31 dicembre 2016. BUON ANNO!
23 dicembre 2016. Cosa resta a casa in prossimità di un abete installato su una TRIANG a pedali? Aspettando l'arrivo di Natale!
10 dicembre 2016. Il "gabbante" è stato "gabbato". Oggi ho restituito a chi me lo ha venduto questo giocattolo pubblicitario PIRELLI CORD che poteva costituire una vera curiosità nel campo dei giocattoli Cardini non ancora conosciuti. Ma si tratta in realtà solo di un artifizio costruito a tavolino in tempi recentissimi. Dalla fabbrica di OMEGNA, in questa foggia, non è mai stato pensato, quindi mai realizzato.
In parole povere "qualcuno", a me ormai noto, mi ha affibbiato questo giocattolo recante una scritta realizzata con una stampante laser e quindi non originale, tramite una vendita online dove non compariva personalmente. Se fossi stato all'ultima edizione del MERCANTEINFIERA di Parma, dove questo oggetto era già stato esposto per la vendita e non aveva trovato compratore, avrei evitato di cadere in una trappola. Diffidate perciò da chi vi proponga questo oggetto, non lo fa per il vostro bene.
Di sci munito, non di grande intelletto, e senz'altro di niuna signorilità, il committente di questo "eccesso" spero voglia adesso tenere per sempre a casa questo falso storico e non cerchi di buggerare altri collezionisti. Oppure si limiti a vendere questo gioco, per come merita di essere conservato, senza la scritta fasulla.
9 dicembre 2016. Descrivere una importante collezione tramite due soli oggetti potrà sembrare impossibile. Ma credo di poterci riuscire! Ringrazio ancora per la full immersion di questo pomeriggio...
8 dicembre 2016. Per la festa dell'Immacolata sono andato a fare il turista a Trieste e mi è balenato di andare per DELIKATESSEN, non mi riferisco tanto alla cioccolata del Caffè degli Specchi di piazza Unità d'Italia, quanto piuttosto dell'omonimo negozio di curiosità collezionistiche di ogni genere con cui sono venuto in contatto. Come anche, per la prima volta, con la ILLKA(?) dello Stabilimento A.F.MAYER di Trieste.
Il gusto secessionista di questa scatola è talmente tanto forte da avermi obbligato all'acquisto. Si ispira a Klimt, all'ideale di Gesamtkunstwerk: l'opera d'arte totale viennese. Quale miglior modo perciò di entrare nelle case degli italiani con un prodotto forse anch'esso di ispirazione pasticcera straniera, o d'influenze austriache che in Trieste, giocoforza, agli inizi del secolo scorso erano ancora il naturale sbocco al Sinus Venetorum di un impero austro ungarico che continuava a dettare influenze di gusto. Come di gran gusto e non esattamente solo italiano è questo meraviglioso porto. Gli spazi dilatati, allungati, della città sono così altrettanto palpabili in questa scatola che prendo ad emblema della città che ne ha ospitato le attività correlate al prodotto reclamizzato. Essenziali tratti stilizzati e pieni di colori su un fondo nero che li rende ancora più distanti tra loro. Oso pensare che dietro questa immagine ci sia la mano di un grande artista. Forse solo un ispirato grafico che ha realizzato una scatola molto elegante. Laddove di solito si cerca, nei manufatti italiani, di trovare immagini futuriste dove non necessariamente vi è corrispondenza ma solo una vaga similitudine, spesso forzatura dei nostri giorni, mi piace vedere in questa scatola un senso di dominazione dell'anima ad opera di un colore che non mira a separare. Non è distacco dal passato. E' a confine. E' creazione artistica fine a se stessa con un taglio molto moderno ed elegante; quando secessione significa aggiungere con un proprio stile nella piena autonomia espressiva avulsa da influenze consolidate e costanti. Il tempo storicizza tutto e quindi non potrò pensare che quanto dica sia condivisibile da tutti. Una grande "maison" di moda se vedesse questa scatola si ispirerebbe per il packaging dei prossimi dieci anni, se non vita natural durante.
3 dicembre 2016. La mostra di Reggio Emilia "Cambi e Scambi" ha proposto moltissime scatole e pubblicità smaltate ed in latta litografata...
26 novembre 2016. Ieri veniva a mancare FIDEL CASTRO. La REVOLUCION ha perso il suo leader storico. Sapendo quante belle auto storiche si trovano a Cuba... che sia l'inizio di un nuovo corso di ricerche di splendide auto dei tempi lontani, visti i recentissimi risultati di certe aste illusorie? E' per me più facile pensare ad una irresponsabile speculazione anche su quel fronte, per quanto resti di importante poichè molto è già stato accaparrato da tempo.
Saluto il padrone-liberatore di Cuba, colui che ha contribuito fortemente a segnare la vita di generazioni di cubani in senso deleterio. Restituisco alla conoscenza una corsa del 1957 che preesisteva al regime. Era maggio, esattamente due anni prima della salvifica "liberazione". Una Studebacker Silver Hawk in piena corsa. Sul mio profilo INSTAGRAM altri due scatti dello stesso avvenimento raffigurano due auto scoperte, è il caso di dire: una PORSCHE 356 ed un'altra "misteriosa" dalle linee innanzitutto confuse da esigenze di migliore ventilazione. Poichè era un gara di velocità mi sembra sia il caso di concludere come ha fatto Raoul Castro ieri nel suo discorso di commiato dal fratello e di annuncio alla nazione: "HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!"
25 novembre 2016. BLACK FRIDAY. Oggi in corrispondenza di Milano AutoClassica si celebra un avvenimento piuttosto importante: l'asta "Duemila Ruote". Le auto provengono dal "famigerato fallimento Compiano", ad usare parole del sito automobilismodepoca.it; la Tribuna di Treviso parla ancora di "voragine". In pratica stiamo parlando di una collezione compulsiva realizzata in pochi anni da un privato che ha distratto somme ingentissime per il fine di realizzare, tra l'altro, una collezione di auto d'epoca, moto ed anche (udite! udite!) insegne smaltate ed altri oggetti di collezionismo che questo sito abitualmente attenziona. In un epoca come quella attuale, in cui la crisi dei "subprime" del 2006/2008 ha imposto alle banche di gestire con parsimonia le passività vecchie e nuove, risulta singolare che un solo soggetto che doveva occuparsi della custodia del denaro affidatogli e che risultava essere "liquidità depositata" degli istituti di credito, soddisfacesse invece esigenze proprie con denaro che non gli apparteneva, facendo divenire quegli accantonamenti "mobilità capitalizzata". Intendo così definire la trasformazione di denaro corrente dei soliti vituperati risparmiatori (che andrebbero ricordati come "risparmiatorato" dalle cronache della storia ancora da scrivere in sostituzione del vecchio inerme proletariato) in "beni mobili soggetti a registrazione" che costituirebbero una interessante forma di capitalizzazione se ci fosse alle spalle una precisa volontà d'investimento da parte dei legittimi detentori di quegli accantonamenti. Ma farlo in questi tempi significa spendere del denaro in piena bolla. Perchè di questo si tratta.
Seguo la collezione di auto d'epoca che mio padre ha raccolto nel corso di 40 anni, col piacere di aver acquistato ed ancora mantenuto le auto che hanno percorso le strade della mia terra, la stessa della TARGA FLORIO e del GIRO DI SICILIA che tante implicazioni da alto sforzo ha su telaistica e meccanica; con la consapevolezza che siano sempre dietro l'angolo gli eventi del 1989 (la prima bolla dei valori pazzi delle auto d'epoca), da lì a poco i prezzi sarebbero crollati clamorosamente); col distacco da certi facili entusiasmi di chi ritiene indiscriminatamente di interesse storico ogni auto che abbia compiuto venti anni a prescindere da ciò che possa realmente costituire per l'automobilismo storico, poichè c'è auto ed auto; infine con diffidenza circa le celebrazioni di unicità che si vantano oggi a questa asta, indubbiamente ricca di bellissime cose, ma preponderatamente di cose che non sono esattamente tali.
Senza alcuna autorevolezza dico che oggi si celebra una festa ed un lutto allo stesso tempo. Un perfetto BLACK FRIDAY nel senso commerciale del termine.
Aggiungerei anche, per i corsi e ricorsi storici, non molto dissimile da quel BLACK FRIDAY coniato dalla polizia di Philadelphia che riconnetteva al grande ingorgo di auto che si creava in occasione delle vendite successive al giorno del ringraziamento negli anni '50 e '60. Un colore nero che è indice nefasto per i tutori dell'ordine, diviene in contrapposizione al rosso della crisi commerciale un nero di incassi oggi, accompagnato da un notevole ingorgo di auto proposte, molte delle quali accessibili a tutti, di quelle proposte tutti i giorni, di quelle che da lunedì subiranno le conseguenze di valutazioni scriteriate assegnate in questo lungo fine settimana, con l'inevitabile assestamento dei valori tutti per l'irraggiungibilità del mercato maturo e consolidato, che non subisce la passione della "dutch auction" con queste ultime che sembrano non appartenere al mondo reale, forse a quello del "luxury" dei "cummenda" nazionali e dei "trump" internazionali, quindi del cattivo esempio e della disinformazione.
Lavoisier esprimeva nel postulato "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" un principio imprescindibile, quello della legge di conservazione (della massa). Con le dovute correzioni che il caso vuole... oggi, ma anche domani e dopodomani, compulsività di nuove generazioni di collezionisti e speculatori daranno a questo principio nuova vitalità, se le aspettative saranno soddisfatte. Non è il caso di essere delle cattive Cassandre oggi, non si celebrerà un flop, o almeno non lo si chiamerà così. Comunque vada, la "voragine" creata per l'acquisto del proprietario dell'azienda dichiarata fallita non potrà essere colmata, a meno che questa subliminale capitalizzazione non segua un trend in cui tutti vogliono ancora credere, perchè non si profila niente altro all'orizzonte speculativo. Bisogna capire chi sta speculando e chi sta solo perdendo il proprio tempo.
I primi oggetti in catalogo sono oggetti di automobilia smaltata e non che stanno avendo risultati che definisco cautamente scandalosi senza ulteriori commenti. Chi poteva iscriversi ha avuto la possibilità di partecipare, da ora e sino a domenica si potrà solo sapere a qual prezzo tali oggetti hanno cambiato padrone.
16 novembre 2016. Uno stormo di aerei CENTOLA ed FSC. Sono indice della mia nuova raggiunta leggerezza.
15 novembre 2016. I giocattoli Cardini sono estremamente esigui per numero, ma ci sono sempre novità in merito a varianti poco note. Andando a guardare la pagina apposita creata per parlare di questa ditta ho aggiunto informazioni riguardo al treno (qui una foto che anticipa qualcosa di abbastanza evidente) ed al camion 18BL in una nuova versione pubblicitaria.
13 novembre 2016. Splendidi giocattoli in latta alla cinquantesima edizione della borsa scambio "Un milione di giocattoli" a Cremona.
1 novembre 2016. Per un siciliano come me, la commemorazione dei defunti del 2 novembre riveste una grande importanza, intanto perchè onora il ricordo di tradizioni passate; poi anche perchè era il miglior momento dell'anno per un bambino per aspettarsi l'arrivo di giocattoli. La tradizione voleva infatti che i defunti nella notte tra giorno 1 e 2 regalassero ai propri piccoli discendenti qualcosa. Come il topino del dente, come il babbo natale della notte del 24 dicembre, come la befana dell'epifania, i morti erano latori di preziosi e duraturi regali. Ecco perchè, sicuramente nel dopoguerra, i regali spesso erano gli stessi opportunamente nascosti dopo una effimera giornata di giochi sino all'anno successivo.
Storicamente ormai è divenuta di minor significato questa festa, dato che l'equivalente pagano di Halloween ha preso maggiore sopravvento. Però mi permetto una digressione di luoghi comuni infinita dicendo che un siciliano sorride sempre al pensiero che dei bambini mascherati, nella notte tra l'uno ed il due si presentino, alle porte di una casa a reclamare dolcetti o scherzetti. In Sicilia, qualora sopraggiunga una citofonata inaspettata nel cuore della notte, non si apprezza l'opportunità di dare un dolcetto o subire un blando scherzo di un bambino. E' più facile che avvenga qualcosa di diverso. Ma sempre parlando per luoghi comuni, anche in un qualsiasi stato americano dove il diritto di possedere armi scaturisce da un emendamento alla costituzione, il secondo, non mi sentirei tanto sicuro ad aprire le porte di sera, salvo che non sapessi di trovarmi in certi film leggeri in cui la notturna condivisione serve solo per concedersi una licenza, scambiare un'opinione, bere una birra e così via ragionando per sceneggiature frivole.
Mi si perdonerà la bassa qualità di questa immagine, dovuta al repentino salvataggio dal sito di vendite di oggetti usati, prima che il proprietario eliminasse l'inserzione.
Avrei potuto anche comprarlo ma così non è stato. Il prezzo era ancora accessibile, benchè settuplicato rispetto alla richiesta di un ignaro venditore. Ma non sono solito fare rilanci, diversamente da come usano altre persone, per il solo gusto di avere a tutti i costi una cosa, quando altri hanno ottenuto un prezzo definito ed un accordo concluso. Ovviamente non siamo tutti gli stessi e a me non dispiace essere parecchio distante da certi atteggiamenti poco trasparenti.
Il colore più raro. Uno dei tre da me conosciuti. Scatola di caramelle gigantesca che raggiunge i 70 cm di lunghezza. Che bellezza! Il giorno era quello giusto! Ma l'accordo a fine serata non l'ho voluto concludere per questioni etiche; le stesse che mi leniranno il dispiacere di non averlo in collezione quando ci ripenserò. Sarebbe stato un gran bel regalo dei "morti" quello che stavo andando a consegnarmi da solo, con un acquisto sul sito di annunci. Ma i morti, si sa, non portano regali.
25 ottobre 2016. Collezionare fortifica la mia resilienza.
Ascoltando CHILLOUT, in particolare Thomas Newman nell'ormai classico "ANY OTHER NAME".
20 ottobre 2016. E' cominciata l'attesissima nuova edizione di Padova Auto e Moto d'Epoca. Mi aspettano ancora olive da molire. Queste sono le occasioni in cui non vorrei avere delle campagne. Ho sbirciato tra le foto del sito ed ho avuto da amici già alcune notizie che mi fanno rimpiangere di non essermi organizzato diversamente...
18 ottobre 2016. Quando meno te lo aspetti... La JAZZ BAND si è materializzata in una diversa versione. Ringrazio il lettore del mio BLOG, che desidera restare anonimo, per avermi dato l'opportunità di acquistare, obtorto collo, lo strumento del male! (Vedi 8 ottobre scorso).
16 ottobre 2016. Ad Impruneta, Mostra dal titolo "Leggera, economica, riciclabile ed anche bella... la scatola di latta” curata dall'associazione "Il Paese dei Balocchi" di Sesto Fiorentino. A partire da oggi e sino al 23 di questo mese. Per me è troppo fuori mano. (Notizia e foto dal sito www.gazzettinodelchianti.it)
Volendo ci sarebbe anche un'altra occasione per collezionisti esigenti. Ma se Impruneta è già fuori mano...
15 ottobre 2016. E quando non ti aiuta la conoscenza dell'oggetto, cerca di capire cosa lo stesso ti stia dicendo. Andare a ritroso con il tempo non è semplice. Visto adesso, pulito e ricomposto, è tutto comprensibile. Ma da lontano questo manufatto sembrava più una sveglia. Poi da una feritoia nella parte superiore l'oggetto misterioso diveniva un salvadanaio con un finto orologio. I colori sbiaditi lo facevano apparire simile ad un cofanetto Sperlari degli anni '70. Insomma... non era da comprare. Ma il tempo su di esso andava speso.
Si tratta di un salvadanaio dei primi del novecento.Dei tempi in cui la fabbricazione più probabile è la tedesca. La prova del nove l'ho fatta allentando la parete posteriore della finta sveglia. Ho così potuto scorgere la litografia riciclata ben più antica di quanto inizialmente apparisse ad un occhio distratto. E se la ditta avesse preferito usare quelle immagini colorate di bambini che giocano sul ghiaccio con mucchi di foglie di agrifoglio, non mi sarebbe affatto dispiaciuto. Tempo pazzerello in questo autunno di scirocco, con la temperatura di 26 gradi ed i panettoni già riposti negli scaffali dei supermercati.
8 ottobre 2016. Una batteria della ALEMANNI in tutto il Suo splendore! Immaginare di sentirla suonare per ore non è bello...
Dentro casa sarebbe poi un massacro! Certe volte l'esistenza di un giardino diveniva salvifica e consentiva di lasciare sbizzarrire i bambini!
Tempo fa ebbi l'opportunità di acquistare a casa di amici una JAZZ BAND KID uguale a quella che si vede in questa foto. Non la trovai solo ingombrante, mi assalì anche un senso di angoscia... Mi ero interrogato sul motivo per cui era così inspiegabilmente nuova e quasi mai usata. Questa foto è illuminante. I genitori non hanno retto al fracasso che poteva aver prodotto tutto questo insieme di tamburi, piatti, grancassa (c'è anche un sassofono!) suonati inconsapevolmente. Venne riposta subito nella scatola originale e ritengo, senza errare, che sia ancora lì.
6 ottobre 2016. Chi andrà a ricercare su RAIPLAY di oggi la trasmissione "I Fatti Vostri", potrà scorgere la sempre solare Marina Durand De La Penne intenta a parlare della sua materia preferita: le scatole di latta. A lei i miei complimenti per l'abnegazione. Una nota di disappunto alla RAI che Le ha sicuramente imposto di applicare dei cartoncini brutti e deturpanti, ritagliati anche male, su alcune scatole di ditte ancora esistenti. Oggi domani una pubblicità occulta avesse apportato degli indebiti arricchimenti a ditte che si avvalevano di "Cappiello" per pubblicizzare i propri prodotti...
29 settembre 2016. Tutto muta. Eppure tutto sembra così fermo...
22 settembre 2016. Puntualmente accade la coincidenza che mi fa riflettere su quanto certe implicazioni ci tocchino più di quanto noi stessi non desideriamo. Puntualmente subliminali, ma comprensibili solo dopo una serie di eventi... Questa estate prima di partire per le meritate vacanze, avevo opzionato l'acquisto di questa MERCURY della tedesca HUKI. Per questioni di imminente partenza pur confermando l'acquisto, perfeziono il pagamento solo al mio rientro. L'auto è quindi arrivata solo oggi con molto ritardo. Pur mancante della testa dell'omino, quindi incompleta, mi aveva affascinato per i capelli al vento della donna passeggero e per la coloratissima litografia dell'abitacolo.
Appena fuoriuscita dalla scatola che ne ha consentito il viaggio dalla dimora del vecchio proprietario alla mia, ho scorto con un occhio diverso quella che poteva essere una stonatura e che invece è risultata la rivelazione. L'incompletezza dell'auto, mancante della testa del guidatore, indubbiamente desterà nei più rigorosi la stizza dell'impossibilità di completare mai questo gioco. Che terribile iattura per il collezionista sempre abituato a pensare al valore, al costo sostenuto, al possibile ricavo per una futura vendita che non sarà mai effettuata o al ridotto valore di scambio con chissà quale altro oggetto di culto. Quanti pensieri nelle loro testoline... Li prendo in giro questi collezionisti, come se io facessi parte di un'altra tribù...
Ma ripensando al raduno dello scorso fine settimana, notando che la donna ha un viso trasognato e felice; che dispone, sotto le mani guantate, di una confortante mappa che segna una rotta, di due valigie e di un plaid per le prime avvisaglie di un freddo imminente (ieri del resto cominciava ufficialmente la stagione dell'autunno); di fronte a tanti segnali, mi rendo sempre più conto che i pensieri contenuti nella testa, quelli che fanno star male chiunque, non solo i collezionisti, vanno lasciati fuori da certi ambiti.
Qualcuno, malpensante, quindi che spesso ci indovina, potrà dire che la testa è scoppiata ed è sparita per colpa di quella stessa donna (in realtà del bimbo discolo che ha posseduto l'auto giocattolo) che, però, non ride arcigna. Non è carnefice. E' sicura si, ma è anche contenta, di se e dell'uomo che ha accanto. Non contro. Con... insieme... continuamente...
Mia moglie al fianco è stata così negli scorsi giorni ed io ho perso la testa per Lei già dal lontano 1998. Sicuramente ho qualcosa di simile al guidatore della MERCURY rossa. Lieto allo stesso modo di essere da Lei condotto. Anche fuori strada. Ovunque. Il mio volto non visibile qui, come quello del guidatore in latta, sarebbe l'immagine della felicità.
19 settembre 2016. Le auto d'epoca in questi ultimi tempi fanno grande presa sull'immaginario collettivo. Un grande rispolvero di interesse sta riportando all'attenzione vetture dalle linee sinuose di grandi carrozzieri del passato (alcuni ancora esistenti) tra cui, a solo titolo di esempio, annoveriamo: Bertone, Ghia, Scaglietti, Touring, Vignale e Zagato.
I social network sono grondi di immagini dai colori sgargianti (LAMBORGHINI MIURA ARANCIONI, DINO FERRARI BLU ELETTRICHE, ISO RIVOLTA GIALLO PALLIDO). Dalla scuola americana (PEBBLE BEACH in testa) delle sfavillanti cromature di fresco restauro si esibiscono poi vetture che vanno viste con gli occhiali da sole per evitare di restare abbacinati dalla luccicanza, lo "shining" che può ancor far inorridire e che a non tutte quelle auto apparteneva, ma che consente di vincere concorsi e di guadagnare in visibilità. Nella confusione dettata da ingerenze di fondi di investimento e collezionisti esigenti, nuove e proficue economie rilanciano il mondo automobilistico. Si creano tendenze. L'estetica italiana, barbuta e sempre piaciuta, è acclamata a furor di popolo. Il modernariato di lampade, tavoli, divani e complementi tutti d'arredo, che preme sul mercato spento dell'antiquariato, amplifica i campi di interesse nel design a quattroruote. Specie per chi vede queste auto come possibile aggiunta all'arredamento del proprio salotto. Celebre l'invenzione nel film "TOWER HEIST" del 2011 di una FERRARI 250 GTL del 1963 che faceva bella mostra di se in un appartamento a piena luce agli ultimi livelli di un grattacielo. Ad aggravare la combinazione di preziosismi l'auto era appartenuta a Steve McQueen. Un cult di un cult è esponenziale a definire la cifra di ciò che si va cercando per restare esclusivi ed incopiabili.
Una chiave di lettura distorta per chi si volesse sintonizzare solo ora alle auto d'epoca impone perciò uno schema di massima: Cercare l'auto appartenuta ad un divo, magari ad un'asta dove vertiginosamente i prezzi di certe marche restano in ascesa, di altre si elevano proporzionalmente, di altre infine salgono inspiegabilmente solo perchè lo fanno le migliori. A qualsiasi costo quindi.
Oppure...qualora non si possa attingere a pozzi senza fondo, si può rischiare di acquisire solo ciò che il portafoglio permette ed, in modo diametralmente opposto ai criteri della storicità e dell’originalità, effettuare sulla povera auto “tuning” esasperati, personalizzazioni, rivisitazioni, aggiornamenti, accorgimenti di dubbia estetica, fuoriuscite diacroniche dall'epos del carrozziere in virtù di brutti sogni ad occhi aperti di una notte di mezza estate... Storia ed origini si appiattiscono per la “luccicanza”.
Altre tendenze (esistenti da molto tempo) volgono poi alla ricostruzione totale, che parte anche solo da una vite originale, di auto perse nei meandri del tempo, distrutte dall'incuria, dalla dimenticanza, dall'uso stesso. Repliche o rilanci della storia è solo una questione dialettica.
Sotto la doccia fredda di continui rincari si percepisce già che la bolla di sapone sia prossima a scoppiare. Ma finchè non sarà scritta nei libri la corsa in velocità all'adeguamento della nuova tendenza dovrà essere frenetica e irragionevole ...
Il contrappasso vuole che la generazione che ne sta elevando il valore (economico e culturale) per larga parte dimentichi le centenarie, le anteguerra (prima e seconda). Con risolini distaccati si guarda alle partecipanti sempre più lente di una LONDON-BRIGHTON ormai più importante per l'evento in se che per le auto che vi partecipano, testimoniando il progresso avvenuto nel protrarsi del tempo.
Li aspetto tutti al varco. Quando questa frenesia finirà. Quando ci si dedicherà ad altro di più remunerativo. Quando il divertimento per ricchi spiegherà altre vele, forse con una nuova crisi petrolifera, e tutti si dedicheranno alla pesca amatoriale per celare la necessità di doversi spostare e non esserne in grado. Allora lì i dinosauri... (resto criptico e senza volontà di spiegare altro).
Sono rientrato ieri da un raduno di auto d'epoca dove ho realizzato, senza averne l’intenzione, di avere portato la vettura più vecchia: una ALFA ROMEO RL TURISMO del 1924.
Non fresca di restauro, avvenuto in modo conservativo già 30 anni fa, acquistata direttamente dalla figlia del primo proprietario, lo stesso che si rivolse alla carrozzeria FALCO (poi Touring) di Vittorio Ascari per fare realizzare, su un telaio turismo, questo splendido esemplare torpedo.
Non strabordante di cromature. All'epoca in cui fu realizzata vi erano solo le nichelature, dai toni più gialli e meno argentei. Selettore a 4 marce + retromarcia; acceleratore al centro, invertito con il freno (quanti neopatentati saprebbero a prima battuta spostarla di qualche centinaio di metri? Non parliamo poi di affrontare una scalata ad un passo di montagna...).
Benchè il raduno avesse una impostazione di gita prettamente "turistica", quindi consona alla vocazione del mio modello, è stata una grande impresa salire su per le strade dell'Etna e dei monti Peloritani. Io non correvo. Non troppo, credo… (Guardando la foto, si scorga la corsia impegnata dall'auto!) Volevo piuttosto arrivare alla fine. Quindi … Doppietta. Accelerazione dosata ad orecchio. Cambi di marcia continui per adeguarmi alla strada ed alle altre vetture che andavano a diverso passo, quando non repentini a causa di tornanti strettissimi che necessitavano di pennellate a bordo strada. Che sensazione meravigliosa! Da troppo tempo non lo facevo più. Cosa possano sapere le nuove leve della guida all’antica non saprei. E’ un po’ come "essere d'epoca", quindi forse non appartiene più a questo mondo. A costo di apparire antico, ne prendo atto!
Le Ferrari anni '50 continueranno pure a fare record, di costo, non di velocità; mentre le anteguerra varranno sempre di meno, perchè difficili da guidare ed ingombranti, quindi meno ambite, difficili, stancanti. Ma non posso negare che questa distanza dal contemporaneo, mi ha permesso di astrarmi dal contesto ordinario e mi ha perciò dato un senso di rilassamento che cercavo da tempo. Un rilassamento forse anche superiore a quello che mi da la camera del tempo dove riposano i miei giocattoli.
La favola della Tartaruga e della Lepre fa meditare sul concetto di velocità. Bisogna capire quale soddisfazione appaga il nostro spirito… La RL può essere Tartaruga e Lepre. E’ stata entrambe le cose e ad essa devo la contentezza di questi giorni.
11 settembre 2016. Le mostre scambio di Novegro di giugno e settembre sono sempre un po' sottotono. Forse a questa edizione erano più sottotono i partecipanti che gli oggetti, sempre splendidi. Ecco alcune foto...
8 settembre 2016. Qualche settimana fa, parlando di Mucha, ho avuto l'occasione di potere aggiungere su questo sito le immagini di due capolavori oggettivamente artistici. Forse la contentezza dell'acquisizione era tale fa farmi scrivere con eccessiva convinzione e dimenticando che in latta litografata si può pretendere ancora di più. Il nome che questo sito porta è in parte anche un omaggio al capolavoro di Vincenzo Nosenzo, industriale di Savona, nel cui stabilimento (che si chiamava LITO-LATTA) videro la luce i due famosissimi libri di latta: “Parole in libertà futuriste–tattili–termiche–olfattive” e “L’Anguria lirica”. In essi l'arditezza parolibera di Marinetti, l'estro di Tullio D'Albisola, la visione geniale di Munari. Prima o poi mi dedicherò anche a questi due splendidi libri. Occorrerà molta ispirazione...
Definire artistica qualsiasi cosa è però un eccesso troppo facile. Un po' come quegli abusati aggettivi che inneggiano al sensazionalismo, come SPLENDIDO, MITICO, MORTALE, ECCEZIONALE, e via discorrendo, che rendono tutto estremamente comune, banale, sciatto, da dimenticare...
Il nuovo acquisto di questa settimana è spunto perciò per l'opposta visione del termine artistico, non senza riconoscere l'evidente importanza dal punto di vista collezionistico di quanto rivelerò come ultima immagine.
Mostro così oggi due giocattoli in latta che, nell'aspetto esteriore, hanno diversi punti in comune. Non solo per il tipo di gioco, ma per alcuni elementi che lo compongono che appaiono identici.
Questa prima immagine è di una giostra della ditta BELLONI. Essa stessa non è oggetto originale, ma copia italiana di un giocattolo realizzato dalla tedesca HOCH & BECKMANN.
La seconda giostra di cui mostro una etichetta della scatola originale è stata invece realizzata da diverso produttore. L'eguale matrice della fattura dei seggiolini, dei passeggeri custoditi sopra e della stessa grande ruota che li mantiene equidistanti, farebbe pensare il contrario. E' proprio l'etichetta a rivelarlo per chi non ha mai visto altri oggetti di questo produttore milanese di giocattoli. Il costruttore ebbe la velleità, tra le vocazioni che forse gli erano più proprie, di racchiudere nell'acronimo del proprio BRAND anche un aspetto artistico, non immediatamente percepibile. In questo senso il termine rientra in quegli ambiti di sensazionalismo (forse anche millantato credito, pubblicità menzognera, etc.) di cui parlavo prima e da cui cerco di prendere le distanze. Non prendo invece le distanze dal giocattolo che, anche se non artistico, è uno dei più belli tra quelli realizzati da questa ditta.
Da questa osservazione prende spunto quindi la mia valutazione dei giocattoli della GISEA di Milano. L'acronimo GISEA (Giocattoli Italiani Scientifici e Artistici) nasconde l'intento di una fabbrica di giocattoli realizzata da grandi, forse solo per grandi, o comunque intesa a stupire ed attirare più gli adulti acquirenti che gli attenti bambini che forse non volevano nè scienza educativa, nè arte. Questo secondo aspetto, insisto, va osservato con attenzione per capire se le aspettative siano state realmente confermate.
In breve, ma approfondirò scrivendo di più se di più scoprirò di questa ditta, la GISEA realizzava semplici macchine a vapore come trattori, locomotive, rulli compressori; ma anche alcune caldaie poste su basamenti di legno, che trasmettevano il movimento a manufatti (parte del gioco) che la GISEA non costruiva, avendo preferito "delocalizzare" la produzione artistica a ditte terze. Per la restante parte del gioco (la parte più attraente, ma non direi ancora artistica) l'azienda si rivolse ad altri produttori. Forse l'equilibrio tra arte e tecnica è stato calcolato solo dalla fredda scienza e non dalla fantasia esuberante, prorompente, geniale, ardita, visionaria che va oltre il calcolo di uno spazio centellinato anche nei centimetri del posizionamento, condiviso al 50% su una tavola di legno, ma non condiviso nell'aspetto creativo.
La GISEA realizzò anche una macchina a vapore che aziona il movimento delle pale di un MULINO in latta verniciata. Pur non sapendo se il mulino a cui ho fatto accenno sia stato realizzato da ditta estranea, posso oggi annoverare tra gli appaltatori in contoterzi la Belloni. Dalla comparazione è evidente quanto affermo. Questo è lo stato dell'arte.
Giochi con caldaia a vapore negli stessi anni '50 in cui nascono gli automodelli con motore a scoppio a guida vincolata, o i primi radiocomandi della generazione dei RADICON, sono piuttosto obsoleti. Questo è senz'altro un preciso dato che ha impedito alla GISEA di arrivare agli anni '60 (la ditta ebbe breve vita dal 1953 al 1958 circa). Non posso comunque restare indifferente al pensiero di una caldaia che, con dei "CIUFF CIUFF" regolari, stabilizzati da un piccolo volano, dia vita ad un movimento sempiterno... di qualche manciata di minuti... viste le ridotte dimensioni della caldaia.
28 agosto 2016. E quando l'oggetto bello lo trova un amico, invece che un commerciante disposto a rivenderlo? Come si gestisce la contentezza per l'amico con la sVENTURA personale di non essere neanche stati in prossimità?
14 agosto 2016. L’anno di MUCHA per l’Italia è forse il 2016? Non entro nel pieno della “querelle” che sicuramente interessa gli organizzatori delle due mostre che si stanno celebrando, contemporaneamente, in questi ultimi mesi tra Genova e Roma. Durata e periodo coincidono troppo per non destare quantomeno curiosità, quando dovrebbe invece prevalere solo l’attenzione sull’artista. Come se non fosse bastata la mostra di Milano dello scorso anno a celebrarlo, si è perciò materializzata la necessità di una maggiore presenza nel territorio italiano in due diverse città per una contemporaneità, giorno più giorno meno, che soddisfacesse quell’approfondimento culturale altrimenti non sufficiente con una sola esposizione, ormai datata 2015.
Così 120 opere alla mostra di Genova, che è la voluta continuazione logica e ponderata della mostra dello scorso anno di Palazzo Reale a Milano, organizzata da una fondazione che è di un pubblicitario, si sommano ad altre 200 opere al Vittoriano di Roma che provengono dalla fondazione degli eredi.
Ma, ecco il punto. La somma non farà 320. Probabilmente alcune opere saranno presenti in entrambi i luoghi. Mucha ha realizzato infatti multipli, tra cui i notissimi manifesti, che consentono questa onnipresenza in più eventi. L’immanente multiplo diviene iconografia del trascendente Alphonse, ormai passato oltre.
La mostra di Roma non accoglie perciò opere complementari, ed avrà ripetizioni. Un numero maggiore di opere nel complesso, forse una diversa impostazione espositiva, determinata anche dal contenitore, ma necessaria nello stesso momento? Più che un incontro, mi sembra uno scontro. Ed in una terra come l’Italia che non è appartenuta all’artista neanche per l’affiliazione che ha comportato la francesizzazione del nome, in questi tempi in cui lo straniero continua a costituire nel senso comune deleterio ancora una minaccia, non ne capisco la necessità che determina quindi dispersione di energie. Ma non sono un critico, né un fanatico. Ci saranno degli interessi più grandi. Non parliamo perciò di cattivo gusto, sarebbe un ossimoro dinanzi a tanta bellezza.
Alfons Mucha è il più grande rappresentante della Art Nouveau francese, al punto da essere chiamato Alphonse, in realtà ceco e forte nazionalista; lui che cercava il “modo per diffondere una luce in grado di raggiungere gli angoli più remoti”, intendendo tale impegno come qualcosa di più grande di una vita dedicata soltanto ad un lavoro di mera arte decorativa. L’arte per l’arte, l’aspetto squalificante della migliore espressione distintiva dell’uomo dalle altre creature a Mucha non bastava.
Le sue opere spaziano in ogni campo ed hanno toccato anche il packaging, presente a Roma con alcune scatole dei biscotti LEFEVRE-UTILE.
A nessuna delle due mostre mi risulta però essere presente la coppia di vassoi che espongo oggi per completare una conoscenza ancora più vasta della poliedrica produzione di questo artista che visse la difficoltà di far coesistere nella sua opera il trascendente e l’immanente, poiché fu cattolico libero e libero massone allo stesso tempo.
L’opportunità che mi ha consentito di trovare oggi le due teste bizantine: La bionda e la bruna, splendidi reperti del passato lontano, risalenti al 1897, è stata data da un mercato di ferragosto della Francia del Sud. Si tratta di due vassoi di grandi dimensioni realizzati nel supporto materiale litografato da me preferito e raccontato sino all’esasperazione su questo sito. Chi mi ha permesso di venirne in possesso sapeva ciò che aveva. L’ennesima lotta con trattativa di svariate ore sotto un sole cocente ed una umidità dell’aria elevatissima per una collezione fatta ormai sempre più con sacrifici tangibili... Ma, per fortuna, gli avventori di questo frequentatissimo mercato, forse perché non sollecitati, come gli italiani, dalla grande offerta di mostre dell’artista Alfons, sono ormai a generazioni di distanza da quei francesi che hanno ammirato l’Alphonse delle riproduzioni di Sarah Bernhardt, scordandosene inevitabilmente. Una perfetta aggiunta ai prodotti industriali seriali quali scatole e giocattoli della collezione è così l’opera dell’ingegno di questo grande artista. Che sia la mostra di Genova o di Roma consiglio di non perdere l’occasione di vederne almeno una. Siamo ormai agli sgoccioli. Anche la latta litografata ha potuto dare uno spunto.
11 luglio 2016. UN BAMBINO ED UN CAVALLO A DONDOLO. Collezionare giocattoli di latta, almeno un certo tipo di essi, porta ad alcune esclusioni determinate da problemi logistici. Se non si decide di essere onnivori e di "ramazzare" tutto ciò che si incontra nel proprio cammino, indubbiamente è utile escludere qualcosa dalla propria ricerca. Già le vetrine sono ricolme e ciascun oggetto necessiterebbe di maggiore spazio per essere apprezzato meglio. Poichè non è mia intenzione di realizzare un museo fisico che consentirebbe una migliore fruizione e visibilità di ogni oggetto; limitandomi solo alla creazione di un piccolo museo virtuale di alcune delle cose che ho esposto su questo sito; e sempre finchè avrò voglia di scrivere, sarà fondamentale darsi dei confini. Così ho sempre detto a me stesso ed ai miei procacciatori di oggetti rari del passato, che non hanno ancora capito che è la latta ad interessarmi, quindi il materiale, non invece qualsiasi tipo di giocattolo, visto che anche scatole e pubblicità hanno la loro importanza: "Non desidero acquistare monocicli, biclette o pattini; tamburi, fucili od elmi; bambole e cavalli a dondolo." Perchè si tratta di oggetti che vestono il bambino e lo completano nel gioco che poi lo stesso avrebbe impostato. Preferisco cercare, sapendo di non essere il solo, oggetti che abbiano da soli un'anima. Un'aurea. Una bellezza contemplativa superiore. Quindi nessuno degli oggetti descritti sopra.
Ma ci sono sempre le eccezioni, o le contraddizioni dialettiche. Nel caso di oggi non parlo di una vera eccezione, piuttosto della diversa accezione delle parole. Il mio pensiero si dovrebbe concluderebbe rifiutando l'acquisto di cavalli a dondolo, invece...
In mezzo ad un lotto di eterogenei giocattoli, diversi per periodo storico, bellezza e condizioni, mi è stato proposto qualche giorno fa da un caro conoscente non già un grande cavallo a dondolo che un vero bambino avrebbe potuto cavalcare. Piuttosto una trasposizone in scala. Cavallo e bambino sono modellini, ed una cosa sola... Uno di quegli insoliti giocattoli di marca tedesca dei primi del secolo scorso che si autocelebra... una "summa summae". Potrebbe benissimo essere da solo il logo di un museo, la copertina di un libro, un giocattolo da poster, perchè condensa in se stesso molti aspetti del contenitore e del contenuto. E', se mi si passa il termine, autodeterminativo. Un gioco che sceglie di giocare. Per i più precisi ed esigenti si tratta di un giocattolo della ditta MANGOLD realizzato nel 1919 di cui esistono varianti con pastore sopra un san bernardo e personaggio con cilindro sopra uno stambecco.
Quindi ancora una volta la collezione stessa mi fa riaprire quei confini che pensavo di poter delimitare. D'ora in poi non potrò dire che non cerco anche cavalli a dondolo. Anche se forse questo è il migliore degli esempi percorribili nel senso di questa ricerca "borderline".
21 giugno 2016. Lontano dalla vista, lontano dal cuore. Se non scrivo qualcosa, i miei amici di mail, si fanno lontani e scrivono sempre meno. Siamo tutti più impegnati o le metodiche della comunicazione cambiano al punto da migrare solo verso i social? Perchè se è così, scusate se resto "vintage" anche nelle mie manifestazioni di modernità... Pubblico oggi le foto di una BUICK RIVIERA, auto americana, la cui versione giocattolo è, come quasi sempre avviene per questi modelli, di interpretazione e realizzazione giapponese. Il modello è una GIANT DOOR-MATIC CAR della HAJI.
Le forme delle auto europee di grande produzione dello stesso periodo storico hanno un certo "appeal" e, per quanto ancora tondeggianti, qualora presentino i primi caratteristici spigoli, sono forse più incisive per il design, ma direi anche più vecchie. Questo modello, che con vari aggiornamenti ha resistito sino al 1999, nella sua prima espressione, ha una forma che, cambiando aspetto nelle 5 generazioni, per quasi 40 anni era moderna. I cambiamenti di stile e di gusto ne hanno fossilizzato la novità al 1963 e non l'hanno fatta diventare una "istant classic", perchè simile a molte altre. Con il senno del poi, quest' auto non l'avrei voluta possedere. Ma è proprio l'analisi storica che me la fa rivalutare. Ancor più avendola conosciuta per la prima volta solo in tempi recenti, tramite questo giocattolo. L'auto vera è sempre passata inosservata. Questo giocattolo giapponese è invece dotato di caratteristiche che lo rendono molto più gradevole di tanti altri giocattoli coevi di realizzazione nipponica. Particolari che non lo fanno comune ai giochi del medesimo periodo: sportelli apribili, cristalli dei vetri (in plastica) che si alzano, sedili ribaltabili, abitacolo splendidamente definito e maggiormente visibile grazie alla possibilità di rimuovere il "top-cover" bianco tramite un gancio che ne impedisce diversamente la facile asportazione, quindi la perdita. Bella poi nella doppia colorazione che consente di sopportare che si tratti solo di un gioco a frizione senza ulteriori complicazioni meccaniche.
21 maggio 2016. Domenica si celebra la 70° edizione di TOYMANIA, salone del giocattolo parigino.
16 maggio 2016. Nel mio pensiero odierno racchiudo quel che mi è più rimasto delle parole di Roberto Saviano, udite ieri durante la trasmissione di Fazio. E' facile cadere nella retorica, perchè è difficile riuscire a comportarsi "sempre" e senza alcuna eccezione, come la stessa impone. Il giornalista esprime con tutto se stesso un impegno serissimo ed importante per la costruzione di un pensiero positivo comune che si possa attuare tramite la diuturna applicazione della BONTA', intesa come "modus operandi" del singolo gesto, produttivo di un risultato immediatamente tangibile. Senza dovere attendere gli effetti di una faticosa applicabilità della GIUSTIZIA con i tempi che le regole dell'uomo impongono disciplinandone il comportamento, modificandone o comunque rendendo non immediatamente correlabili gli effetti. E' alle parole che ieri ha usato Saviano per concludere il suo assunto che desidero collegarmi, condividendone ogni piega. Perchè rispondono alla stessa maniera di come mi sono sempre risposto io, al motivo per cui ciascuno scrive all'interno del proprio mondo. Più piccolo per il sottoscritto, più ampio e condivisibile per l'alto esempio a cui mi sono ispirato: "La potenza dell'impegno della scrittura. Qualunque sarà la fine, o comunque ... il percorso, ne sarà valsa la pena!" Senza dovere svolgere comportamenti determinati unicamente da un retropensiero, ogni condivisione effettuata a prescindere sarà atteggiamento di bontà nei confronti di chi saprà trarne modalità per essere a propria volta ancora più buono...
9 maggio 2016. INSTAGRAM è un bel modo per condividere la bellezza... Io ho cominciato ad apprezzarlo da qualche mese e consiglio una capatina di tanto in tanto, augurando ai visitatori di non cadere nell'abisso della irrinunciabilità quotidiana a questo tipo di applicazione, sperimentatene le potenzialità. Per quanto concerne le mie immagini, per trovarne molte altre, basta scrivere #LITOLATTA.
5 maggio 2016. "Ei fu. Siccome immobile..." Mi scuseranno i puri se mi metto ad usare impropriamente il Manzoni per mie necessità di similitudine. Per la verità non voluta. Oggi ho per le mani quello che resta di una superlativa EBERL antecedente alla prima guerra mondiale. Manca lo chauffer. Le condizioni sprigionano ruggine un po' dappertutto. Ma la condizione umana soggetta alle manzoniane riflessioni sui limiti dettati dalla Divina Provvidenza toccano anche questo gioco che non proviene "dal Manzanarre" piuttosto dal "Reno". Splendida, per un rugginoso rugginofago come il sottoscritto.
18 aprile 2016. "LA SFERA DI CRISTALLO". Non occorreva per conoscere i risultati referendari di ieri. Ma quella che appare come una sfera è in realtà una vecchia palla di vetro da albero di natale.
Le scorse disquisizioni del 3 aprile le avevo fatte dinanzi ad una foto di un albero di natale del '53 con addobbi esigui. Questa prima immagine di un addobbo più opulento, invece, è stata realizzata dall'altra parte del globo terrestre da un venditore indiano. Ricorda la mano con sfera riflettente di Escher del '35. L'anno di riferimento, rispetto allo scorso argomento, è invertito. E questo è il punto: le osservazioni possibili sul risultato referendario sono ben diverse da quelle che si vogliono fare apparire. Dove è opulenza è povertà. Ma limitiamoci a parlare di oggetti e non di persone... Ecco la sfera da interrogare...
"Sfera, sfera delle mie brame... Quale gioco è il più maccartista del reame?"
In questo mio parafrasare non mi riferisco certo alle "paure" di influenze comuniste, tali tipi di desideri (brame) non albergano in me. Intendo fare un apprezzamento alla manualità di quell'indiano, forse una delle due sagome che si intravedono nella sfera, che ha saputo inserire la testa di un CHARLIE MC CHARTHY della americana MARX su un motociclista decapitato della giapponese MODERN TOYS senza soluzione di continuità. Alla sua manipolazione, che è espressione di capacità, ma anche di arditezza, va la mia attenzione.
Uno sportivo centauro in tuba e monocolo... Dove è opulenza è povertà. Se non è chiaro in tal senso... le immagini dei due giocattoli originali chiariranno ogni dubbio.
3 aprile 2016. "SAPERE AUDE!" Quando si parte presto per i mercatini della domenica e si torna a casa senza acquisti ridondanti, non è il massimo della felicità. In questi ultimi tempi trovo poi che i mercati stiano subendo grandi trasformazioni anche a causa delle rinnovate frotte di nuovi ricercatori, figli della "crisi" (di Renziano oblio) e della disinformazione della "rete". Pochi ossi per troppi cani... Ma non trova niente chi non vuole vedere...
Ecco perciò come anche una sola foto di un natale del 1953 può costituire fonte di conoscenza e di soddisfazione...
La foto era nelle mani di un venditore che è anche un "caro" amico e l'aggettivo non è peregrino. La foto aveva infatti un costo spropositato per le condizioni di conservazione e forse anche per ciò che ritraeva. Ma bisogna avere il coraggio di conoscere.
Una lunga trattativa che mi ha allontanato da tutto ciò che avveniva intorno, tra tavoli e bancarelle che a mio avviso, avevano comunque davvero poco da offrire. Do, ora, la foto in pasto ai cultori che potranno giocare, come ho fatto io, ad indovinare quanto siano stati piacevoli i regali che il "barbuto canuto" ha lasciato nella lontana notte del 24 dicembre 1953 a questo bimbo felice non solo ai fini dello scatto fotografico. La foto dedicata a nonni e zia vede un gioco con elica funzionare ancora (forse perchè si tratta di uno dei primi azionamenti)... Ed i restanti giochi?
Tra gli altri regali, se non risulta distraente lo scarno alberello quasi rinsecchito o ancora di più il nero contatore elettrico o l'impianto a filo sterlingato sopratraccia, i più esperti riconosceranno due BELVEDERE: la TOPOLINO GIARDINIERA della MLB e la più piccola INGAP della serie 500 che riproduce invece una belvedere di fantasia; un bel camioncino da trasporto di bidoni del latte della INGAP; un moto TECHNOFIX g.e.258 ed ancora una schiacciasassi della stessa marca; inoltre ancora un telefono, una palla, un carro armato ed un'autoscala dei pompieri di realizzazione tedesca. A quest'ultima non saprei dare un'attribuzione precisa. Forse qualcuno che la possiede, o che magari l'ha posseduta da piccolo, saprà immediatamente di che si tratta. Quel bambino adesso adulto deve aver almeno compiuto i 70 anni per potere rispondere. Se sapessi chi è il fortunato bimbo chiederei allo stesso, non si sa mai ne custodisca ancora qualcuno!
16 marzo 2016. E' giusto definire importanti solo i giocattoli di grande formato? Quelli che, innanzitutto appariscenti, raffigurano anche oggetti conclamati. Cito, ad esempio, il ROBBY SPACE PATROL della NOMURA che testimonia il successo planetario del film di fantascienza della fine degli anni '50 dal titolo "Il pianeta proibito". Cito anche, in senso contrario, e sempre come esempio, l'argentea auto da record SILVER BULLET della GUNTHERMANN che, con un motore da 2000 cavalli e con l'originale quanto limitato raffreddamento a ghiaccio, tentava di superare i record del mondo di velocità su terra. Potrei fare altri esempi, ma mi soffermo su questi due. Il primo esempio riguarda una storia di fantascienza resa concreta dalla rappresentazione sul grande schermo. Il secondo esempio riguarda un anelito che è insito nell'essere umano di far meglio e fare di più; reso concreto dal tentativo, mai raggiunto, quindi con insuccesso, dati i migliori risultati di altri piloti ed altre vetture.
Ecco allora un razzetto spaziale di produzione italiana degli anni '50 che non è grande, anzi piuttosto piccolino, appena 12 cm e di pura fantasia.
Non è possibile legare ad esso alcun ricordo di evento umano realmente concretatosi. Come per gli esempi fatti non si rifa ad una storia del cinema, sia pur inventata; anche se argenteo, non vuole superare alcun record di velocità... Il nutrito gruppo di personaggi spaziali che sono ritratti nei piccoli oblò litografati lo colloca più nel filone dei viaggi siderali turistici organizzati che in quelli della conquista militare di nuovi mondi. Si dirà che è, semplicemente, fantascienza e che qualunque razzo spaziale può produrre lo stesso effetto. Forse questa è la giusta visione da dare. Una visione razionale del collezionismo dove vale il principio che ciò che si possiede deve avere una visione condivisa dove è ambito ciò che ha un valore omologato e possibilmente molto alto e non c'è spazio per niente altro.
Questo razzo spaziale è per me splendido perchè "italianizzato". Tradisce la forma degli allora coevi aeroplani delle grandi traversate sopra gli oceani, che portavano turisti e non astronauti combattenti. Anche se è pur vero che la forma complessiva è quella di una grossa bomba. E' estremamente piccolo ma, come il robot Nando della OPSET, è verace, schietto, se mi è consentito è anche un tantino tannico... quest'ultimo aggettivo mi serve per rimarcare che nelle botti piccole sta il buon vino...
E' quindi possibile ricondurre a piccolissimi oggetti come questo razzo, mostrato da più scorci, un significato che, alieno da record, successi, vittorie o semplici battaglie in qualsiasi modo conclusesi, definisca invece la concreta forza della scienza inesatta sino a prova contraria, cioè della fantasia? Quella che non abbandona la creazione e ci avvicina all'eterno. Sia pur in salsa italiana. E se non è salsa, qualsiasi altro prodotto della lattoneria utilizzato di scarto dalla sconosciuta ditta che lo ha realizzato. Dentro lo scarico del razzo è possibile infatti scorgere una scritta che fa comprendere come il ciclo della vita di un prodotto industriale in Italia poteva non essere concluso al primo scopo. Il resto è fantasia.
13 marzo 2016. Grande invenzione la APP "w'up"! Non da il dono dell'ubiquità. Ma riesce a produrre effetti che, per un collezionista, sono per molti aspetti simili. Nuovo acquisto a distanza, altrimenti impossibile, in tempo reale ad un mercatino del litorale dello "stivale". Senza dover partire per un luogo remoto. L'auto della tedesca FISCHER è stata rimaneggiata ed ha qualche difetto, ma resta affascinante ugualmente. Quando arriverà la guarderò attentamente.
29 febbraio 2016. Ieri la Svizzera ha detto si al raddoppio del tunnel del Gottardo con una percentuale del 57% dei votanti. La decisione politica, avallata dal popolo, comporterà la possibilità di accedere da e per l'Italia per il tramite di una seconda tratta. Cosa potrà incuriosire mai il collezionista? Semplicemente nelle scorse giornate in cui ho pernottato a Ginevra, mi aveva incuriosito il notevole numero di tabelloni inneggianti al NO ALLO SPRECO, che in francese si dice GASPILLAGE.
Tre miliardi di franchi sarà il costo di questo raddoppio. Ma è stata la parola GASPILLAGE ad entrarmi nel cervello. "NON AU GASPILLAGE". Me lo sono ripetuto tante volte in quei giorni e soprattutto nel giorno del ritiro della BALILLA OMAS. Nell'attesa che il negozio aprisse avevo poi comprato anche questa galleria in latta in scala "1". Il proprietario, di origini italiane, proveniente dall'Argentina, per vent'anni vissuto sulle navi da crociera, aveva un negozio di oggetti d'epoca di ogni tipo e con una piccola collezione in stile "wunderkammer". Un personaggio davvero curioso. Per entrare nel suo "atelier" d'esposizione occorreva ruotare la manovella di un vecchio telefono posto fuori dal negozio in stato di apparente abbandono. Un bel modo per fare ritornare indietro nel tempo il viandante che avesse voluto far capolino nel negozio. Questo espediente "telefonico" studiato dal proprietario lo rendeva anche un coraggioso, non già perchè lasciava il telefono fuori dal negozio. Per avere coraggio ci vuole fegato. E lui, chiamandosi Leber, il fegato lo aveva anche nel cognome. Ma perchè mi ha indotto ad uno spreco. Un GASPILLAGE per un TUNNEL. Potevo farne a meno...
Alla fine l'ho usato come custodia rigida per salvaguardare il viaggio della BALILLA. In pratica giunta in Italia tramite una galleria.
Gli Svizzeri, saggi, conoscono la valenza delle innovazioni.
20 febbraio 2016. La Balilla realizzata dalla OMAS di Torino nel 1932 è ora in collezione. Per 18 anni è stata esposta in una vetrina di un negozio di Berna, in Svizzera, non richiamando l'attenzione di alcun visitatore, forse anche perchè nascosta in mezzo a centinaia e centinaia di bambole. La storia di questo ritrovamento trae origine da un viaggio di una persona assolutamente disinteressata...
Ecco quel che resta di questa Fiat Balilla della OMAS. Questo giocattolo, che ha anche le precisioni di un ottimo modello, nasceva inserito all'interno di una confezione nella quale era posizionato smontato. Andava verniciato e montato. Questa versione, purtroppo priva dei fari originali, ha un principio di verniciatura sul tetto e sul cofano motore. Le ruote sono in gomma piena. Il motore è perfettamente modellato, anche se non ha funzioni meccaniche. Per quanto avevo scritto lo scorso 10 gennaio a proposito del Pluto Bordoli, anche questo modello giocattolo non dovrebbe far parte della mia collezione. Non ha una sola parte realizzata in latta litografata. Ma l'estrema difficoltà di reperimento di questo pezzo e la sua innegabile fedeltà al modello vero, lo rendono così affascinante da impedirmi di resistere. Al di sotto di questa immagine, la "semplice" storia...
Nell'imminenza del sopraggiungere del nuovo anno, mia cognata lo scorso dicembre aveva scelto come meta di celebrazione delle festività la "neutrale" Svizzera. Stanca di vedere solo Ginevra, decide di recarsi, tramite un trasferimento con treno di ben due ore, nella città di Berna. Il girovagare senza una precisa meta la porta in prossimità di una PUPPEN-KLINIK, un rifugio per bambole, oltre 800, erano all'interno di questa boutique che apre soltanto in orari pomeridiani.
La necessità di ripartire in giornata non le consente di indugiare oltre. Ma la sua gentilezza d'animo nel volermi fare partecipe dell'esistenza di questo negozio, si conclude con l'invio di 8 fotografie delle vetrine. Tra gli oggetti piccolissimi che possono scorgersi in queste foto viste da uno smartphone di nuova generazione sbuca anche questa Balilla. Pollice ed indice poggiati sul telefono distaccandosi permettono di allargare l'immagine. Quello che era soltanto intuito diviene più nitido. L'auto BALILLA è quella che conosco da alcune pubblicazioni, da un salone d'auto depoca di Torino di diversi anni fa. Le fattezze sono quelle...
La giovane ragazza che mi ha inviato le foto non ha molta dimestichezza con i giocattoli d'epoca. Quindi non aveva alcuna volontà di segnalarmi solo questo giocattolo. Spesso in passato mi ha inviato altre immagini di suoi viaggi nel mondo che non sono risultate produttive, anzi solo distraenti. Per questa sola volta però si è fatta perdonare di tanti invii privi di interesse per il collezionista che è in me. Il resto?
La trattativa telefonica è cominciata in francese, si è poi sviluppata in lingua italiana; poichè dei due proprietari: MAX e WALDI, simpatici e molto cortesi, il secondo di madre italiana, ha deciso di rispolverare la sua lingua. Accordo telefonico. Bonifico di un acconto. Poi per settimane più niente. Altre distrazioni, su cui sorvolo, mi hanno impedito di pensare a recuperare queso giocattolone per portarlo a casa. Poi, con la mente più serena, ho pensato a questa acquisizione. Ho chiesto a mia moglie se Le andava di fare una capatina in Svizzera... Non mi ha detto di no. Non me lo dice mai.
Max e Waldi ci hanno ospitato lungo gli angusti passaggi del negozio, completamente pieno di bambole di ogni foggia e materiale, da cui ha fatto capolino anche questo giocattolo che una signora d'altri tempi, vicina di casa dei due non più giovanissimi personaggi, aveva dato loro per la vendita oltre 18 anni fa.
Che questa Balilla non abbia attratto uno svizzero ci può stare. In fondo è sempre un auto utilitaria di altri tempi e dai colori non particolarmente affascinanti. Non posso però pensare che neanche un italiano sia passato dalla strada più centrale di Berna e non ne abbia fatto mai richiesta. Così intanto è stato.
Non vado oltre nella descrizione del viaggio in città svizzere che non mi allettano per il turismo invernale. Se vi trovaste a Berna consiglio di andare a vedere il Museo che ospita Klee e Wolfli. A Ginevra, città visitata per la opportunità di uno scalo unico dall'aeroporto della mia città, qualora non amiate l'arte contemporanea del MAMCO, situato a poche centinaia di metri di distanza da altri musei, consiglio il Museo della PATEK PHILIPPE, che val bene una visita. Contiene anch'esso giocattoli, ma per persone adulte.
In mezzo alle grandi complicazioni con calendari siderali ed equazione del tempo, si perdeva il senso del tempo. Tornato alla realtà del rientro mi accontento di questa Balilla e la condivido così come trovata. Ragionerò sulla doverosità di effettuarne un restauro o di lasciarla nelle condizioni in cui l'ho trovata.
17 febbraio 2016. Sono rientrato dalla Svizzera. L'acquisto è stato completato. La foto da me scattata di fronte al negozio conferma che il gioco non è più disponibile.
14 febbraio 2016. Si fa sempre più concreto l'acquisto del 30 dicembre scorso. Questa l'immagine che ha dato inizio alla ricerca...
10 febbraio 2016. Continuando a parlare del filone della auto di latta pubblicitarie meno note e comunque non risalenti al lotto di auto giocattolo immesse prepotentemente da qualche mese nel mercato collezionistico, parlo oggi del CIRCUS APOLLO. Questa volta procedo innazitutto a mostrare le mascherine anteriori di due modelli. Basterebbe solo questa immagine per comprendere che si tratta di due oggetti diversi. Ma quante occasioni si possono avere di averle contemporaneamente dinanzi?
Le forme dello stampo evidenziano un passaggio epocale. Il primo dei due modelli del CIRCUS APOLLO è del 1953. In quel periodo storico le auto sono ancora caratterizzate dalla mascherina alta del radiatore ed i parafanghi avvolgenti delle ruote molto pronunciati. Il secondo modello, più tozzo, ma sostanzialmente più aerodinamico, è invece del 1957.
Altro elemento è poi dato dalle ruote. Nel secondo modello in plastica, mentre nel primo ancora in lamierino. Quando non si dispone di alcun catalogo d'epoca, soccorrono perciò ancora una volta, come per altri casi di altri giocattoli, le piccole targhe posteriori. Diversamente, bisogna fare riferimento, in modo non sempre preciso, alle fogge delle auto d'epoca coeve al modello rappresentato.
5 febbraio 2016. Oggi si celebra la festa di S.Agata, la Patrona della mia città. Questa scatola salvadanaio venne realizzata per la raccolta di offerte finalizzate alle celebrazioni dell'evento specifico della FESTA CENTENARIA intorno ai primi anni del secolo scorso. Lateralmente si scorge la riga con la scritta N° (numero) sotto la scritta SALVADENAIO dove andava apposto il numero seriale corrispondente al detentore della scatola che si sarebbe occupato della raccolta. Il committente pensò bene con questo stratagemma di controllare l'affidamento di queste scatole. Come si suol dire: "Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!". Probabilmente questa scatola non venne utilizzata o forse, voglio auspicare, venne solo svuotata con diligenza, asportando il contenuto, non invece la copertura superiore, collezionisticamente adesso più importante...
31 gennaio 2016. Alcune pubblicitarie che non si vedono spesso... Le prime due della MARCHESINI: versione SHELL ed ESSO, la terza della PINOTTI nella versione AGIP e dal colore azzurro tenue. Di quest'ultimo modello esistono anche altre "nuances" di colore con la stessa pubblicità.
26 gennaio 2016. Collezionare con discernimento o raccogliere senza criterio? Spesso mi sono posto questo quesito. Comprare quello che capita comporta un po' essere dei tuttologi, quindi in pratica sapere poco di tutto e non approfondire niente. Seguire una linea ben precisa invece, come quando ci si impegna ad incominciare il più complesso degli album di figurine, o un mosaico, o un puzzle può comportare, se si opera con giudizio ed attenzione, di saperne abbastanza e di avere una visione d'insieme importante, quando non autorevole. Ma (è noto!) chi sale troppo rischia di cadere. Quindi cercare ogni singolo pezzo mancante senza il quale la completezza resta lontana può comportare dei rischi. Ciò determina un fine ben preciso. Se il fine si raggiunge velocemente occorre cercare altri limiti. Ma certe volte questo limite è comunque inavvicinabile, non per questioni di spesa (che hanno anche la loro incidenza per chi non può attingere all'infinito), quanto piuttosto per questioni di mancanza di conoscenza circa ciò che si dovrebbe cercare. A volte sopperiscono i cataloghi; altre volte le notizie di collezionisti più anziani, quando non giovani ma più esperte; altre volte semplici informazioni trasversali possono essere d'aiuto; quando non sono tali i ritrovamenti occasionali; la profonda osservazione che instilla il dubbio circa la possibile esistenza di un pezzo mai visto, ma che deve esistere; sino infine alla ricerca del mito...
Quindi quale che sia il proprio intento: collezionare ogni singolo pezzettino che cerchi di chiudere un genere o raccogliere quello che capita; entrambe le soluzioni comportano il rischio di fuoriuscire da un giusto ambito entro il quale bisognerebbe a mio avviso restare. Perdersi perciò nel tempo della ricerca o perdere soltanto tempo con una ricerca non necessaria?
Qualche mese fa mi era stato proposto l'oggetto che pubblico in questa prima immagine. Non lo avevo mai visto, ma ne avevo compreso la sicura provenienza da un passato piuttosto remoto. Sicuramente la foggia dell'auto era coeva al periodo in cui le auto vere, a cui il modello si ispira, calcavano le strade da pochissimo tempo. Avevo comunque rinunciato all'acquisto, per il solito motivo: non si tratta di un oggetto litografato. Non è latta, piuttosto ottone pressato.
L'oggetto, per certi aspetti misterioso, perche somigliante ad un automodello, ma senza carica a molla, senza tracce di meccanismi, piuttosto pesante e dallo strano contenuto, fu poi acquistato da altri in quella prima occasione. Domenica scorsa è ritornato, come spesso accade, nuovamente in vendita, a cifra addirittura di gran lunga inferiore alla prima richiesta. Quindi più appetibile. Perciò l'ho acquistato ed analizzato mentre lo fotografavo. BETEL MOTORCAR brevetto 75086 si scorge nella parte posteriore. All'interno, una serie di vaschette (con la superiore asportabile che sembra un portacandele da porre sotto il modello) potrebbero fare pensare anche ad una gustosa ipotesi di "RACLETTE", ma il gioco non è francese. Difficilmente un costruttore di altra nazionalità penserebbe perciò all'ipotesi che ho formulato. Si ripalesa quindi l'ipotesi più probabile che si tratti du na sorta di servizio da scrittoio. Il web aiuta poi a comprendere che è stato effettivamente pensato come oggetto da tavolo: vaschette per gli acquerelli nascoste all'interno di un'auto anni '40. Ora in collezione, chissà accanto a cosa... Ci sto pensando con difficoltà. La mia scrivania è già piena di carte e di trofei di caccia (per mercatini, naturalmente... che non si pensi altro!) Di fronte a questo oggetto, mi sono posto, per l'ennesima volta il quesito se io sia un raccoglitore od un collezionista... Ho accresciuto la mia conoscenza che così condivido con chi mi legge. Ma la mia collezione ne aveva bisogno?
25 gennaio 2016. Ho molti giocattoli da scambiare o cedere. Qualcuno è interessato?
CLICCATE sulla faccina del robot per andare alla pagina della lista relativa ai giocattoli che posso cedere.
19 gennaio 2016. Da qualche mese a questa parte le compagnie telefoniche che prima battagliavano con offerte in "minuti", che ora son divenuti "Giga", si sono organizzate per bloccare il passaggio in ingresso sui cellulari anche del minimo byte. Prima c'era una tolleranza determinata dalla velocità ridotta di connessione. Ora i rubinetti sono stati chiusi. Perciò chi si trova fuori casa e non ha l'ADSL funzionante per troppo traffico consumato, un contratto povero di Giga, nessuna possibilità di aderire al wi-fi di qualche amico... vede inesorabilmente il contatto con il mondo, spesso definito virtuale, divenire virtuoso. Nel senso che, non essendo più permesso alcun accesso, non avviene proprio.
Con l'immagine in dettaglio, da un vecchio vassoio della FERRO CHINA BALIVA di Roma, esprimo il senso di ansia da informazione, di vuoto di dati, di insopprimibile necessità che circonda e costringe, nei primi attimi, chi venga defraudato della necessità del "TO BE WIRED", cioè dell'essere collegato. Necessità che impone di adeguare il contratto telefonico alle rinnovate esigenze di rincorsa contro i detentori di Giga, dispensatori dell'altrui sapere. L'accaparratore della foto (così definito nel dettaglio) ha il sorriso di Panariello, la pelata di Bruce Willis, non so se abbia anche i pantaloni di PIF. Ma è rincorso anche da istituzioni civili e religiose, il che ne fa una persona al "passo" con i tempi. Anche perchè tutti lo vorrebbero arrestare! Nei tempi attuali gli accaparratori sono però altri. Si perdono tra i BOSCHI e vogliono tutto non contentandosi di un QUARTO.
11 gennaio 2016. "Mi è venuta la scimmia!" è un detto di uso abbastanza recente il cui vero significato è un po' oscuro. Chi lo interpreta con l'avere un desiderio ostinato, chi con l'essere completamente ubriaco, chi ancora con l'essere annoiato. Ci saranno anche altri significati, ma li sconosco. L'immagine risalente alla figura retorica è quella di una scimmia inquieta che standoti in prossimità genera qualche forma di ossessione... Ed allora il punto. Mi è venuta la scimmia! Meglio... l'esperienza di oggi è l'arrivo a casa di un pacchettino con una scimmia. Eccola qui ritratta...
Si tratta di un gioco di destrezza dei primi decenni del secolo scorso che veniva venduto o regalato come gadget pubblicitario. In questa fattispecie, promozionale di un emporio alla moda di berretti, cravatte, ombrelli (ancora definiti parapioggia) e "lingerie". I negozi monomarca erano ancora davvero lontani.
Qualcuno potrà pensare che mi sia venuta la scimmia per riallineare in questo gioco di destrezza gli occhi e i 4 denti che, altrimenti, vagherebbero all'impazzata all'interno del vetrino costrittore. Si può dire che ai dentini della scimmia sia venuta la scimmia. Almeno al momento del vorticoso propagare per il ristretto cerchio che li contiene. Ma non è solo per questo che gioco sul significato di questo modo di dire. In realtà il gioco, dopo una prima fase di studio è abbastanza semplice. Ma allora a chi è venuta questa scimmia?
La scimmia è venuta ad un signore svizzero che oggi, mentre allineavo i denti della scimmia per fare questa foto, mi ha chiesto come si fa un sito come il mio. Il Suo fine era quello di esporre la propria collezione. Io penso di essere vintage come collezionista non solo per ciò che cerco, ma anche per come lo ritraggo sul web. Dove tutti gli altri siti preferiscono il bianco di sfondo (colore che tutti gli altri colori allontana), io prediligo il nero che tutti i colori attrae. Pensavo di essere la persona meno indicata a dare consigli in merito. Ho anche ricevuto critiche in passato finalizzate ad un tentativo di ammodernamento. In fondo il mio vero intento è quello di condividere e parlare di latta, non di linguaggi JAVA o HTML. A questo punto penso che la scimmia sia arrivata anche in Svizzera!
Ma voglio concludere con un'ultima considerazione che scaturisce dalla visione della foto. La venuta della scimmia è un fattore estremamente contagioso. La scimmia ritratta sembra inorridita dall'inadeguato messaggio promozionale d'altri tempi o forse piuttosto da quanto ho scritto adesso io. O forse da entrambe le cose. Ma già chi la realizzò con brevetto D.R.G.M 180082 la volle con una mano sul proprio collo a soffocare il proprio disgusto... Annoiata? Ubriaca? No. Le è venuta la scimmia!
10 gennaio 2016. Non dovrebbe rientrare nella mia collezione perchè non in latta litografa, ma in alluminio verniciato. Si tratta di un giocattolo della rinascita. Inteso come tale il periodo dell'immediato dopoguerra quando i giocattoli avevano un sapore molto particolare ed i materiali erano quelli che erano... Pluto nel periodo compreso tra i primi anni '40 ed il 1951 fu protagonista di molti cortometraggi animati che lo fecero conoscere ed amare anche dal pubblico italiano. Troppo carino e fedele all'originale, giusta concessione Walt Disney, questo giocattolo assolutamente italiano, per non accettarlo in collezione anche se di materiale appena differente.
9 gennaio 2016. Riprendiamo a parlare di giocattoli. Questo clown cavalca un ciuchino che non voleva saltellare ormai più da tanto tempo. Di un'amica collezionista. Qualche raddrizzata all'allineamento del meccanismo è bastata per dargli nuovi sprazzi di vita, anche se con qualche acciacco. Si tratta di un gioco della tedesca GUNTHERMANN degli anni '10 '20.
6 gennaio 2016. L'Epifania oltre ai significati religiosi plurimi, deriva etimologicamente dal greco antico ed ha come primo significato la "manifestazione", è legato perciò alla manifestazione della nascita del divino avvenuta giorni prima. D'ora in poi e per sempre, lo ricollegherò alla manifestazione di una nuova nascita di mio padre. Ieri ha superato un grave arresto cardiaco grazie all'immediato intervento del pronto soccorso dell'Ospedale Garibaldi. La foto dell'oggetto misterioso di oggi non avrebbe alcun legame, se non fosse per il fatto che l'ho acquisita qualche settimana fa, per la mia curiosità di imprenditore agricolo, essendo stata realizzata dalla Federazione Agraria Argentina.
1 gennaio 2016. Come ci si sente dopo aver fatto le ore piccole il primo dell'anno? Le risposte potrebbero essere tante, dipendenti da molti fattori...
Per chi avesse voglia di rileggere quanto scritto negli ultimi tre anni, è pregato di cliccare sui rispettivi link
2013
2014
2015 .
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La foto era preparata da giorni, ma attenendo materiale medicale di primo soccorso, non sapevo perchè parlarne. E dire che di primo soccorso sono pratico, perchè informato. Disposizioni di legge attuali impongono anche agli appartenenti alla categoria dell'agricoltura di saperne i rudimenti per questioni attinenti la sicurezza dei dipendenti sul lavoro. Ma non avrei saputo gestire una situazione così grave personalmente. Una epifania importante quest'anno! Ma soprattutto una EPIFANIA!
Penso che questa immagine di un gadget della FERRO CHINA BISLERI che ha superato almeno 100 nuovi anni prima di arrivare al 2016 in modo quasi indenne (la foto è recuperata da una recente asta on line), racchiuda molti dei probabili visi di coloro che hanno festeggiato l'obbligatorio banchetto propiziatorio. Quante lenticchie saranno arrivati a mangiare e quante ne avranno inesorabilmente lasciato, perchè ormai sazi? Lo sguardo inquadrato dentro due lunette, da cui pare che gli occhi desiderino andar via per direzioni discordanti, la dice lunga. Coraggio! L'Epifania tutte le feste porta via!