante belle cose a questa edizione del MERCANTEINFIERA.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

25 settembre 2018. Puoi voltarmi le spalle... ma la targa ormai l'ho presa!

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

21 settembre 2018. Anacronismi ed inesattezze, certezze e stupidità del web e dei collezionisti. Tutto comincia dal contenuto di questa scatola giunta questo pomeriggio.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

Curiosamente affrancata con francobolli del 1948, raffiguranti il generale Leclerc, deceduto l'anno precedente in missione aerea. Che il pacco non provenisse da quel passato così remoto e che mi fosse stato spedito appena due giorni prima con COLISSIMO dalla Francia, non è mistero. Ma mi arrivano così tante cose che certe volte non pongo mente locale a cosa possa contenere ciò che arriva e questa affrancatura d'altri tempi, mi ha messo curiosità per come si presentava.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

L'apertura non destava sorprese, perchè avevo subito collegato cosa fosse all'interno. Non ho una memoria così labile, non ancora. Chiaramente, come ogniqualvolta ci si approccia a scartare un pacco, l'aspettativa cresceva.
Devo a questo punto fare una premessa, anticipando comunque il possibile contenuto.
Molti anni fa nei miei girovagare per mercati della Francia mi imbattei in una scatolina a forma di bauletto di 17 x 8 x 8 cm raffigurante un vagone ferroviario. Realizzata per i BISCUITS FLOR di Montepellier, presentava sul fondo della base dei buchini per inserire due assi di ruote. La scatola giocattolo era di bella fattura con disegni di stile prettamente francese con donne con foulard e cappelli a lunghe tese, uomini 'ullalà' con pipe e cappelli non prettamente alla moda romana, più alla parigina, senza dubbio.
La realizzazione era inequivocabilmente riferibile ad un periodo ben preciso, a mio avviso.
Non mi sono mai chiesto se il vagone facesse parte di una serie di vagoni, diversi per colore e fogge. Era abbastanza evidente che esistesse almeno una versione locomotiva, ma in tanti anni, non mi ero più imbattuto in essa.
Andando a cercare sul worldwide web ho colmato la mia lacuna, sia pur con qualche grosso dubbio...
Immagini di questo treno si trovano girando per la rete. E' costituito da ben 5 pezzi diversi: 1 locomotiva, 2 vagoni passeggeri, 1 vagone bestiame ed infine 1 vagone con animali da circo. Purnondimeno è sempre descritto come un treno "deco" realizzato negli anni '30. E qui scattano molti dubbi in tal senso.
Trovo l'opportunità di comprare un'intera serie, qualche giorno fa, e riesco così a darmi le risposte alle domande che non mi ero mai posto, almeno sino all'apertura di questa seconda scatola, contenuta all'interno di quella protetta in volo, a costo della vita, dai tanti generali Leclerc appiccicati sopra la scatola che mi è stata recapitata oggi.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

Il contenuto è arrivato sano e salvo. I treni sono due. Perchè ogni lato di esposizione è appena diverso e, si sa, i collezionisti sono stupidi. Io modestamente sono uno degli esemplari più rispondenti a questo criterio.
Questi treni, lo riferisce la scatola, partiti dalla GARE DI MONTPELLIER, e diretti alla GARE DI PAU (città, direi più paese della Francia del Sud, a ridosso dei Pirenei, per tanti anni sede del noto Gran Premio) facevano parte di un invio mensile. Questo datato gennaio del 1955. C'è stato un po' di affollamento nella scatola di cartone che conteneva questi treni di latta (originariamente erano in essa ben 6 serie da 5). Ma, contrariamente a quel luogo comune che vuole i treni sempre in ritardo, questi sono arrivati anche troppo velocemente, perchè spediti solo due giorni fa. Chissà quando sul web arriverà la notizia che permetterà alle altre fonti errate che affermano che queste scatole siano degli anni 30, di riallinearsi a ciò che le scatole dicono di se stesse e di quanto aggiungo io con la semplice osservazione del pacco che le conteneva.
Ma potrei sbagliarmi e la moda prigina potrebbe essere stata così avanti da permettere alla Flor di anticipare, sui vagoni obsoleti, mode e tendenze che avrebbero toccato il resto del mondo solo venti anni dopo ed una guerra mondiale.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

20 settembre 2018. Il 'modus operandi' riesce a colmare il problema dell'onnipresenza e dell'ubiquità temporale. Dove non può la persona riesce la capacità del grande collezionista. Pubblico un pensiero di Marco Gusmeroli, che nel campo della latta non necessita di presentazioni, sulla notizia da primato in se e per se e sul manufatto smaltato che di tale notizia è rimasto. Qualsiasi collezionista vorrebbe possederlo per ciò che rappresenta. Poichè unico, per tutti la possibilità si concretizza nella condivisione che fa godere almeno gli occhi, per cui a Marco va il mio personale ringraziamento. Mi permetto sommessamente di ringraziare anche il raccoglitore locale che ha avuto una sensibilità non sempre propria di questi soggetti e senza la cui catena di passaggi, l'oggetto non sarebbe arrivato a noi.

foto di Marco Gusmeroli

foto di Marco Gusmeroli

 


(Fonte FACEBOOK, autorizzazione dell'autore):

L'unica foto nota dell'Antica Smalteria Davide Alvazzi di Varzo, prima smalteria italiana.

Fondata nel 1885, con sede a Varzo e deposito a Milano, smaltava di tutto, dalle placche alle targhette del cimitero, dalle insegne agli articoli casalinghi.

La smaltatura è tuttora considerata di altissima qualità.

L'attivita' e' cessata negli anni '30.

In seguito e' diventata un bar con annesso locale da ballo (i vecchi si ricordano ancora di quando andavano alla "Smalteria" a ballare), in seguito, fino alla crisi degli orologi tradizionali degli anni 70, in fabbrica di lavorazione delle "pietrine". Nella foto di gruppo i lavoranti.

Anche questo pezzo di storia fu abbattuto per lasciare lo spazio alla costruzione di un supermercato.

L'insegna originale della fabbrica in smalto che stava per essere mandata tra i rottami di ferro, fu salvata da un raccoglitore locale, in seguito acquistata da un antiquario toscano venduta a un antiquario milanese, è attualmente è conservata presso la mia collezione.

 

 

9 settembre 2018. E' stato un LAMPO!!!

 

6 settembre 2018. E' l'era dei "radical cheap"... di sentimenti, delle emozioni, delle condivisioni, delle relazioni. E' tutto povero, quel poco che appare è finto. La passione non passa dal web. La comunicazione corrotta plasma i cloni (omissis) dell'Italietta che si piega. Miseria nera nel cuore contraddistingue chi sta più in alto. Miseria anche d'intelletto, poichè non serve avere un castello se intorno si domina solo terra acquitrinosa e putrida, abitata da gente affamata e disperata. Se non è disperazione è comunque disincanto.
La ricerca, prima ancora che la collezione in se, è un rifugio vicino alla soddisfazione degli interessi che sono dell'autorealizzazione. Non nascondo che non possa in essa essere assenza assoluta di ogni pregiudizio.

 

31 agosto 2018. Tra qualche giorno a Monza il gran premio d'Italia ed io trovo invece una 500 racer Indianapolis. Uff! Dura la ripartenza...

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

18 agosto 2018. Tanti auguri, Inzi! In fila per sei col resto di ...

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

15 agosto 2018. Ferie, brutalmente ferie. Ferie d'aout, si chiamano in Francia, ma sono le FIERE D'AGOSTO, non le ferie. Nella parte sud, a ridosso della Spagna, è facile che siano accompagnate da mostre mercato antiquarie ottime per ritrovamenti di qualità. Quello della foto è però il clima abituale in prossimità del lago, ogni anno, alle prime ore del mattino. Un manto di nebbia avvolge un paesino, meta già dell'invasione di quasi un migliaio di espositori. Mai diverso per clima, mai uguale per concentrazione di meraviglie collezionistiche. La foto è dell'edizione 2015. In essa traspaiono molte meno canizie dell'attuale mia condizione, ma questo ha poca importanza; la felicità del primo acquisto compiuto entro due minuti dalla discesa dall'auto è incontenibile.
Quest'anno non era mia aspirazione trovare climi da maglioncino di cotone delle prime luci del giorno, per passare poi alla magliettina con loghi irrispettosi di tutto, ma non delle temperature afose con il sole a strapiombo al mezzodì. Per questo gli acquisti francesi mi sembravano distanti. Ma non si può mai dire mai. Sono gli stessi oggetti ad attaccarsi a noi materialisti "d'anima dematerializzata" come fossimo calamita. Forse meglio calamità...
Non partire per quelle mete, e per quella della foto in particolare, mi è dispiaciuto non poco ed inoltre non è servito; dove mi trovo ora il clima è praticamente identico. Con l'aggravante che ne abbia risentito la collezione, rimasta sempre uguale dalla scorsa domenica, giorno degli ultimi acquisti, ad oggi. Però, a mia difesa, posso dire di aver posto oggi le premesse per un nuovo sogno, diverso e più intimo. Ciò è già più corroborante, meno freddo e più personale, rispetto a centomila ritrovamenti condivisibili con un effimero "like".

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

12 agosto 2018. "Traendolo via la portantina, Angustina staccò gli sguardi da Drogo e volse il capo dinnanzi, in direzione del corteo, con una specie di curiosità divertita e diffidente. Sembrava che esperimentasse per la prima volta un GIOCATTOLO a cui non teneva affatto ma che per convenienza non aveva potuto rifiutare". Stavolta è "Il deserto dei tartari" di Dino Buzzati ad avere catturato il mio errare per testi. Avrei preferito che Buzzati mantenesse con vigore il primo titolo de "La fortezza". Ma spesso le contingenze collettive della moltitudine ignorante hanno la meglio sui pensieri dei più elevati loro rappresentanti che li ergono tutti ad una dignità che non avranno mai se non per l'opera dei loro consimili, non pari ma superiori.
Che brutta cosa la socialità spicciola. Non si può competere con essa. Come immaginare il volo di un araba fenice in mezzo a tante starnazzanti ondivaghe oche di stagno. L'avete fatto? Le avete immaginate? Avete riconosciuto a voi stessi la sgradevolezza di una simile visione? Me ne scuserete, l'ho scritta, ma non desidero che alberghi nella mia mente. Questo sito guarda alla bellezza. Guarda alla fortezza.

 

5 agosto 2018. Abitualmente questo genere di acquisti lo compio sempre quando mi trovo, proprio in questo periodo dell'anno, in terra francese. Quest'anno però non ho avuto bisogno neanche di spostarmi per fare il turista. In un perfetto scambio di ruoli sono state tutte le scatole che mostro qui sotto ad aver deciso di prendere dimora nella mia collezione insieme con le tante altre che già ne fanno parte.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

Come ciò possa essere avvenuto dipende dall'abilità di un antiquario siciliano che spesso viaggia per acquisti in stati come Francia e Spagna. Nel suo peregrinare in paesi d'oltralpe poche settimane fa ha acquistato un grande quantitativo di scatole ed ha, saggiamente direi, deciso di offrirlo al rientro nella città a cui entrambi apparteniamo. Non è soltanto la quantità a risultare gradita, quanto ancor più il fatto che ogni scatola cilindrica, che originariamente conteneva cacao, sia stata riutilizzata "illo tempore" per esigenze botaniche. Nel decidere quali scatole posizionare in prima fila e quali no, mentre le pulivo, rigorosamente con acqua e sapone neutro, ho avvertito che ciascuna avesse un peso diverso e strani e diversi fruscii all'interno al semplice scuotimento. Scoperta nella scoperta, ho potuto così rilevare che il proprietario originario aveva riutilizzato questi contenitori per conservarvi all'interno essenze aromatiche scaturienti da piccoli vegetali ed anche da ramoscelli accorciati e raccolti con criterio. Ad ogni apertura di coperchio corrisponde una esperienza olfattiva diversa e nuova. Un acquisto compulsivo, lo ammetto, ancora una volta ha consentito una esperienza ben diversa dal possesso di un semplice multiplo. I contenitori tutti uguali del CACAO AIGUEBELLE, raccolgono così ancora l'odore di una Francia passata e lontana. Non del cacao, nè del cioccolato, non perciò delle celeberrime "Patisserie", ma della campagna. Con questa suggestione ripenso al brucare dei caprioli alla prima mattina nei miei giri esplorativi in bicicletta; alla fuga con un grande salto in mezzo alle alte piante di mais di mamma Sanglier, la cinghialessa, con i propri pavidi cuccioli, grignufolanti e felici nel fango generato dai "pivot" prima del mio arrivo; all'olfattiva freschezza dei passaggi a piedi nel bosco con diritto di caccia dove non tirai che una pietra e per motivi ben diversi dal voler centrare la più piccola anima; alla persistenza dei sentori dell'erba in piena notte, sdraiato sul prato, dinanzi alla visione più nitida di sempre di una Via Lattea, non inquinata dalla luce delle grandi città, quindi lì in tutto il suo splendore. Tutto in uno: quella campagna, l'essere infinitamente piccoli, gli odori che mi sono stati consegnati da un illustre sconosciuto e che, ora, cominciano a crearmi qualche dubbio interpretativo circa il motivo della conservazione, diversi dagli odori a cui lego i ricordi citati, simili a quelli della campagna del Gers a cui sono legato ed alle suggestioni salutive delle erbe di Maurice Mességué, non unanimamente riconosciute.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

4 agosto 2018. «Comu tu arrivi, fàtti purtari 'na quartàra di lanna china di latti; c'un catuseddu chi finisci 'n forma di minnalora puru di lanna: sta minnalora ti l'appizzi a la minna e cci la duni 'mmucca a lu sirpenti. E 'un aviri paura.» Dal brevissimo racconto "Lu sirpenti" tratto dal secondo volume delle Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani di Giuseppe Pitrè. L'espediente della tettarella di latta consentira alla Reginedda di conoscere il suo principe. Ben altro occorrerrà per liberarlo dal "fataciumi", incantesimo.

 

1 agosto 2018. Facebook ed i gruppi a tema sono spesso carichi di immagini e commenti inutili. Ma negli ultimi tempi è sorto un nuovo gruppo costituito da persone più attente e soprattutto che dispone delle cose giuste. Splendidi ed interessantissimi perciò gli oggetti proposti. Dai commenti si capisce che ancora molto si deve scrivere in proposito e che, come se non si sapesse, non si finisce mai di imparare. Andrea Tebaldi mi ha coinvolto nelle considerazioni di un formato in latta che ad alcuni appartenenti al gruppo era addirittura apparso essere "di fantasia". Sono di diversa idea e qui riporto la risposta che ho pubblicato, includendo l'immagine dell'insegna in questione che non appartiene alla mia collezione.

foto acquisita da Fb

 

Giovanfranco Di Giunta Andrea Tebaldi Grazie per avermi coinvolto. Avevo già visto questa bellissima targa e non mi sono posto il problema nel senso della "querelle" che leggo. Ho una sola idea. Penso che si tratti di 3 diversi formati di salumi in scatola della stessa ditta F.lli Lanzarini. Il colore rosso della giacca, uguale alle etichette, è un passaggio rafforzativo fondamentalmente scelto dall'illustratore per mettere in maggior luce l'unico prodotto non riconducibile ad un salume, destinato a restare altrimenti meno noto: ciò che era contenuto nella scatola. Zampone e mortadella invece, a bellavista, servono poi a confermare la qualità che, altrimenti, in scatola non si scorgerebbe. C'è poi il "decollete" a distrarre tutti gli osservatori da un'altra parte del corpo ancora più allusiva. Ma le scatole sono in pieno centro e non possono perciò essere oggetti di fantasia. Non in sezione aurea, ma quasi... Appartiene ai primi 10 anni del secolo scorso. Azzarderei 1902, poichè si intravedono uno zero ed un due sotto la firma di Gentilini in un tutt'uno. PS: La chiave di apertura posta sulla parte superiore è tipica delle carni in scatola. Scusa per la risposta lunga. Sintesi non riesco a farne. Queste considerazioni me le metto nel BLOG.

 

31 luglio 2018. "Il destino ha due modi per distruggerci, negare i nostri desideri o realizzarli." Benedetta collezione! Maledetta collezione!

 

10 luglio 2018. Povera Italia e povero me! ... che mi ostino a preferire la rarità alle buone condizioni... Quando ho appreso la notizia che questa insegna era in vendita, quasi non ci dormivo la notte. Poi l'ho vista ed ogni desiderio si è sopito. Ma l'acquisto è avvenuto ugualmente, per questioni di ostinato approfondimento. Questa targa dell'ITALIA SOCIETA' DI NAVIGAZIONE A VAPORE, di suo, presenta formato e dimensioni piuttosto atipiche. E' necessario averne una in una collezione che si rispetti. Auspico però tempi migliori per trovarne un buon esemplare. Analizziamola meglio... Grosso ovale accoppato con scritte e simboli in rilievo dalle misure generose di 118 x 78 cm. Questa insegna ha due peculiarità. La prima, che costituisce una variante rispetto alle insegne a me note e pubblicate, è che questo esemplare, in luogo di due cerchietti dorati che separano le due scritte ITALIA e RAPPRESENTANZA poste nella cornice verde, ne ha invece quattro poichè separa anche due bandiere poste ai lati estremi dell'ovale. Potrebbe perciò trattarsi della prima insegna di questa ditta fondata a Genova nel 1899, poi modificata e semplificata con l'asportazione delle bandiere. La seconda particolarità, che segue la storia e le vicende di questa compagnia di navigazione è data invece dal fatto che l'ITALIA SOCIETA' DI NAVIGAZIONE A VAPORE, nel 1906 venne assorbita dalla NAVIGAZIONE GENERALE ITALIANA e ne assunse la nuova denominazione. Da ciò si spiega il motivo per cui restano tracce evidenti di una scritta di copertura sulla parola ITALIA. Questo riutilizzo oltre la vita naturale dell'insegna che sarebbe stata perciò di pochi decenni, poichè le vicissitudini delle proprietà sono state tali da cancellare il marchio in poco tempo, ha consentito una maggiore esposizione all'esterno e l'ha quindi condannata alla distruzione lenta per una ovvia obsolescenza. La nave neanche si scorge più. Si vedono a stento le due ciminiere. L'immagine ricorda vagamente il Titanic in mezzo alla nebbia prima della collisione; le brutte condizioni di conservazione possono invece far pensare che questa insegna sia stata trovata in mare! Non aggiungo altro per quel poco rispetto che ho ancora di me stesso. :)

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

Qui sotto è visibile il dettaglio della "N" pennellata a mano con l'applicazione di una banda stagnata sopra la scritta originale ITALIA. Il carattere dal formato più piccolo appare necessario per consentire il perfetto insertimento della più lunga denominazione "NAVIGAZIONE GENERALE ITALIANA".

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

9 luglio 2018. Pensierino della notte... non voglio avere a casa niente che si celi dietro brutti ricordi.


 

7 luglio 2018. Ancora per pochi giorni sarà possibile visitare in Piazza del Popolo a Ravenna la mostra R.R. "Reclame riciclata", la nuova geniale rivisitazione del collezionismo tradizionale operata da Giordano Dal Prato. Scatole ed insegne pubblicitarie trasformate in oggetto di uso quotidiano. Due immagini della mostra rappresentano molti oggetti riveduti e corretti in funzione di uno scopo diverso necessario per i tempi ormai passati e fonte di disperazione per un collezionista contemporaneo. Un'analisi filologica della trasformazione subita consegna nuova importanza a quegli oggetti pubblicitari riutilizzati, non più collezionabili. Almeno... non dai più... Ecco perciò come il grande ricercatore Giordano riesce a dare nuova vitalità ad oggetti altrimenti ormai inutili.

foto dalla mostra di Giordano Dal Prato - ogni diritto riservato
foto dalla mostra di Giordano Dal Prato - ogni diritto riservato

 

Qui di seguito desidero celebrare l'idea della mostra ravennate con un oggetto litografato della mia collezione. Come è facile intuire la foto non è stata scattata al contrario. Da una tanica della Sinclair Oil, in tempi chissà quanto lontani, fu realizzata una sorta di riscaldatore a serpentina. Trovato così, non ho mai avuto il coraggio di riportarlo alla condizione di partenza. Non occorreva farlo... Perchè anche in esso prevaleva comunque la forza della trasformazione. La stagnatura delle parti interne, dell'impugnatura, dei piedini è stata complessa e non potevo non celebrare l'artigiano che l'aveva realizzata. Indubbiamente mi chiedo perchè questo uomo non aveva preferito tenere la scritta dal lato più convenzionale. Penso perchè, ragionando insieme all'artigiano, l'annullamento della funzione primaria doveva essere reso immediatamente comprensibile tramite la non facile lettura di ciò che in esso era riportato esteriormente. Ecco quindi che la reclame perde di forza perchè sopraffatta dalla funzione sopravveniente. Persa anche la funzione secondaria, col tempo e con l'esigenza del collezionista che ricerca solo la primaria, diviene un calderone di informazioni vecchie e nuove. Un manufatto da solo non attrae così tanto... un insieme ragionato, come è quello dell'ideatore di questa mostra, penso invece che sia proprio il "quid" che manca. Da vedere assolutamente.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

30 giugno 2018. Anche quest'anno la campagna di grano volge al termine.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

29 giugno 2029. Foto tratte dalla pagina facebook di Mark Bergin. Testi di Kinchen Rogers.
Storia del mondo attraverso la raccolta di giocattoli di latta e celluloide: Guerra Russo Giapponese con il conte Nogi e il generale Stessel a cavallo I giocattoli sono spesso considerati ''playthings'' o ''collectables'' e spesso trascurati come espressione d'arte e, in alcuni casi, capsule storiche del tempo. La storia tende ad essere dimenticata e forse non c'è modo migliore per riscoprire la nostra storia che attraverso i giocattoli fatti per commemorare quelle pietre miliari specifiche. Questo esempio è un raro giocattolo di celluloide e stagno con due figure montate sui cavalli. Impressionante nella dimensione e nell'artigianato, ci è offerta l'opportunità di riscoprire una storia profonda che abbraccia il globo e le potenze mondiali dei primi anni del 1900! Questo giocattolo è stato realizzato in Giappone da Kuramochi Shoten (C.K.) che segnano un tempo storicamente importante per il Giappone con le raffigurazioni di personaggi storici: Generale Stessel (Russia) e Generale Nogi (Giappone), con una storia affascinante da raccontare. Il 19 febbraio 1904, sotto la coltre del buio nelle acque di Port Arthur, nella penisola di Liaodong, nel sud della Manciuria, i cacciatorpediniere giapponesi hanno localizzato una flotta russa addormentata del Pacifico e con siluri mortali inseriti in un attacco che sarebbe divenuto la Guerra Russo-Giapponese. La provocazione attraverso questo attacco scaturiva dal desiderio del Giappone di far riconoscere formalmente alla Russia la loro sfera di influenza sulla Corea, mentre la Russia voleva che il loro dominio nella Manciuria e che la proprietà di parte della Corea fosse implicita. La guerra che ne consegue porta alla battaglia / blocco di Port Arthur, battaglia del fiume Yellow Sea e Yalu, battaglia di Sandepu / Mukden / Tsushima che si cumula in più di 160,000 morti. Il generale Anatoly Stessel (noto anche come Stoessel e Stobel) nasce il 28 giugno 1848, figlio del tenente generale Vinogradov Stessel. Comandante della guarnigione del Port Arthur più fortificato del mondo (50,000 + uomini). Promosso governatore del distretto militare di Kwantung (Manciuria, estremità orientale della Grande Muraglia cinese). Il generale Stessel consegnò Port Arthur al generale Nogi il 2 gennaio 1905 contro la conoscenza o il consenso dei suoi superiori. Fu condannato a morte dalla Russia per aver consegnato il forte e successivamente graziato dallo zar Nicola II. Ha continuato il suo servizio militare ed è morto nella prima guerra mondiale. Il maggiore generale Conte Nogi Bunzo Maresuke (noto anche come Kiten) è stato un eroe nazionale nell'Imperial Giappone, nato il 11 novembre 1849, figlio di un Samurai. Richiamato in servizio per la Guerra Russo come Comandante della Terza Armata giapponese (90,000 uomini). Premiato il titolo di Conte e decorazione dell'Ordine del Sol Levante e Ordine dei Fiori Paulownia, Grand Cordon. Mentore del futuro 12° imperatore del Giappone, Hirohito (Showa). Il conte Nogi commesso junshi (suicidio per fedeltà) da seppuku / harakiri (sventramento cerimoniale) dopo la morte dell'imperatore Meiji nel 1912. Nel 1905, Theodore Roosevelt ha mediato con successo i termini a Portsmouth, New Hampshire, ottenendo il Trattato di Portsmouth. Il trattato è stato firmato il 5 settembre 1905 presso il cantiere navale di Portsmouth a Seavey ' s Island a Kittery, Maine. La Russia ha evacuato la Manciuria e ha ufficialmente riconosciuto la Corea come parte della sfera di influenza giapponese. Il presidente Roosevelt ha ricevuto il premio Nobel per la pace per aver mediato la pace per porre fine alla guerra russo.

foto dalla collezione di Mark Bergin
foto dalla collezione di Mark Bergin
foto dalla collezione di Mark Bergin

 

17 giugno 2018. La coppia di questo tamburello litografato con sonaglini è fatta. Ma mi si chiederà: "Non ne bastava uno solo?".

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

Probabilmente si. Non serve averne due per mostrarne uno chiuso e l'altro aperto a rivelarne la funzione, cioè quella di portare un solo biscotto all'interno.


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La Gentilini ha fatto realizzare importanti scatole di confezionamento. Tutte recano spesso l'immagine del treno con vagoni a forma di scatole che è ancora marchio di fabbrica. Due scatole tamburelli promozionali della ditta Gentilini di Roma dei primi del novecento sono quindi meglio di una sola quando presentano due diverse litografie di un bambino e di una bambina sul lato che non reca scritte. La Gentilini ha badato anche alla destinazione che avevano i propri prodotti non dimenticando le "quote rosa". Non potevo perciò non ricostruire la ghiotta informazione, prelevando da due diverse collezioni ciascuno di questi esemplari.


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12 giugno 2018. Cosa dovrebbe pensare un collezionista che riceva un acquisto in queste condizioni? Se esigente e non necessariamente malmostoso, non potrebbe pensare bene, ma dovrebbe restare quantomeno indispettito. Se invece di bocca buona, o comunque incline a conservare il sapore buono di ogni cosa, poichè non si parlava di condizioni simili quando si è svolta la trattativa, il collezionista dovrà di questo acquisto ricordare solo l'occasione particolare che gli ha permesso di farlo suo. La forza è già nella prima foto.

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Cosa sarà riuscito mai perciò a ridimensionare in me la stizza determinata dall'apertura di un pacco al cui interno era, insieme ad un altro gioco in latta, anche questa SPACE CAPSULE della Horikawa, frammentata in più parti? Una piccola spilla... che non fa parte del gioco, ma che è stata inserita dal proprietario, in modo grazioso e cortese, ed ha dato il "nome" alle "cose". Si tratta della "pin" della Casa dei Risvegli intitolata a LUCA DE NIGRIS.

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Non è questione di relativizzare. Non occorre pensare al peggio per pensare al meglio anche nelle interazioni delle "stupidaggini" collezionistiche. Questo BLOG parla solo di oggetti da collezione, quindi nasce sempre perdente rispetto alle cose vere ed importanti, quali la riabilitazione alla vera vita. Ho letto la "mission" della Casa dei Risvegli. Ho scorto gli sforzi volti a compiere il recupero secondo modalità non standardizzata, non necessariamente ospedaliere quindi. Di fronte a tanta elevazione, cosa mi impone di restare adirato, un giocattolo rotto? Si prende sempre da chi aspira a far meglio. Ragionando perciò in senso riabilitativo, perdonatemi, non voglio apparire grottesco, ho maturato l'evento.
Così poi ho fatto... Ho preso tutto ciò che avanzava di questa capsula spaziale; l'ho chiusa dentro il meccanismo, senza ragionare sulla ipotesi che possa ancora funzionare, ma lo farà, vi ho riposto anche la spilletta. L'ho guardata per un momento nella sua completezza. Ho chiuso gli occhi. Ho invocato Luca. Gli ho chiesto scusa.

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7 giugno 2018. Le mie tribolazioni per Benjamin Rabier e per il gattino Valentino che oggi ha cambiato padrone, mio malgrado. L'attesa è snervante. Il sequestro è odioso. Ma sono fiducioso che tutto vada per il giusto verso.

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3 giugno 2018. Questa touring car realizzata dalla Hessmobile 110 anni fa è saltata fuori da un mercatino delle pulci raggiungendo il mercato collezionistico quasi 20 anni fa. Conoscevo chi l'ha venduta, chi la comprò e chi la ricomprò a sua volta, amico di vecchia data, che mi aveva promesso che me l'avrebbe ceduta, semmai avesse deciso di toglierla. E' stato di parola, ma ce ne ha messo di tempo... a lui vanno i miei ringraziamenti.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

24 maggio 2018. La ragione non deve mai addormentarsi. Lo spirito critico deve dubitare anche di ciò che ha appena appreso ed espresso! Chi potrà avere l'ultima parola su dove alberghi con più frequenza la verità?


 

23 maggio 2018. Prima o poi mi deciderò a scrivere qualcosa sui commercianti di oggetti da collezione. Non mi riferisco a quelli che fanno ritrovamenti occasionali e se ne disfano in qualsiasi maniera possibile, ma a quelli che ricercano miratamente ed usano poi i termini NFS (NON FOR SALE) simulando che niente sia cedibile, in realtà con l'intento esattamente opposto, ed a carissimo prezzo. Sono quelli che cercano di creare la distanza. Il loro attaccamento al denaro è viscerale, ma sono più compulsivi di noi collezionisti e, spesso, anche se solo per brevi attimi, sono quelli che hanno avuto tra le mani gli oggetti più belli ed ambiti. Vanagloriosi fanfaroni! Come tutti i collezionisti di denaro non saranno mai contenti, perchè non arriveranno mai ad una fine!

 

20 maggio 2018. WEYMAR, WAMAR, BANANE.
Può capitare che mi dimentichi di aver già visto una scatola dal bell'impatto grafico (come se non fossero praticamente tutte così: belle ed attraenti) e che, quindi, riversi su di essa maggiori attenzioni rispetto a quello che la scatola meriti. Difficilmente celo il mio entusiasmo. Un bravo collezionista, almeno per opportunità economiche, dovrebbe invece restare freddo e glaciale dinanzi a ciò che gli si para dinnanzi, ove non patire richieste sconsiderate del venditore (che sempre più a malincuore se ne disfa). Ma certi giorni io proprio non riesco ed oggi forse è stato pure meglio così.
La tesi (leggasi meglio... il fatto): Dinanzi ad un tavolo del mercato ogni sorta di abbondanza di una opulenta dimora d'altri tempi offriva l'opportunità a qualunque collezionista di portare a casa il migliore dei souvenir che il mercatino delle pulci della mia città offrisse oggi. Avendo acquistato molte belle cose, non pago, indugiavo nell'attesa che continuassero ad uscirne altre ancora più belle. Ciò andava chiaramente a detrimento della possibilità di vagare alla ricerca di altre "collezioni" per il resto del mercato. Si sa, il dono dell'onnipresenza, non è umano. Il teletrasporto è fantascientifico. Occorreva affidarsi alla statistica. Che mi imponeva, rimanendo fermo, di dovere soggiacere all'ipotesi, non poi troppo remota che qualcos'altro in giro lo si dovesse per forza lasciare perdere.
E' così che da un tavolino secondario salta fuori una bella scatola della Wamar che viene acquistata da un mio amico, giocoforza antagonista nella ricerca di scatole in latta, che mi nega la possibilità di riacquisto. Fin qui niente di grave, anzi direi che è prassi consolidata di tutti i mercati della domenica.
Mi si para dinanzi un altro amico ricercatore che alla mia condivisione della notizia tenta l'acquisto, sentendosi in dovere di riparare al mio torto di essere umano: perchè non avevo disposto di ubiquità e perchè avevo anche con lui tradito il mio interesse.
L'antitesi (sintetica): "Se Giovanfranco non l'ha vista mai, deve valere un botto! Non la cedo neanche per ..."
La sintesi (non così tanto quanto l'antitesi): Peccato che Giovanfranco cominci a perdere colpi e che la suddetta scatola abbia un valore piuttosto modesto rispetto alla qualità grafica (dato il riscontro con recenti risultati d'asta). In tempi di Repubblica di Weymar (conflitti interni, gravi tensioni, crisi economiche, metteteci quello che volete) per una scatola Wamar, tutto è finito a repubblica delle Banane... Buona vendita alle Tue pretese! Fly down!

 

15 maggio 2018. Come nasce una collezione? Come assurge a ruoli elevati? Quando smette di essere una perdita di tempo? Nasce anche da una esigenza, da una mancanza, forse anche da un furto subito in infanzia, che ti costringe a ricercare la riparazione del torto per tutto il resto della vita... Da qualcosa scaturisce. Perchè poi continui o si affievolisca del tutto fino a scomparire credo che ciò riguardi la passione che la spingeva. Le limitatezze di tutti i giorni remano contro.
La pace che concede la collezione, nell'osservazione intimistica di ciò che è il frutto del proprio costrutto, non sarà mai paragonabile alla pace data dalla visione di un panorama di un'isola inesplorata dell'Oceano Pacifico, o del meritato riposo dopo un adrenalinico lancio con paracadute, o ancora alla nascita ed alla crescita di un figlio, od alla realizzazione di un grande progetto condiviso, o alla consapevolezza di un'amicizia eterna mai messa in discussione. Non sarà mai paragonabile alle tante altre manifestazioni della vita che sono uniche ed impagabili e che scaricano endorfine nei corpi martoriati degli abitanti di questo mondo. E' qualcosa di meno... è qualcosa di più.
Fintantochè limitata alla visione e condivisione degl oggetti di cui è composta è spesso meno drammatica della storia che lega ciascuno di essi al modo con cui li si è ritrovati. E' una delle narrazioni della nostra esistenza. Perchè ogni collezione è personale ed assolutamente diversa. Serialità, varietà, completezza, incompletezza, ondivaga ricerca sono solo alcuni dei tanti fili narrativi che descrivono una lucidità (forse solo apparente, ma che spero alberghi in ognuno degli elevati raccoglitori che si definiscono collezionisti a pieno titolo) di uno degli aspetti del proprio essere.
Chi non colleziona non apprezzerà quello che dico. Vi leggerà un'inutile compulsiva ricerca infinita... proprio ciò di cui un collezionista ha bisogno per tenersi appassionatamente in esercizio, insieme a molto altro che non deve per forza essere detto.


 

1 maggio 2018. Si consolida una festa celebrata un po' in tutto il mondo in favore dei lavoratori. Non mi sono neanche chiesto quale concerto abbia magnificato questa giornata e chi vi partecipasse. In genere ce ne è almeno uno. Penso a chi è andato a Gonzaga alla seconda delle tre edizioni straordinarie di questa primavera. Chissà quali tesori collezionistici saranno usciti oggi da questo importante evento?! A proposito di lavoratori, oggi accludo l'immagine di una delle mie scatole pubblicate molti anni fa nella raccolta collezionabile "SCATOLE DI LATTA" della FABBRI EDITORE ad opera di Guido Cimorelli che venne a selezionare le scatole direttamente a casa mia. La collezione non era neanche paragonabile a quella attuale eppure, a quanto pare, era già piena di oggetti particolari.

foto dalla collezione di Giovanfranco di Giunta - ogni diritto riservato

 

In questa immagine la forza delle lavoratrici è data dalla peculiarità della loro specializzazione poichè si tratta di confezionatrici di biscotti. Splendido tutto l'insieme: lo sfondo, le scatole sui ripiani, il vestito delle donne, la disinvolta concentrazione e la postura. Rende tutto ancor più retrò il colore seppiato della fotografia unito al contorno dello sfondo giallo ocra della scatola. Pensate che fossero delle persone contente del loro lavoro? Chi può dirlo. Io le festeggio e le contemplo. Avrei voluto essere al loro posto, forse solo per meri fini collezionistici. Ma oggi è festa... consentitemelo!

 

20 aprile 2018. La natura riuscirà a prendere il sopravvento sull'uomo. Si tratta solo di una questione di tempo!
Queste immagini sono prese dal web. Riguardano unicamente uno dei miei generi di collezione preferita: le targhe smaltate, costruite per durare nel tempo. Ma la relatività di questo concetto, a seconda che ci si soffermi sugli aspetti naturali piuttosto che sulle presenze artificiali più evidenti in queste immagini, fa si che l'emozione si affermi per la simbiosi dell'istante. L'azione nel tempo deciderà chi prenderà il sopravvento.

foto da FB
foto da FB

 

Ci sono poi condizioni di cambio di destinazione che, ad opera dell'uomo, senza partecipazione della natura selvaggia, alterano lo stesso progetto di partenza. Una casa nella neve che dovrebbe restare ammantata e quasi invisibile, finisce per essere una reclame infinita. Questo almeno nel periodo del disgelo...

foto da REKLAMEVIRUS FB

 

Questa casa nella neve è la rappresentazione dal vero di un'altra immagine che ho solo formulato nella mia mente ma che, per un certo periodo di tempo, dagli anni '70 sino alla fine degli anni '90, avrei potuto scorgere se mi fossi recato nella "piana" catanese. Un pastore che si trovava nei pressi dello stabilimento della SIBEG COCA COLA aveva realizzato una costruzione con centinaia di insegne quadrate e rettangolari a sfondo bianco con tondo od ovale rosso in rilievo della omonima nota ditta. Chissà che spettacolo sarà stato il primo approccio con questo strano manufatto per il fortunato ritrovatore che me lo raccontò. In quel caso non fu la natura a distruggere la baracca in lamierati bianco rossi e verdi, fu la mano dell'uomo. Di tutto ciò è rimasta solo la parte collezionistica più comune, fredda e non romantica. Che sia stata porta, infisso o solo copertura, non è dato sapere...

foto di Giovanfranco di Giunta



 

20 marzo 2018. C'è chi poi ai cannoli preferisce i bonbons... Questo è un calendario pubblicitario in latta dei bonbons Fiat della Giuseppe Majani di Bologna che risale al 1935.

calendario in latta dei bonbons Fiat della Giuseppe Majani di Bologna dalla collezione LITOLATTA - foto di Giovanfranco di Giunta


 

15 marzo 2018. E dove vanno serviti i cannoli, anche non scomposti, se non su dei bei vassoietti? A Milano, come a Napoli...

vassoio in latta della collezione LITOLATTA - foto di Giovanfranco di Giunta vassoio in latta della collezione LITOLATTA - foto di Giovanfranco di Giunta



 

13 marzo 2018. E come dolce... una Ingap Italia scomposta!

VADE RETRO ITALIA - INGAP


 

10 marzo 2018. Il Mercanteinfiera si è concluso e con esso... molti commercianti chiaccheroni...

 

19 febbraio 2018. Dovrei bere per dimenticare. Ma se poi dimentico non potrò più bere con consapevolezza. Allora preferisco bere per gusto... e non dimenticare.

insegna di latta della collezione LITOLATTA - foto di Giovanfranco di Giunta


8 Febbraio 2018. Non si poteva mancare all'appuntamento parigino del RETROMOBILE, soprattutto perchè Parigi è stata più soffice e morbida quest'anno, a causa del manto innevato che si è posato sulla città. Questo impedimento non ha creato difficoltà ad una Parigi sempre in movimento, forse un po' ai turisti che non se lo aspettavano e vagavano molto indecisi. Nei pochi giorni che avevo a disposizione avevo già tutto calendarizzato e la neve non mi ha disturbato. Anzi mi ha messo allegria. Ma tornando all'evento della classica esposizione di auto d'epoca val la pena citare che si sono tenute tre aste in contemporanea, erano presenti ben venti plurivittoriose sportive Abarth dalla collezione di Engelbert Moell e, su tutto, non basta un applauso ininterrotto, le 10 Ferrari 250 GT Berlinetta Passo Corto esposte dalla casa svizzera Lukas Hueni AG. Tutte insieme queste Short Wheel Base, da cui l'acronimo SWB, definivano, meglio di qualunque libro specializzato di settore, il concetto di artigianale unicità nella serialità (esigua dati i pochi numeri dello Short Wheel Base). Quale migliore opportunità quindi, per i comuni mortali come me, ma anche per chi mastica Ferrari tutti i giorni, di rilevare le differenze di mostri sacri dell'automobilismo solo per definizione simili. In realtà sempre diverse da tanti particolari, quando non poi contrastanti, nella interpretazione diversa della carrozzeria disegnata da un giovane Giugiaro per Bertone, anch'essa qui prepotentemente presente per distaccarsi dalle sorelle Pininfarina realizzate da Scaglietti nelle versioni Lusso, Competizione e SEFAC. Quest'anno non ce n'era per nessun altro.. ed ancora più geniale l'idea di mostrarle ai passanti solo dal lato posteriore, l'ormai arcinoto lato B. Solo entrando nello stand, non a tutti accessibile, era possibile visionarLe a tutto tondo.

 

 

Questa berlina Marklin poteva essere acquistata per qualcosa meno dell'attuale valutazione di una vera Alfa Romeo Duetto Osso di Seppia.


L'impatto con le prime due Abarth.
A sinistra la 3000 SPORT PROTOTIPO 1971 ex Johannes Ortner, campione di cronoscalate in tutta Europa.
A destra la OT 2000 PERISCOPIO 1968.


Per la celebrazione dei 50 anni della Mehari lo stand Citroen esponeva anche il prototipo della 2CV da cui ha tratto spunto
il modello ultraleggero ancora usato in molte piccole isole del mediterraneo come mezzo di spostamento.
Realizzare un finto kit di montaggio in scala 1/1, montato ancora sul telaio sprue, è stata una idea geniale...


Non attraeva tanto il gioco in se, quanto l'estrema rarità delle condizioni e la completezza degli accessori.


La Alfa Romeo P2 nella versione bicolore. La più rara ed ambita per un collezionista alla caccia di tutti i colori.
La meno fedele Alfa Romeo P2 di sempre, quindi non rispondente ai canoni del modellista e dell'amatore delle auto vere.


Dinanzi al pericolo di un falso, nessuno guarda più gli oggetti soltanto da fuori.
Sembra più importante cercare solo all'interno tracce di quella certezza che all'esterno,
forse per la mancanza di competenza più che per la perfetta rispondenza delle forme, non si riesce diversamente a scorgere.
Nella fattispecie il problema si pone per questi due signori dinanzi ad una tipo 52, la nota "bugattina", che fu anche del piccolo Gianni Agnelli.


 Questa esposizione, ad ogni edizione è sempre stracolma di Jouet Citroen. Ne ho fotografate tantissime.
Ma il mio occhio indugia ormai sempre più spesso sulla francese per realizzazione, ma italiana per foggia, ALFA ROMEO P2.
Anche questo esemplare era esposto dallo stesso venditore del modello bicolore mostrato poco più sopra.
A dispetto di queste due immagini non erano però molte le P2 presenti a questa edizione.
Di questo gran bel giocattolo non diminuisce mai la domanda.

 


 

4 febbraio 2018. Si approssima la festa di Sant'Agata, molto nota per i tipici dolcetti di marzapane a forma di olivette zuccherate. Questa scatola non ne conteneva neanche una però. La ditta di Agatino Mirabella e figli si dedicava a ben altro. Produzione piuttosto salata... Cliccando sulla foto avrete la soluzione...

Scatola di acciughe... - foto di Giovanfranco di Giunta - COMPRO SCATOLE DI LATTA


 

28 gennaio 2018. Questa è estremamente semplice da indovinare... e non è la macchinona di Roma! Zona patavina di produzione, come spesso si suole. Ligure invece la zona del ritrovamento. Cliccando sulla foto avrete la soluzione...

Una auto Ingap che sfreccia nella notte a luci accese... - foto di Giovanfranco di Giunta - COMPRO GIOCATTOLI


 

21 gennaio 2018. Grazie a Peppe e a Riccardo, "donna Bruno" è adesso rientrata in Sicilia, a casa, dopo un lungo viaggio da Palermo a Nizza cominciato nel 1927 e completatosi poche ore fa.

scatola di cassata Bruno Palermo - foto di Giovanfranco di Giunta

 

17 gennaio 2018. Cambiare il proprio punto di vista, repentinamente e più volte al giorno, è segno di instabilità? Modificare il proprio punto di vista dettato dalle convenzioni in modo temporaneo, può deviare il proprio senso dell'abituale in modo un po' "unconventional" fino a riportarlo a quello personale, intimo e non condivisibile perchè proprio? O ancora forse, cambiare il punto di vista, ci proietta verso il senso che tutto ciò che si vede è una percezione sempre parziale, poichè si possono avere più visioni di una stessa cosa, senza che ciò comporti necessariamente di essere l'unico portatore del giusto senso? E se questo cambiamento non incide sulle proprie decisioni, non ne determina l'ondivaga incertezza dei risultati perfettibili, ma sia solo esercizio di stile, fine a se stesso, nell'ambito di una ricerca creativa? In quest'ultimo caso può ritenersi essenziale, almeno sporadicamente, per se stessi al punto da non volervi rinunciare sempre più spesso? Da questa farneticazione di partenza è nata oggi una inaspettata giornata romana...
Semplicemente... non ero disposto a stare a casa mentre un collezionista romano svendeva alcuni giocattoli della sua collezione sul web e sono andato a trovarlo prendendo il primo volo che ho trovato. Nel frattempo, il collezionista rinsavito per il mio gesto, non per l'insensatezza del proprio, decideva di ritornare sui propri passi. Ancora una volta il mio "modus operandi" fa riprendere dal torpore i vecchi collezionisti e ne fa nascere di nuovi. Un gioco l'ho portato a casa comunque e, forse ne parlerò nelle prossime settimane, forse invece legherò ad esso il ricordo della mia fuga romana di poco meno di 12 ore. In tal maniera riuscirò anche ad avere un ricordo diverso da quello che, a volte, mi lega a molti altri oggetti in modo negativo o comunque sofferente, se penso a come ne sono venuto in possesso rocambolescamente...
Nel frattempo Roma con la sua bellezza eterna che prima dell'appuntamento, in attesa dello stesso ed anche dopo, proponeva la sua storia ed un'ampia offerta di mostre che mi hanno aiutato a ricordare che il punto di vista, oltre che sollecitato, va cambiato, rivoltato come un calzino, rigenerato, adoperato ed abusato fino a creare (almeno nelle aspettative, visto che la scienza è di opposta idea con l'andare del tempo e dell'età) nuove sinapsi, ossigeno per parti remote del cervello. Insisto col farneticare...

foto di Giovanfranco di Giunta foto di Giovanfranco di Giunta
foto di Giovanfranco di Giunta foto di Giovanfranco di Giunta

 

Dunque le mostre... Appena arrivati, con la mia dolce metà che mi seguirebbe in capo al mondo, da subito a giocare col punto di vista di Arcimboldo, con le composizioni seicentesche realizzate con frutta, pesci, libri e tutto ciò che, abilmente composto riconduce all'immagine antropomorfa. La mostra nello stesso Palazzo Barberini che ospita anche Picasso (che scomponeva l'uomo cubista, visto e rivisto, perciò saltato a piè pari).
Poi una veloce digressione alla, non molto distante, Galleria Gagosian che ospita in questi giorni, nella grande sala ovale, adeguate stampe fotografiche a getto d'inchiostro di oltre tre metri per due del fotografo tedesco Andreas Gursky. L'artista gioca con il digitale applicando a riflessi di acque lugubri il "contemporaneo" materiale di risulta che riempie tutti i mari e lascia presagire la imminente mancanza di quell'uomo qui infatti assente, in antitesi con la ricerca di Arcimboldo che lo vedeva un po' dappertutto ed in ogni cosa.
Dopo un breve passaggio da Montecitorio dove giornalisti affannati, dinanzi a telecamere azionate da operatori annoiati, continuano a parlare del nulla e dei prossimi nessuno che ci governeranno; rapida scorta al negozio ECLETTICA, anch'esso sempre uguale nelle ere, un po' "agée". Ci vorrebbe un trucco di magia...

Compro giocattoli d'epoca - foto di Giovanfranco di Giunta

 

Ma non avviene all'interno del negozio, del quale conservo un buon ricordo ma ormai lontano nel tempo; avviene da un'altra parte di Roma. Arriva la telefonata che aspettavo. Prediamo un taxi. Arriviamo ad un indirizzo che sino alla fine non credo essere quello giusto. Finalmente avviene l'incontro. Dura meno di mezzora. Con fare molto stizzoso vengo quasi liquidato dal collezionista che mi molla a fatica una "MACCHINONA A MOLLA" e mi dice che non vuole cedere niente di ciò che gli ho chiesto. Se mantiene per se vuol dire che colleziona ancora, se non vende, nè se svende, ho raggiunto il mio scopo. Il collezionista è salvo! Mi sposto nuovamente al centro, non senza difficoltà adesso, perchè porto con me una grossa scatola che non può accedere alla terza mostra di questa giornata, intitolata "ENJOY", al Chiostro del Bramante, che promette di proporre divertimento con l'arte. Il primo approccio, volendo dimenticare quello con le audioguide ed i 4 "punti di vista", rectius "di audio", è con una "scultura leggera" rossa di Alexander Calder, ma anche con l'approccio del detto di Paul Klee che scandisce: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Questo monito rende ancora più il senso di come qui siano gli artisti a volere annullare gli altri uomini, evidenziando il proprio punto di forza "solipsistico".
Molti altri espedienti contemporanei, soprattutto la montagna di palloncini, ancora una volta rossi, che elettrizzano i capelli e rendono ancor troppo ludico il rapporto dell'uomo contemporaneo con l'arte che ben potrebbe ricominciare a concentrarsi su altro. Ma intanto quella che finisce a me è proprio la concentrazione. Ripenso alla macchinona di latta lasciata nella cassetta del guardaroba all'ingresso. Forse non avevo mai smesso di pensarci. La recupero, ringrazio in modo invisibile il curatore Eccher e vado via.
Il pomeriggio volge al termine, ma c'è ancora tempo per recarsi al complesso del Vittoriano a vedere le opere minori di Claude Monet, perchè di questo si tratta a mio avviso. Lì il punto di vista si amplifica per via delle dilatate visioni che la "cataratta" produceva al pittore. In tal senso, più della tavolozza e della pipa esposte in una teca, abbaglianti erano gli occhiali che si fece costruire, con una lente più spessa dell'altra offuscata e duramente ingiallita, lì presenti a denunciare promessa, svolta e prestigio. Non c'era più tempo da dedicare all'Anfiteatro Flavio che si scorgeva in lontananza, nè a chi lo poteva mirare invece ancora più da vicino a popria insaputa. L'aeroporto è distante e andava colmato il "gap" che ci permetteva di rientrare a casa.
Il volo di ritorno ha destato preoccupazioni in fase di atterraggio a causa del fortissimo vento. Ma anche questo è ormai superato. Non salverò nessun collezionista che decida di far quello che ha fatto questo romano. Il prossimo si arrangi. Questo è il mio solido punto di vista...

 

15 gennaio 2018. Sotto un tetto caduto... hanno visto luci ed ombre.

Ricordati che polvere sei e polvere ritornerai... e nel contempo io compro ancora  giocattoli d'epoca - foto di Giovanfranco di Giunta

 

12 gennaio 2018. Pubblico una curiosità sui BONAVENTURA della BELL scoperta da poco. In questa immagine si possono scorgere due identici Signor Bonaventura della BELLONI, diversi per le ruote e per il colore dell'asta su cui ciascuno poggia in equilibrio sul proprio triciclo.
Si dice da sempre che questo giocattolo esista nella versione con la scritta "UN MILIONE", ma ancora non è mai apparso in alcun evento, nè alcun collezionista nè ha accampato la proprietà e, qualora esistesse, avrebbe ancora una diversa forma delle ruote, la più vecchia di tutte con il disco grande ed i raggi stampati.

sergio tofano BONAVENTURA IN LATTA compro giocattoli

 

1 gennaio 2018. Buon anno nuovo con i numeri del BLOG di quello appena trascorso!
139 immagini riguardanti: auto d'epoca (12), scatole (18), giocattoli (34), insegne (7), vassoi (2), biglietti da visita (1), documenti cartacei (8), mostre (34) ed altre 23 foto legate ai temi narrati nel blog. Lo scorso anno ha perciò prevalso, almeno nelle immagini, il tema dei giocattoli. L'immagine sotto quindi premia ancora una volta il genere che io sembri preferire. Le nuove immagini dei prossimi mesi potranno confermare o ribaltare questa direzione del mio racconto.


 

Grazie per le dimostrazioni di affetto e di stima manifestate continuamente. L'augurio per l'anno nuovo, nella condivisione di queste informazioni, è di fare sempre più e di avvicinare a questo mondo di collezione veri appassionati, grandi e piccoli, che sappiano nutrire quella sensibilità che li ha spinti a conoscere la latta, in tutte le sue forme.


 

Per chi avesse voglia di rileggere quanto scritto negli ultimi anni, è pregato di cliccare sui rispettivi link   2013         2014       2015        2016       2017       .



 

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