31 dicembre 2017. Questa sera in concomitanza con l'inizio del nuovo anno, uno spettacolo di coreografie sospese a quindici metri di altezza si estenderà lungo le piazze Duomo ed Università della mia città. La stessa città che ha dato i natali al grande compositore Vincenzo Bellini, le cui musiche saranno colonna sonora di tutta la sera, intonate da un coro sparso di dodici cantanti nel "Palazzo che canta", diverrà poi discoteca senza pareti, una sala da ballo d'altri tempi, con DJ-SET HOUSE delle musiche belliniane rivedute in chiave moderna. La musica potrebbe lasciare indifferenti i catanesi; costituirà comunque una elevazione spirituale dell'identità degli stessi nei confronti delle varie generazioni che vi assisteranno, oltre che dei turisti che, per una volta vedranno uno spettacolo diverso dalla solita proposta agatina dei primi giorni di febbraio. A questa visione d'insieme della città con l'elemento unificante di Vincenzo Bellini dedico questa scatola trovata oggi al mercato delle pulci. Una scatola "UNICA" (effettivamente è la prima volta che ne vedo una) destinata alla conservazione di biscotti wafers della UNICA di Torino in occasione della celebrazione del primo centenario belliniano del 1935, anno a cui risale. A proposito di anni... 2018 è il prossimo. Buon anno a tutti!

Scatola di biscotti UNICA - confezione speciale riservata al centenario della morte di Vincenzo Bellini - foto di GIOVANFRANCO DI GIUNTA

Scatola di biscotti UNICA - confezione speciale riservata al centenario della morte di Vincenzo Bellini - foto di GIOVANFRANCO DI GIUNTA

 

26 dicembre 2017. Settantanni fa fu fondata da Mario Galletti, a Milano in via Annunciata 14, la Superlux. Questa ditta come molte altre dell'aurora della rinascita italiana partì dai migliori presupposti: fare qualità in modo manifesto, senza limitazioni. Fu proprio questo il limite però che ne segnò dopo pochissimi anni la fine. La più bella autogiocattolo del dopoguerra senza ombra di dubbio. L'auto sembra uscita da un bozzetto di Revelli di Beaumont. Il colore verde chiaro quasi fosforescente, la fa molto moderna ed attuale. La capote e la selleria sono in vera pelle cucita a mano. Dispone di impianto elettrico per i fari anteriori, per la luce interna di cortesia del cruscotto e per la luce targa. Una robusta carica a molla ed i poderosi paraurti consentivano a questo giocattolo di resistere ad urti importanti. La targa svizzera, smaltata così come lo stemma anteriore, arricchivano l'aspetto già sontuoso laddove non bastasse la sola denominazione di marca.

ITALIAN MOTOR MODEL TIN TOY CAR - foto di GIOVANFRANCO DI GIUNTA

 

Il fondo nero dell'auto è verniciato con delle mascherine fustellate che fanno risaltare con colore rosso la scritta "SUPERLUX" in corsivo svolazzante e con colore bianco, le scritte "MOTOR CAR MODEL","MADE IN ITALY" ed ancora "BREVETTATO" in più lingue, in modo da ricordare i coevi giocattoli tedeschi della Schuco (già esistenti prima della guerra). Come per un'auto vera le istruzioni d'uso e manutenzione (definite provvisorie) sono state dattiloscritte a macchina in due pagine ed in esse si scorgono delle perle come: "E' un articolo di pregio ed istruttivo."; "Fare attenzione che la chiave non urti contro la carrozzeria"; "Attenzione che nell'aprire la vettura la carrozzeria non vada ad urtare contro il tavolo ed altro"; "E così pure fare attenzione di non rigare la carrozzeria con i bottoni del vestito, anelli o ferri".
Grazie a tutte queste accortezze descritte dal fabbricante e a tutte quelle adoperate dal vecchio proprietario che ne ha permesso una perfetta conservazione, questo splendido esemplare dotato di scatola originale viene consacrato in tutta la sua bellezza e restituito al mondo collezionistico.
In tempi attuali, i prodotti sono ormai segnati sin dal nascere dal concetto di "obsolescenza programmata". Celebre in tal senso la DRM CHAIR realizzata nel 2013 che, tramite un sensore programmato per un uso non superiore alle 8 sedute, interviene sui giunti in cera provocandone l'autodistruzione. L'inventore, Thibault Brevet (Proprio così! Nomen omen, si chiama Brevetto l'ideatore della DRM CHAIR) porta una serie di interrogativi sul senso del design ed in senso critico sui temi del copyright, della proprietà intellettuale e del possesso. Si comprende così oggi, col senno del poi, come non fu solo l'elevata qualità della SUPERLUX a decretarne la fine. Questo giocattolo era stato realizzato per resistere al tempo. Ritengo che Galletti debba essere opportunamente celebrato nei settantanni dalla realizzazione del suo progetto, poichè a sue spese e in un numero limitatissimo di esemplari è riuscito nell'obiettivo più nobile di conservazione a lungo termine. Un grande grazie collezionistico a questo pioniere del lusso italiano, ai più sconosciuto.

ITALIAN MOTOR MODEL TIN TOY CAR - foto di GIOVANFRANCO DI GIUNTA

 

23 dicembre 2017. Si approssima la vigilia... Da quale paese del mondo sopraggiungerano quest'anno i regali di Babbo Natale? Si presume sempre dalla imperante casa madre di tutte le realizzazioni in serie, quindi con marchi made in China. Questo giocattolo in latta, per la verità, è stato realizzato nel Giappone degli anni '50 ed anche se i tratti del portatore sono asiatici l'immagine serve a determinare lo spunto per esprimere un concetto di facile comprensione. Ma l'evoluzione dei tempi modifica ancora più il punto di vista. La stragrande maggioranza dei regali giungerà nelle case degli italiani da spedizionieri del colosso della vendita online americano. Quale che sia la natura dei prodotti, quest'anno Babbo Natale sarà americano e si servirà di renne italiane. Sottopagate e "determinate".

foto di GIOVANFRANCO DI GIUNTA

 

26 novembre 2017. Quanti conoscono il giocattolo Tonino della Marca Aeroplano citato in questo cartoncino pubblicitario? Ci sarebbe anche il carro armato...

foto di GIOVANFRANCO DI GIUNTAfoto di GIOVANFRANCO DI GIUNTA

 

19 novembre 2017. Non ho un sorriso splendido come CHLORODONT in questa settimana, pur avendone lo "smalto"... Anche questa ditta si servì del Carosello per proclamare i propri prodotti.

foto di GIOVANFRANCO DI GIUNTA

 

11 novembre 2017. Un genere a me caro è il Carosello. Quest'anno compie il suo sessantesimo compleanno dalla creazione. In realtà completò la propria esistenza dopo soli venti anni. L'ultima giornata di programmazione coincise con la fine del 1976. Per essere precisi il primo gennaio del 1977.
Oggi si è celebrato l'opening di una interessantissima manifestazione che invito ad andare a vedere. Presso il Museo della stilista Marella Ferrera in prossimità di Piazza Duca di Genova a Catania. Sono presenti gadget, pupazzi in vinile gonfiabile, in plastica soffiata, in plastica componibile,in gomma, in panno lenci, in cartoncino; insomma in tutti quei materiali che, in un periodo abbastanza coincidente con l'inizio del Carosello, hanno soppiantato la latta.
E' presente in questo senso anche un giocattolo in latta col personaggio in plastica dell'Angelino del Super Tide che ho prestato per l'occasione dalla mia collezione (in passato l'ho anche mostrato sul blog, ma i più attenti lo potranno riconoscere tra i vari oggetti mostrati qui sotto) e che è un ottimo esempio di transizione tra i due mondi. Per certi aspetti rappresenta effettivamente il genere dei giocattoli in latta oltre il quale non amo andare. Ma proprio questa diversità di materiali e di "concept" fa tutti gli altri decisamente attraenti. Quando infatti i giocattoli in latta cominciano ad avere troppa plastica, perdono quel senso del bello che me li fa così tanto apprezzare. Se però, come in questa mostra i materiali sono ben altri, tutto viene rimesso in gioco ed è facile restare irretiti non necessariamente nella sola chiave nostalgica di chi li ha visti da bambino. Anche se non ci si è arrivati in "zona Cesarini" come me che avevo 4 anni quando volgeva al termine, non si può restare indenni da tanta bellezza!
Tornando alla mostra, sono presenti dei personaggi meravigliosi, fuoriusciti dalla creatività dei fratelli Gavioli della Gamma Film, dallo studio di Paul Campani e da quello di Armando Testa. Solo per citarne alcuni: ALL IL MANGIASPORCO, UNCA DUNCA, IL VIGILE DELLA LOMBARDI ED IL TROGLODITA, CAROLINA, SUSANNA, GEO, GEA, BAFFINO, CAMILLO IL COCCODRILLO, SVANITELLA, RICCARDONE, PROVOLINO, ANGELINO, TOTO E TATA, L'OMINO BIALETTI, L'OMINO HAG, IL PAULISTA, CARMENCITA E CABALLERO, IL MERENDERO, IL PIRATA SALOMONE, CAPITAN TRINCHETTO, PAPALLA e potremmo andare ancora molto avanti anche con i testimonial umani come MIKE BONGIORNO, LE SORELLE KESSLER, RENATO RASCEL e via dicendo. Ma adesso devo fermarmi. Tutto quel che resta, ed è ancora tantissimo, va visto di persona...

60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli

60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli

60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli

60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli60anni Carosello: Lenci, gonfiabile e ritornelli

 

8 novembre 2017. Non amo fare citazioni, preferisco conoscerne i valori intrinseci e farli miei nell'esercizio delle attività di tutti i giorni. La frase usata da me lo scorso 1 novembre aveva un fine preciso e dovrebbe averlo raggiunto.
Quindi non dovrei farne più, per non apparire in poca sintonia con me stesso, a meno che non avessero un secondo fine. Ma pochi giorni fa questo slogan intelligente ed elegante, sia pur nella precisa volontà di colpire profondamente le coscienze dei tifosi di Maranello, oltre a rammentarmi l'importanza di confrontarsi con antagonisti adeguati mi ha soprattutto ricordato che si può esprimere in tanti modi la propria contentezza per un risultato raggiunto. Al di là del fine di primeggiare che attiene le gare sportive e non altri modi di primeggiare che vanno invece visti negativamente. Quindi solo per quelli che attengono la sana competizione. Qual è la frase? E' questa:

 "Il valore di una vittoria è nella grandezza degli avversari".

Di per se una frase scontata, se non riguardasse la conclusione di una video-celebrazione della vittoria dell'ultimo campionato di Formula 1. Una MERCEDES AMG verde metallescente che, scoperta da un telone rosso ove era più naturale pensare di veder fuoriuscire un bolide di Maranello, si appropria dell'asfalto modenese; delle scie della pista del circuito di Modena che si trova a Marzaglia (perchè Fiorano sarebbe stato troppo!); sino a sfrecciare dinanzi all'ingresso storico dello Stabilimento Ferrari; concludendo questo scorazzare, indiscusso e caparbio, sino all'uscita dal comune di Maranello da una strada provinciale con un raggio di sole crepuscolare che fa capolino da madide nuvole, prossime al pianto. Segnaletica a fondo bianco con nome del paese sbarrato. Maranello finisce lì.

snapshot dal sito QUATTRORUOTE.IT

 

Non sono un tifoso, e solo per volere avere una parola di conclusione, mi chiedo se la scelta del colore della Mercedes, verde speranza, sia forse un canto del cigno?

6 novembre 2017. Riallacciandomi alla frase del DALAI LAMA che ho pubblicato per legittima difesa negli scorsi giorni voglio predicare bene, ben consapevole di razzolare male... A cosa servirà mai tenere spazio vuoto nel proprio cervello se poi si opera come ha fatto pochi giorni fa il sottoscritto... Per questioni di associazioni di idee, girovagando sul web, mi sono imbattuto in un video di un film diretto e interpretato da Nino Manfredi. In esso già dalle prime scene il protagonista si aggirava per i ponti di Venezia. Il film risale al 1981. Ad un tratto, in pochi fotogrammi ho scorto una tabella Philips, che tra l'altro ho in collezione; ho fatto uno "snapshot" e l'ho studiata con curiosità.

snapshot dal film NUDO DI DONNA - foto di Giovanfranco di Giunta

 

Poi la ricerca si è spostata ai tempi attuali. Ho cercato di vedere cosa fosse rimasto ancora su quel muro dopo quasi 40 anni. Non pretendevo di trovare niente... e così é stato! Non c'era proprio niente. La tabella PHILIPS a questo punto è caduta in laguna o si trova a casa di un collezionista della prima ora?

snapshot da google bmaps - foto di Giovanfranco di Giunta

 

1 novembre 2017. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente. Non sono parole mie, ma del DALAI LAMA.

 

31 ottobre 2017. Un'ultima immagine da Padova la voglio inserire per ricordare che questa è la sera delle zucche...

PADOVA AUTODEPOCA 2017 - foto di Giovanfranco di Giunta

 

30 ottobre 2017. Rientrato dal fine settimana della Fiera di Padova di auto d'epoca e del mercato antiquario di Piazzola Sul Brenta, mi permane un solo pensiero. Penso insistentemente ad un treno veloce come Italo o Frecciarossa che parta dalla mia città, sotto il vulcano, travalichi il mare ed in poche ore arrivi in una bella stazione del nord Italia come la MEDIOPADANA, o ovunque sia possibile, da lì a poco, raggiungere luoghi ambiti per il mio girovagare per mercati "hebdomadaires" o "mensuel". Penso a varie possibili mete e qui ne cito solo alcune: GONZAGA, CHERASCO, GAMBETTOLA, BORGO D'ALE, e naturalmente PIAZZOLA SUL BRENTA che in questa perfetta coincidenza con il mercato delle auto d'epoca è un "optimum" per una ricerca che parta da nessuna pretesa e tocchi molti punti invece importanti per la mia costruzione del pensiero intorno a questo mondo, grazie alla ricchezza d'offerta che questi mercati propongono... Se ci fosse un ponte, abbatterebbe certe barriere... il ponte non c'è, ma le barriere della mente vengono buttate giù con considerazioni facili che hanno nel principio "Nulla se mi considero, molto se mi confronto" una perfetta rispondenza con ciò che rappresenta la mia collezione per me e per chi mi legge. Sono tornato carico e contento. Ringrazio in particolar modo la signora Sandra per la sua squisitezza, Paolo per la Sua disponibilità, Lorenzo per l'elasticità, lo splendido Giordano perchè è pari a nessuno, ed ancora Bruno, Stefano, Carlo e tanti altri frequentatori abituali. Completo l'informazione di quei giorni con alcune immagini. Le prime sono dell'esposizione dei padiglioni delle fiera di Padova.

PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017

PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017

PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017

PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017

Queste seconde immagini appartengono a Piazzola sul Brenta ed alle sue strade che, con l'impareggiabile spiazzale d'altri tempi a forma di semicerchio dinanzi alla Villa Contarini, offrivano le loro mercanzie la scorsa domenica, come ogni ultima domenica di ogni mese dell'anno.

PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017

PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017

PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017PADOVA AUTODEPOCA 2017

 

26 ottobre 2017. AUTO E MOTO ALLA FIERA DI PADOVA. Da oggi. Perchè perdere l'opportunità di parteciparvi?

foto di Giovanfranco di Giunta

 

24 ottobre 2017. Da oggi a Ravenna più che altrove MEMENTO MORI! In piazza del Popolo, 30. A cura dell'estroso ed ironico Giordano Dal Prato. Teschi e scheletri faranno da padroni in questa mostra. Il concetto del "ricordati che devi morire" è comunque insito in tutti noi e ciascuno ha il proprio modo per ricordarlo a se stesso. Da qualche anno io l'ho riposto nella mia barba. Da quando ha acquisito le tonalità del brizzolato ho deciso di tenerla vita natural durante, per ricordarmi che "PANTA REI" anche più in fretta di quanto non si voglia.
Associo ora una immagine che non appartiene alla mostra, che è frutto di una mia speculazione mentale. Potrà far storcere qualche naso, soprattutto per chi ha acquisito come offensivi i fatti legati all'immagine di Anna Franck e delle para-sportività calcistiche. Non posso biasimarli...
Anche questo giocattolo che riproduco nell'immagine qui sotto ha a che fare con i tempi di Anna Franck, e più specificatamente con chi ne ha determinato l'infausto destino. Si tratta di un rottame di una TIPPCO tedesca realizzata in pieno periodo bellico che conteneva anche il cancelliere tedesco del terzo reich. Non c'è più nè il personaggio che l'ha ispirata, nè il gioco stesso che ne celebrava l'esistenza. Non c'è più niente. MEMENTO MORI.

foto di Giovanfranco di Giunta

 

23 ottobre 2017. Vaccini: siamo pro o siamo contro? Malattie tropicali: i rischi sono aumentati con i copiosi sbarchi o sono sempre della medesima entità dei tempi andati? Si rientra sempre in ipotesi di casi sporadici per cui si tratta solo di allarmismi? Qualsiasi risposta, per quanto autorevole, non può essere esaustiva e sicuramente questo sito non può migliorare la percezione della verità. Su queste basi di polemica per cui ognuno ha già una propria idea, da cui non desidera discostarsi a prescindere dalla ragione vera, il passato genera sempre spunti interessanti. Ogni punto di vista genera una sicura ragione; comprendere quale far prevalere è capire da che parte stare, senza pregiudizi. Il più delle volte si resta della propria idea per partito preso. Ma per star bene con se stessi occorre coerenza.
Ho trovato un reperto della DE ANDREIS di Sampierdarena, che fu commissionaria per la FELICE BISLERI & C. di Milano della targa che mostro oggi. Dove stia la coerenza lo deciderà chi legge.

foto di Giovanfranco di Giunta

 

La targa della ESANOFELE (ESANOFELINA nelle dosi ridotte per bambini) è estremamente piccola, appena 24 x 14 cm. Non la si può definire esattamente illustrata, poichè la grandissima zanzara che in modo preponderante ne occupa buona parte dello spazio, sembra appoggiata ad una targa che presenta solo scritte ed è molto realistica. Una sorta di trompe-l'oeil dove la zanzara non è spiaccicata, lo è forse più la marca da bollo necessaria per l'esposizione al pubblico. A livello comunicativo, le dimensioni eccessive dell'insetto, determinano un segnale che vira più alla pericolosità per l'eccessiva stranezza che al solo senso di fastidio che qualsiasi "zanzarone" procura col proprio ronzare. Due informazioni completano l'offerta commerciale di questo prodotto. A colore rosso, sulla destra queste pillole sono dei "RIMEDI INFALLIBILI CONTRO LA MALARIA - FORMOLE DELL'ILLUSTRE PROF. GUIDO BACCELLI". A colore azzurro una seconda informazione che è più un monito, ma è anche di più, è una presa di posizione: "Il Chinino da solo non guarisce. L'Esanofele si."
Felice Bisleri fu un appassionato promotore della raccolta, stampa e diffusione della letteratura scientifica sulla malaria. Lo fece a proprie spese, perchè produceva un rimedio, commercializzato da una industria privata, che altro non era se non la "mistura Baccelli" inventata nel 1869 da quell'eminente medico e politico che tra i suoi meriti ha quello di avere salvato la vita di Enrico Novelli, il fumettista Yambo.
Negli anni in cui questa insegna è stata realizzata però, era ormai nata una nuova e diversa polemica scaturita dalle prese di posizione di due eminenti dottori della "scuola romana di malariologia". Tra i due, Angelo Celli e Battista Grassi, si ebbero due diverse impostazioni del metodo italiano di lotta antimalarica che portò ad una contrapposizione tra pubblico e privato circa l'opportunità di effettuare una profilassi con il CHININO DI STATO piuttosto che una cura con pillole composte da più prodotti chimici in cui era comunque prevalente il chinino. La pretesa di Bisleri che solo le formole private guarissero, divenne tendenziosa con la formula "il Chinino da solo non guarisce." Qui la domanda alla luce del ragionamento a mente fredda: Chi aveva ragione?


 

22 ottobre 2017. Gli accadimenti negativi si riequilibrano con un po' di Ventura...


foto di Giovanfranco di Giunta

 

15 ottobre 2017. Tutto è collegato in toni ciclici così ravvicinati da costringere a riflettere... Parlavo qualche giorno fa delle miniere d'oro del Kentucky e mi si presenta brutalmente, tramite questi ritrovamenti, l'opportunità di riparlare di Far West. I giocattoli per fortuna sono giapponesi e, non essendo coevi ai tempi di Wyatt Earp o Calamity Jane, appartengono ad un diverso periodo storico, quello della fine degli anni '50 e dei primi anni '60 dello scorso secolo, in cui il TEX di Galep aveva un grande fascino sui giovani lettori, che se non scorazzavano sulle loro auto a pedali (il bambino che ha posseduto i giochi qui visibili era lo stesso che utilizzò la Giordani celeste della scorsa settimana), si immedesimavano in giovani cowboys.


foto di Giovanfranco di Giunta
foto di Giovanfranco di Giunta

 

Soprattutto il secondo giocattolo, il fucilino a frizione della Nomura, mi affascina per un aspetto che ne lega il funzionamento ai coevi fucili spaziali. Il modo in cui il proiettile fuoriesce nella parte anteriore dalla parte cilindrica in plastica trasparente, tramite un meccanismo a frizione, lo avvicina infatti al diverso ed altrettanto amato genere fantascientifico che impazzava negli anni '50 e '60. Una commistione, e direi anche confusione, tramite cui i costruttori nipponici furono esperienti ed oltremodo bravi a far muovere i destinatari delle loro invenzioni nell'ambito dei due mondi lontani.

 

13 ottobre 2017. Oggi alle ore 18:00, nel centro storico di Albissola Marina, si inaugura la mostra “Arte e storia nella prestigiosa collezione di lattine di Tiziana Guatelli”, organizzata dall’Associazione Culturale Arte Doc e curata da Simona Poggi e Daniela Lauria. Qualche giorno fa parlavo della scatola toscana della marca PISA OIL in modo del tutto casuale. Il collegamento di questa collezione alla coincidenza di aver parlato di questo tipo di confezionamenti litografati mi intriga, facilitandomi lo svolgimento del mio percorso di conoscenza, col lavoro di ricerca già svolto, e rendolo ancora più esteso. Con questa occasione si presenta l'opportunità di estendere il legame della produzione d'olio d'oliva con quella della produzione degli imballaggi per il confezionamento ad opera di famose ditte liguri. Il tutto è legato alle produzioni grafiche nel passaggio dai vari stili dalla fine dell'ottocento ai primi decenni del secolo scorso, in un perfetto rapporto qualitativo tra arte e industria.


foto dal web

 

8 ottobre 2017. L'ho intravista da centinaia di metri di distanza. Da molto lontano, sopra un tavolo insieme a cavalli a dondolo, gokart a pedali e biciclette, oggi questa Giordani mi ha richiamato a se, con molta calma, e non voleva più farmi andare via.


foto di Giovanfranco di Giunta

 

3 ottobre 2017. Le considerazioni e le foto pubblicate negli scorsi giorni di oggetti malridotti, traggono tutte spunto da un acquisto per la mia collezione effettuato, con forti dubbi, a metà dello scorso settembre. Asta online. Un “BUY IT NOW” per un oggetto sporco d’olio motore; ossidato al punto da risultare perforato dalla ruggine in un punto grande quanto un pollice; graffiato dall’ultimo proprietario per incapacità di saperlo pulire sul lato migliore; già molto danneggiato di suo per l’uso a cui aveva assolto nel tempo. La visione d’insieme delle foto d’oltremare faceva di questa latta d’olio un oggetto non adatto alla mia collezione; poiché però produco olio extravergine d’oliva, faccio uno strappo alla regola, uno dei tanti. Più approfondivo ciò che era scritto in descrizione dal venditore, più comprendevo che questa scatola da un gallone era interessante proprio anche in funzione del suo stato d’uso.
A prescindere dall’acquisizione, ormai effettuata, il timore era quindi dato dal non sapere dove collocare questo manufatto al momento dell’arrivo. Le pessime condizioni, ben evidenti anche con l’acquisto a distanza, non consentono di pensare neanche lontanamente di migliorarne l’aspetto con un tentativo di pulizia con sapone neutro o antiruggine. Né di inserirlo nelle vetrine, né di avvicinarlo a qualsiasi altro oggetto litografato senza infastidire l’occhio che vada ad indugiare su questa scatola rovinata, deturpata, spenta.
L’attesa della consegna, dalla lontana Pennsylvania, si è talmente tanto fissata nella mia mente da avermi indotto, sul finire di quest’ultima settimana, ad accettare qualsiasi altro acquisto di oggetto malmesso, a conforto di una idea circa la possibile costituzione di una “wunderkammer” di oggetti oltraggiati. Ecco perché l’acquisto dei meccanismi dei giocattoli; ecco perché anche quello degli smalti dell’O.N.M.I. (sarà solo una coincidenza che anche questi altri oggetti, che in altri tempi avrei lasciato sui tavoli dei venditori della domenica, avessero delle storie da raccontare?). Comunque adesso è arrivata. Questo è ciò che resta di essa.


foto di Giovanfranco di Giunta

 

Guardiamola senza sapere nient’altro, senza aiuti descrittivi del venditore circa il luogo del ritrovamento. Si tratta di un contenitore di latta litografata da un gallone che all’origine conteneva puro olio d’oliva. La scatola risale all’aprile del 1931. E’ alta 25 cm ed ha due lati scritti in lingua italiana, i restanti due in lingua inglese. E’ “impaccato in Italia”. Raffigura con orgoglio, tutto italiano, il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta, nota in tutto il mondo come torre pendente. La “marca PISA” delimita nelle zone toscane, per buona pace di chi non conoscesse la torre, l’area di produzione di questo PISA PURE OLIVE OIL, così definito sul lato opposto a quello mostrato sopra. L’olio, come qualunque altro prodotto della natura, ha proprietà organolettiche sempre diverse che, in senso qualitativo costituiscono le differenze che stimolano, tramite gli organi di senso di chi lo degusta, la soddisfazione, il piacere, il gusto, il gradimento, occasionalmente anche la memoria episodica che permette così di distinguere più olii con una associazione legata ad un bel ricordo.
Mancando sulla scatola informazioni aggiuntive, l’immagine della Torre non aiuta a comprendere se l’olio fosse robusto, piuttosto che gentile, o fragrante, o fresco, senza retrogusti olfattivi finali “pizzicantini”. Nessuna altra diversa immagine potrebbe in tal senso aiutare. La Torre, per antonomasia, fa pensare a qualcosa di deciso, ma al contempo instabile, precario. Quindi un gusto forte, ma non persistente? Quale che sia l’olio che la scatola avesse contenuto, esso è stato ormai consumato completamente e la confezione è stata riutilizzata.
Niente altro sarebbe possibile definire, anche per colpa della coltre di morchia di olio esausto non commestibile che ne ricopre, deturpandola, buona parte. Ma è proprio la traccia di questo diverso tipo di olio a portarci altrove… Se adesso, anziché dissertare di temi culinari, poniamo l’accento su un altro dato, completamente diverso, il significato nascosto di questa scatola si rivela in tutta la sua “crudezza”. Questa scatola conteneva olio che è stato consumato. Con quale consapevolezza di gourmet è meglio non chiedersi. Da chi allora? La scatola è stata ritrovata all’interno di una miniera di carbone abbandonata in Pennsylvania. Non una miniera d’oro del Kentucky, come avevo pensato solo sulle prime e poi rivalutato al momento della decisione dell’acquisto, ma una miniera di carbone.
Ecco perciò che sfruttamento, miseria ed emigrazione sono le parole chiave che prendono il sopravvento e danno a questa scatola una maggior forza rispetto a quella data dalla sola presenza della torre pendente. La completezza ed il senso di mantenerla in collezione, pur così consumata, è dato dalla immodificabilità che, per quanto mi riguarda, essa deve conservare. Senza nessun tentativo di pulizia ulteriore (tra l’altro tentato maldestramente dallo scopritore americano che vendendomela cercava di renderla più appetibile, in realtà l’ha solo graffiata oltremodo, aggiungendo oltraggi ad oltraggi). La confezione litografata, dopo aver assolto al primo compito di contenere OLIO d’OLIVA puro extra fino “marca PISA”, è stata riutilizzata dai minatori emigrati per portare olio combustibile all’interno delle gallerie.
E’ retaggio dell’uso di uno di quei tanti prodotti che gli emigrati che lavoravano nel West Virginia, in Penssylvania ed in altri stati ricchi di materie fossili erano costretti ad acquistare, nell’unico negozio del paese dove avrebbero vissuto il resto della loro esistenza, alloggiando nelle “company homes”. Che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sia sempre esistito non lo si può certo ignorare. Perché non si debba ancora chiudere gli occhi dinanzi a certi avvenimenti ciclici, occorre non perdere di vista ciò che è avvenuto in passato, per cercare di superarlo e condannarlo. Questa scatola aiuta a ricordare la coincidenza di eventi di mondi che non sono più, ma che sono stati identici a quelli nei quali viviamo oggi. Già dal 31 gennaio del 1901 furono abolite le agenzie per il trasporto degli emigranti. In senso moderno occorrerebbe abolire quelle “non costituite” dei gommoni. E’ facile cadere nella banalità con assiomi non condivisibili da tutti. Per quegli italiani che sono stati gli “esodati”, mi si scusi il termine, usato con grande sintesi nei nostri giorni, in realtà espressione piuttosto ravvicinabile a concetti di miseria lessicale ed intellettuale.
Ma del resto… avevo un amico artista che è stato “deportato” a Torino dove ora insegna. Ha il posto a tempo indeterminato e pochissimo tempo determinato per esprimere il suo vero genio. Ha usato le scatole di consumo del suo primogenito, sospese in un ambiente saturo, dove si passava a stento, per esprimere una delle sue tante geniali idee di arte non solo concettuale, perché anche materica e... CONTINUA


 

2 ottobre 2017. La differenza tra il pubblico ed il privato. Ho ripulito le insegne trovate ieri. Sono le due sul lato sinistro, per quanto migliorate, sono sempre decadenti. Ad esse ho aggiunto altre due insegne che possiedo da tanto tempo, della stessa tipologia, con scritte in nero su fondo bianco. Attengono anch'esse attività mediche, ma di una casa di cura privata. Sono tutte "intimamente" connesse tra loro. Quelle a destra più varie ed esplicite. Sarà un luogo comune che il privato si mantenga sempre meglio?


foto di Giovanfranco di Giunta

 

1 ottobre 2017. L'attesa dell'arrivo della latta d'olio d'oliva continua. Forse alla consegna del pacco, scartandolo, non sarò così contento di riceverla come nel momento in cui ho deciso di acquistarla. A rafforzare l'ipotesi che sarà così è la decadenza degli eventi degli ultimi giorni. L'indecenza dell'operato di certi uomini che approfittano delle loro posizioni di forza per tentare di sottomettermi, nel lavoro, negli interessi, nella vita. E' un periodo negativo. Reso ancora più tale dalla poca consistenza dei ritrovamenti che attengono questo sito. La collezione è sempre un rifugio. Ma se non ha quella crescita che ci si aspetta, diviene anche una prigione. Parte della colpa voglio darla assolutamente alla rielaborazione degli assetti sul web. Troppe scorrettezze. Altra parte la do ai soliti incalliti commercianti. Troppi accaparamenti per profitto che indeboliscono le vere grandi collezioni e non mi riferisco solo alla mia. L'ultima parte della colpa la do al tempo che scorre e questa è una componente sempre presente. Mi riferisco al deperimento strutturale di ogni cosa. Ma dove è l'unto ed il bisunto, e la latta della PISA OIL sarà l'apoteosi di questo concetto, voglio trovare uno spunto di riflessione per me stesso e per chi mi legge.


foto di Giovanfranco di Giunta

 

Questo ritrovamento del mercatino delle pulci di oggi, non il solo che illustrerò, ha dato il via alle considerazioni che sto per fare. Non sono un ripiego per il periodo infelice. Sono valutazioni che altri faranno diversamente, univocamente verso il "perfetto", "unico", "mai visto" e via discorrendo, ma che io mi sento di definire in una chiave di soddisfazione diversa nella loro incompletezza e difficoltà di collocazione in una vetrina che squalificherebbe tutto il resto.
Nell'immagine si vedono tanti ruotismi di meccanismi, più o meno completi. Normalmente si acquistano perchè posson sempre servire per quelle eventualità che si trovino giocattoli rotti. Ma la vera aspettativa sarebbe invece quella di trovarli funzionanti e completi. Quindi mi chiedo se l'acquisto andasse salutato come prodromico al ritrovamento in un futuro prossimo di giocattoli incompleti, o piuttosto come ennesimo acquisto compulsivo di cose che non serviranno mai, nell'aspettativa caparbia di trovare sempre e solo oggetti perfetti che non abbisognano di alcuna cura. Perchè l'acquisto risultasse giusto occorreva anche conoscere il resto della storia e, per fortuna, questa storia ho avuto l'occasione di potere chiedere, perchè non ho trovato i meccanismi su siti d'aste, nè me li ha venduti un commerciante specializzato, nè tantomeno li ho realizzati io, disossando e cannibalizzando altrettanti rottami trovati nel tempo. Come mi ha spiegato colui il quale li ha recuperati dalla distruzione, forse meritata, questi meccanismi sono il "cuore ticchettante" della bottega di un vecchio riparatore di giocattoli. La notizia buona? Questi oggetti incompleti hanno contribuito alla gioia dei bimbi che avevano perduto la speranza di giocare con il loro automa ormai spento ed inattivo. Qualora poi mi possa permettere di pensare per me, prima che per i bimbi che furono, altro materiale di questa bottega sarà portato nelle prossime settimane. Nella buona si insinua quindi la notizia cattiva... La prossima settimana al mercato delle pulci questo signore, che ha recuperato da fine certa queste cose per altri assolutamente inutili, sarà assediato da un sacco di affaristi della domenica che hanno ascoltato con me la storia e che si sveglieranno prima di me, magari aspettando l'arrivo in auto per impedirgli fisicamente di scendere da essa, se non dopo aver mollato loro gli oggetti del desiderio.


foto di Giovanfranco di Giunta

 

La restante parte della storia di ordinaria carestia (o siccità per questioni di clima) dei mercati siciliani attiene invece questa seconda acquisizione. Qui si parla di insegne smaltate. Per la verità di quello che resta di esse. Un po' come i meccanismi, una parte minore di una cosa più grande. Ho tentato anche di pulirle. Vani i tentativi. Non è rimasto molto. Ma qualcosa di nuovo, che viene dal passato, l'ho imparato ugualmente e questo è il senso costruttivo dell'acquisizione di questi "rottami".
L'insegna posta più in alto reca una scritta che sconoscevo: O.N.M.I. Per assonanza l'ho ricollegata all'O.N.B. e non sono andato affatto lontano. Si tratta infatti dell' Opera nazionale maternità e infanzia, ente assistenziale sorto nel 1925 (ultimo in Europa) con lo scopo di tutelare e proteggere madri e figli, più precipuamente incrementando le nascite. L'ente, traendo spunto da principi più alti di eugenetica, poi interpretati in modo distorto dal regime, si prefissava, per volere di quest'ultimo, di elevare la crescita del popolo italiano in associazione alla ideologia del "numero come potenza". La seconda insegna presenta i riferimenti del MEDICO CONDOTTO. Il cognome, di un notabile esperiente in materia di assistenza, è appena sovrainciso ed ha perso più "smalto" rispetto a tutto il resto, perchè, presumo, poteva essere facilmente rimosso. La borgata di appartenenza era OGNINA, qaurtiere marinaro abitato in prevalenza da pescatori nel COMUNE DI CATANIA, che ammetteva ANCHE GLI ISCRITTI ALLA MUTUA DI MALATTIE PER I LAVORATORI AGRICOLI.
Anche questa volta la mia collezione si arricchisce di sbiaditi e vissuti oggetti del passato, in cui la vita dell'artigiano ha prevalso su quella dell'artista. Non hanno perciò la stessa forza di un marchio di una multinazionale come, ad esempio, COCA COLA su insegna smaltata realizzata da un grande illustratore; non hanno neanche la completezza di un AUTOMA FOTOGRAFO (un meccanismo è sicuramente di questo tipo di giocattolo), nemmeno una foggia che orientativamente si intuisca. Sono una parvenza lontana di ciò che si dovrebbe collezionare. Eppure oggi mi hanno dato più emozione nel loro lieve spegnimento rispetto alla totalità che avrebbero rappresentato se completi, di quanto mi tolgano quelle persone spente che mi hanno avvelenato la settimana. Con questo senso di positività, blando ma convinto, attendo i risultati della prossima settimana, sino al compimento del ritrovamento dei nuovi indizi della vita del restauratore che fu. Se mi ci faranno arrivare!



 

28 settembre 2017. Soluzione per iper esperti. Ditta, modello del giocattolo e soprattutto anno di fabbricazione. Questa non la spiego...


foto di Giovanfranco di Giunta

 

25 settembre 2017. Sono in attesa spasmodica dell'arrivo di una latta d'olio d'oliva: bucata, sporca, graffiata, oltraggiata dal tempo e dal diverso uso. Raffigura lo squilibrio, è stato d'incertezza per antonomasia, una sorta di monumento alla precarietà. L'Italia non è mai cambiata. Pur tuttavia la storia di questo oggetto è per me affascinante, nell'aspetto che la rende lontana nel tempo e modernissima al contempo. Riguarda le miniere del Kentucky. Riguarda il lavoro di emigrati italiani. Riguarda qualcosa che non dovrebbe più avvenire, che deve finire per sempre.


 

24 settembre 2017. Da oggi una singolare esposizione dalla collezione privata di Mauro Ceccon racconta la Grande Guerra e la storia dell'industria conserviera italiana già dalla Belle Epoque. Protagoniste saranno le piccole scatole di viveri che costituirono il mezzo di sostentamento dei soldati in trincea durante la Prima Guerra Mondiale. Le scatolette divennero anche mezzo di comunicazione al fronte; come ciò avvenne lo si potrà scorgere facendo una capatina alla mostra che si tiene presso le sale del Museo Battaglia del Solstizio in Via Bombardieri del Re (Ex Casa del Medico) a Nervesa della Battaglia.


Museo Battaglia del Solstizio

 

14 settembre 2017. Ma collezionare é un "Ce l'ho. Ce l'ho! Mi manca!" più evoluto? O è qualcosa di diverso? E come si riesce a capirne il discrimine? Si può semplicemente tendere verso l'anelito che era delle fanciullesche raccolte di figurine di quando si era bambini? O si deve concretamente ribadire a se stessi che un principio ispiratore più alto ci fa custodi temporanei di tesori che passeranno poi ad altri? Quindi, quale che sia il metro della propria ricerca, sarà il tempo galantuomo, a giudicare l'utilità di questa passione. In questi tempi di crisi esistenziali susseguenti alla grande crisi economica che sta appiattendo sempre più le persone che mi circondano, penso che la collezione sia un rifugio perfetto. Se il tempo dovesse giudicare inutili le mie ricerche, allora lì, quando non ci sarò più, capirà chi mi segue che ho inseguito il nulla. Ma la domanda del momento ritorna prepotente... si fa raccolta o si fa collezione? Non è la stessa cosa.



 

11 settembre 2017. È iniziata già da alcuni giorni e si protrarrà sino al 10 dicembre 2017 la mostra sulla Pubblicità nei saloni della Fondazione Magnani-Rocca, la Villa dei Capolavori. Le opere saranno più di duecento, tra esse: manifesti, bozzetti, locandine ed anche scatole e targhe in latta. A cura di Dario Cimorelli e Stefano Roffi, la mostra ripercorre la storia dell'evoluzione della comunicazione pubblicitaria italiana. L'occasione è ghiotta per potere visionare l'intera sequenza delle scatole a parallepipedo della LUIGI ROSSA con l'elefante protagonista. Difficile rivederle tutte insieme in un'unica soluzione! Qui sotto ne potete scorgere alcune per farvi un'idea di cosa si parli se non le conoscete. Non perdete l'occasione!


foto di Giovanfranco di Giunta

 

10 settembre 2017. Immagini delle vetrine espositive di parte di una bella collezione privata dall'edizione Novegro Giocattoli di oggi.


foto di Giovanfranco di Giunta foto di Giovanfranco di Giunta

 

8 settembre 2017. Tendo ancora un braccio verso ipotesi compositive. Cosa avrà l'elefante ancora da non voler dimenticare?


foto di Giovanfranco di Giunta foto di Giovanfranco di Giunta foto di Giovanfranco di Giunta

 

INSTAGRAM: #litolatta - La #vita é il #sogno più intenso che valga la pena di dominare. Il #gioco individuale é la parte più feroce nei confronti degli altri, la più schietta verso se stessi. Produce effetti sempre diversi, perché ciascuno fa il proprio. Avvicina ed allontana. Costruisce e distrugge. La mano é tesa. Panta rei. #scacciaspiriti #amiciperduti #rapportidiforza #pensierilatenti #navichepartono #navicheaffondano #modusvivendi #modusoperandi #lifemood #geneinstabile #fakenews #replica #originale #restomod #instamood #instadaily #sicilia #mascotte #radiator #bugatti #elefante #catania #palermo



 

3 settembre 2017. Questi mercatini delle pulci! A volte così inutili, altre volte così imprescindibili...


foto di Giovanfranco di Giunta

 

2 settembre 2017. Sono infastidito dal fatto di aver perduto i miei 16/10. Poco importa che la tabella optometrica tradizionale del mio comune arrivi solo ad 11/10 e non possa perciò asseverare risultati migliori che so di poter facilmente ottenere. So di aver perso qualcosa per strada. Forse mi sono concentrato troppo nello scrutare e fissare, invece di passare oltre...



 

31 agosto 2017. Tutto procede però a rilento in attesa del rientro degli altri...



 

29 agosto 2017.
"Lei perchè colleziona giocattoli di latta?".
"Perchè in essi mi vedo rispecchiato. Sono caldi e colorati nella parte più immediatamente visibile, restando nel contempo freddi al loro interno".
"Quindi, come essi, Lei si sente vuoto all'interno".
"Questo l'ha detto Lei! Io ho detto freddi; dotati spesso anche di complicati meccanismi che li animano."



 

28 agosto 2017. Si riparte!


foto di Giovanfranco di Giunta

 

8 agosto 2017. Si cerca di resistere al caldo umido della città restando in mezzo all'acqua ormai sempre più tropicalizzata di un mare limitrofo. Ma poi arriva un messaggino al telefono. Segue una telefonata. Si chiede l'ausilio di un amico per avere quel po' di compagnia che ti consenta di andare a vedere con curiosità, ma anche molto controvoglia, alcuni giocattoli di un vecchio deposito chiuso da anni. Di per se niente di importante... Ma può mai un collezionista ritenersi veramente in vacanza o sazio anche in un mese in cui non si dovrebbe sollevare il braccio che per bere una bibita rinfrescante? Direi di no. Il ritrovamento di un agosto di fantascienza andava rispettato!


foto di Giovanfranco di Giunta

 

31 luglio 2017. Questo sito va in vacanza per il periodo d'agosto. Non escludo che qualche idea, suggestione o mera curiosità possa essere comunque condivisa nei prossimi giorni.


foto di Giovanfranco di Giunta

 

Nella foto due pagliacci automi della tedesca Schuco. Funzionano a molla ed hanno una valigia in latta (non in pelle, non in cartone) nella quale si scorgono le etichette delle città di Parigi, Londra, Berlino e persino New York. Mete classiche già viste ripetutamente. Per questo mese penserò ad altri luoghi...

 

24 luglio 2017. A volte le mie battaglie contro i mulini al vento fanno comunque scaturire un sorriso...


foto di Giovanfranco di Giunta

 

12 luglio 2017. E mentre la mia isola brucia per i giochi dolosi di persone che difendono i loro interessi. Mi domando quali essi siano e rimango senza risposta, poichè mandanti di tale inutile strazio possono essere varie categorie di soggetti responsabili, da cui non escludo i pazzi, i miseri e gli ignoranti cronici. Non certo gli amanti del bello, dell'ordine, del sereno e quieto vivere.
Ci sono modi e modi per bruciare ed ardere. Le passioni aiutano. Le collezioni anche. Ma ritengo che, in un'estate così calda, siano anche i modi più spiccioli e naturali che l'uomo conosce, per istinto e, col passare delle ere, per piacere, a risvegliare i sensi dell'ardore. Per la prima volta in questo sito parlo di temi piccanti, ma non allontanandomi dal tema di sempre. Una foto sarà delucidativa di cosa intendo.


MADONNA SEX

 

Mi riferisco proprio al book fotografico di Madonna, incentrato su fantasie erotiche spinte della pop star, la cui uscita commerciale risale a ben 25 anni fa. Nel frattempo di sesso sotto i ponti se ne è consumato tanto, ma farebbe ancora gridare tanto allo scandalo. Non ha tutte le pagine in latta come una ANGURIA LIRICA. dispone solo di una cover in latta, alluminio satinato, non lucido nè spazzolato. Aprendo il libro si scorgono queste prime parole: “Questo libro parla di sesso. Il sesso non è amore. L'amore non è sesso. Ma la cosa migliore è quando questi due mondi si uniscono.” Esistono svariate edizioni, differenti per la lingua scelta in abbinamento alle immagini, tra cui la lingua primaria l'inglese della prima edizione (150.000 copie vendute nel primo giorno di uscita); ma anche quella in italiano di cui dispongo di due copie e spiegherò il perchè; in francese ed ancora in spagnolo (dovrei dire meglio in ispanico, dato l'amore di Madonna, ma forse allora dovrei dire dato il sesso per madonna, e lì le cose si complicano);non manca la versione per il mercato asiatico in giapponese. Fosse uscito oggi forse, avrebbe avuto anche una edizione in cinese e, sono certo, avrebbe creato nuovo e diverso scalpore, non solo per l'età adesso più avanzata della pop star.

Proseguendo nella lettura dell'intro, dopo qualche rigo si legge: "Puoi amare Dio, puoi amare il pianeta, puoi amare l'umanità intera e puoi amare ogni cosa, ma il modo migliore per gli esseri umani di dimostrare amore è amarsi l'uno con l'altro." Per questo solo mi riallaccerei a chi appicca incendi alle sterpaglie, anzichè alimentare sacri furori e fuochi più sani. Madonna voleva usare per significati più mirati ciò che ha scritto. Non credo di far torto ai Suoi intenti se li riconduco ad affermazioni più generali.

In questa ricognizione di considerazioni avulse l'una dall'altra ne aggiungo un'altra, legata all'aspetto collezionistico del dovere avere oggetti perfetti in tutto e per tutto. Questo libro fotografico, in virtù della copertina suscettibile facilmente ad un facile deperimento, ed in virtù delle leggi del packaging moderne e contemporanee, è dotata di busta plastificata apribile, ma non richiudibile. In pratica, un collezionista che si rispetti colleziona per se, ma preserva per le future generazioni e quindi non apre oggetti mai aperti. Parlare di preservare in funzione di materia di sesso ammazza un po' l'eccitazione. Viceversa il collezionista perderebbe il proprio impeto dinanzi ad una copia priva della busta originale che racchiude il contenuto. Converrete perciò che bisogna avere due copie a casa, come le ha il sottoscritto. Una sbirciatina la diedi tanto tempo fa. Ammetto di non sentire alcuno stimolo attuale alla riapertura. Ma il caldo di questi giorni, l'età che avanza, forse potrebbe farmi cambiare idea! Ci scherzo su. Il solo motivo che mi ha spinto ad avere questo oggetto in collezione è dato dal materiale di cui è composto. Mi basterà pensare che qualcuno creda che ci passi sopra le mie serate estive... Concludo con altre parole dall'intro: "In questo libro non c'è niente di vero. Ho inventato tutto io. Molte persone sono spaventate di dire quello che vogliono. È per questo che non ottengono quello che vogliono."

 

9 luglio 2017. "En haut la main, salopard!" Giocattolo a molla della tipologia che vibra e danza su se stesso effettuando delle piroette sporadiche. un po' come i ballerini Schuco. Realizzato nella Germania Europea dell'Ovest non in quella Federale dell'Est, in un periodo in cui questa distinzione aveva ancora un senso. Ha una grafica che non lascia indifferenti. Trovato in un mercato estivo. Non mi andava di lasciarlo sopra un tavolo spoglio di altri giocattoli. Ora dimora in buona compagnia di clown litografati dalle mansioni più diverse.


CLOWN WESTERN GERMANY - foto di Giovanfranco di Giunta

 

11 giugno 2017. Pietro Bruno di Belmonte, l'ultimo gattopardo, girava in Rolls Royce ed ha avuto dedicata una copertina di Capital negli anni '80. Non si è lasciato sedurre dalle lusinghe edilizio-speculative di quanti tentarono di impossessarsi delle Tonnare di Capopassero, in tempi in cui cinque anni di inattività avrebbero fatto perdere il diritto esclusivo di pesca. L'attività perciò la fece anche a costo della scarsa produttività; pescando per molte annate un numero esiguo di tonni, senza riuscire a coprire le ingenti spese. L'esiguità del pescato era dettata dai tempi, oltre che dalle impetuose correnti delle profondità che, tra lo Jonio ed il Canale di Sicilia, alcuna visibilità avevano in superficie rendendo questa tonnara meno pescosa della vicina Tonnara di Marzamemi. Don Pietro mantenne le vestigia che l'omonimo nonno aveva creato alla fine dell'ottocento, acquisendo inizialmente una quota e divenendo poi utilizzatore esclusivo, al punto da essere definito "padrone del mare", di quella parte di costa che si affaccia sull'isola di Capo Passero. Questa scatola dei primi decenni del novecento si riferisce a quel periodo storico. L'attuale città di Ispica si chiamava ancora Spaccaforno.


La scatola del 'padrone del mare', Don Pietro Bruno di Belmonte - foto di Giovanfranco di Giunta

 

Don Pietro ha resistito finchè ha potuto. Giorgia Florio nel suo libro "Hommes de la mer", riguardo la riottosità di un Don d'altri tempi, riporta un Suo pensiero lucidissimo in risposta alle cospicue offerte economiche: "Cosa volete, voi ed il vostro denaro? Siete ciechi? Vedete questo mare, là di fronte? L'isola! Sono le pupille dei miei occhi e non saranno mendicanti come voi che me le strapperanno via."
Realizzato dallo stesso architetto Basile di Villa Igiea e del Teatro Massimo di Palermo, come anche di palazzo Montecitorio a Roma, il palazzo dei Belmonte di Ispica (ex Spaccaforno) è divenuto in tempi recenti il Palazzo Comunale. E' stato venduto da Francesco, nipote di Don Pietro, al fine di riporre in attività il complesso della Tonnara, sia pur per pochi anni. La Tonnara è ormai solo una testimonianza sbiadita di architettura industriale.



 

9 giugno 2017. La Sicilia da gustare... Una tabella della Gelati Anselmi ed una della Torrisi, una maratona da zero a tremila metri dalle pendici del vulcano sino alla parte apicale della valle del Bove. Chiara e Gabriele torneranno a casa stanchi ma soddisfatti!


GELATI ANSELMI PADOVA - foto di Giovanfranco di Giunta

 

7 giugno 2017. E' giusto chiedersi nell'era della mercificazione dell'immagine ancora cosa sia il senso del pudore? Nel mondo virtuale la soglia di intimità si è talmente tanto assottigliata, al punto da permetterci di rivelare al mondo intero degli sconosciuti sfere private di noi che invece celiamo alle persone che più ci conoscono. Il senso del pudore, soggettivo o oggettivo che sia, perde sempre più terreno a vantaggio dell'autocompiacimento. E' poi scomparso in modo definitivo il pudore collettivo, quello che in altri tempi ci avrebbe fatto patrioti, ci avrebbe imposto l'appartenenza e l'attaccamento alla bandiera, ed alla soddisfazione che da ciò deriva.


Made in Germany - click clack tin noise game - foto di Giovanfranco di Giunta

 

Questo gioco tedesco realizzato nella Germania di poco precedente al terzo reich, è molto nazionalsocialista nei toni di ciò che raffigura. Un padre litografato (si vuol sperare che almeno ci sia questo legame col soggetto che qui appare più piccolo e più debole; i visi sono gli stessi) che picchia con una bacchetta un ragazzino, altrettanto litografato, in calzoncini corti. Il giovane offeso non è pervaso da alcuna forma di pudore, anzi appare estremamente compiaciuto. Come un eterno Giamburrasca sembra godersi l'atto sublime di coronamento della Sua marachella. E così potrebbe bastare, se alla base vi fosse una consolidata e continuata volontà di arrecare danno da parte del giovane virgulto...
Ma ecco sopravvenire in me l'idea che il pudore sia ormai solo una parola vuota legata a simboli dimenticabili con il conseguimento di un'età adulta; cui segue la vergogna ad esso "intimamente" legata. Questo atteggiamento di libertà ed indifferenza che può essere dei più forti bimbi irrispettosi, non è del bambino che solo occasionalmente abbia fatto una cattiveria che necessiti del "mattarellum". E se allora l'attacco paterno "alla tedesca" risulti più o meno "proporzionale" all'offesa effettuata dal bimbo, è davvero importante che ciò avvenga in "segreto"? All'interno di una camera dove ciascuno possa esprimere la propria "incoerenza"? Non occorre porsi troppi problemi... Il senso di difesa della intimità collettiva non può ricomporsi in pochi momenti di condivisione pubblica. Il pudore è perso. A ciascuno di noi piace subire, sapendo che verrà il momento di darle, se già non le abbiamo date. Il bambino che solo occasionalmente si comporti male non esiste più. Siamo tutti dei Giamburrasca. Per primi quelli che assestano i colpi. CLICK CLACK... CLIK CLACK...



 

13 maggio 2017. Accumulazioni in vista di un futuro museo del nulla diventano esse stesse installazioni. Oggi ho svolto con amici un viaggio finalizzato alla ricerca di oggetti del desiderio che si è rivelato molto terapeutico in funzione della eterna domanda: "Cosa fare di tutto ciò che ci ostiniamo a ricercare?". Queste ed altre foto non aiutano a sciogliere il dubbio, anzi ne mettono parecchi altri. Le foto sono comunque affascinanti a prescindere dalle implicazioni esistenziali. Altre visibili sul mio profilo INSTAGRAM #LITOLATTA.


rottami da restaurare rottami da restaurare rottami da restaurare

rottami da restaurare rottami da restaurare rottami da restaurare

rottami da restaurare rottami da restaurare rottami da restaurare

 

1 maggio 2017. La festa dei lavoratori mi ha consentito oggi di avere più tempo per dedicarmi alla stesura di un pensiero complesso. Ragionando sui temi ormai imperversanti della globalizzazione, dell'essere europei, del viaggiare per turismo e del viaggiare per necessità, della promozione e della generosità, avvalendomi dell'uso di questi oggetti in latta di un passato molto remoto, desidero soffermarmi sugli aspetti che ci avvicinano e, di contro, su quelli che ci allontanano da un mondo passato che pensiamo non appartenerci più. Voli pindarici dai biscotti della Peek Frean & Co di Londra al passato imprenditoriale del genovese Nicolò Dagnino che alla fine del diciannovesimo secolo fondò a Palermo varie attività, una delle quali ancora esistente nella stessa Palermo e dal 1955 anche a Roma. Questo a patto che il proprietario della pasticceria omonima e quello dell'Emporio Roma, di cui parlerò alla fine, siano state la stessa persona...


I biscuits venduti in Inghilterra che guardano all'Italia. - foto di Giovanfranco di Giunta La classe di un genovese che a Palermo ha fatto grande la pasticceria siciliana. - foto di Giovanfranco di Giunta

 

Quest'anno non entro nel merito della festa del primo maggio, come ho fatto sia pur incidentalmente invece in anni passati. Traggo lo spunto che attiene al fenomeno globale della necessità di dislocarsi, di essere dappertutto e da nessuna parte, di viaggiare, realmente e fisicamente, o piuttosto solo con la mente, o stando ancora in casa ma dinanzi ad un video che consenta di essere altrove. Maggiori saranno i "media" che consentono il salto, maggiore sarà l'incremento di spostamenti. Il low cost delle compagnie aeree di bandiera (si diceva così una volta, ma tra non molto per noi italiani saranno parole vuote, come parlare della lira a chi ha appena compiuto la maggiore età) aiuta ancora di più ad effettuare spostamenti turistici. Dall'altro lato esigenze di "diversa natura", volendo con tale frase includere fughe disperate, ricerca di lavoro, sino alla visione più ardita di adesione a complotti di destabilizzazione della pace europea, o qualsiasi altra interpretazione si voglia dare al viaggio della speranza di quanti affrontano il "mare nostrum" al fine di raggiungere dall'Africa il nostro continente.
La globalizzazione è adesso un fenomeno condiviso più di prima, ma non saprei definirlo diversamente quando era ad appannaggio degli italiani emigranti nelle Americhe. In fondo, scriveva per Rizzoli l'umorista Massimo Simili sul finire del 1955, stesso periodo in cui Dagnino realizza un ponte tra Palermo e la capitale con la pasticceria della Galleria Esedra, che la più popolosa città italiana è New York. Simili è il padre della famosa frase: «L' Italia è una democrazia fondata sul lavoro altrui».
Dell'essere europei, del viaggiare per turismo e del viaggiare per necessità perciò, è solo una disquisizione che può avere come comune denominatore l'essere nati fortunati o meno, europei o meno, italiani o europei, del nord o del sud, e via per luoghi comuni...
Della promozione e della generosità entrano in gioco i lati delle scatole. Cominciamo dalla scatola di fine ottocento per biscotti della Peek Frean & Co di Londra. La possiedo da qualche tempo avendola acquistata su un sito di aste internazionale, ma che ho poi io stesso ritirato tramite un caro amico dal venditore palermitano. Questo dato ha anche il suo peso, oltre che essere coincidenza con il resto del racconto. Mi aveva attratto molto per l'affascinante vestito regionale della donna che portava con se una gerla di vimini su un braccio, che è risultata poi essere ad una più attenta analisi una gabbia per uccellini, sulla testa una brocca di terracotta per liquidi, un ombrello chiuso (forse necessario più difendersi dal solleone che da occasionali piogge). La scatola straniera di per se non costituirebbe per me motivo d'indagine e di interesse, ma noto sempre più che la collezione di soli oggetti italiani è ormai (non solo per effetto della globalizzazione) divenuta retaggio di provincialismo e di chiusura di mente. Le immagini che caratterizzano i lati delle scatole ricordano i quadri di Antonino Leto, di Francesco Lojacono, a me più noti in quanto siciliani, ma anche di tanti pittori italiani che vivevano in prossimità di marine e che riuscivano ad immortalare luce e attimi di vita aulica con estreme doti di sintesi ed ironia al tempo stesso. La scatola nasce a Londra, ma il paesaggio è prettamente italiano, si scorgono momenti di produzione e di "trasporto" con barche a vela di grossi frutti arancioni, che vengono poi trasportati per le calle di Venezia tramite una chiatta che ricorda una gondola, ma che non dispone del ferro di prua con il cappello del Doge. La scatola a mio avviso nasceva per stare nei salotti inglesi dove ci si aspetta di sapere degustare ottimi darjeliing delle colonie indiane. Perciò a chi si chiederà se immagini di baffi neri e mandolini potessero completare la visione d'insieme, devo rassegnare unicamente la presenza di una bimba con tamburello ed organetto con scimmia. Ma adesso occorre aggiungere le immagini della scatola di Dagnino che può essere stata realizzata solo dal 1896 perchè di quell'anno è la nascita della pasticceria, in realtà la presenza del Teatro Massimo lo colloca piuttosto nel 1897, anno della conclusione dei lavori.

I biscuits venduti in Inghilterra che guardano all'Italia. - foto di Giovanfranco di Giunta La classe di un genovese che a Palermo ha fatto grande la pasticceria siciliana. - foto di Giovanfranco di Giunta
I biscuits venduti in Inghilterra che guardano all'Italia. - foto di Giovanfranco di Giunta La classe di un genovese che a Palermo ha fatto grande la pasticceria siciliana. - foto di Giovanfranco di Giunta
I biscuits venduti in Inghilterra che guardano all'Italia. - foto di Giovanfranco di Giunta La classe di un genovese che a Palermo ha fatto grande la pasticceria siciliana. - foto di Giovanfranco di Giunta

 

I biscuits venduti in Inghilterra che guardano all'Italia. - foto di Giovanfranco di Giunta La classe di un genovese che a Palermo ha fatto grande la pasticceria siciliana. - foto di Giovanfranco di Giunta


 

Alternate alle immagini a colori caldi e saturi dei lati della scatola londinese accludo, senza timore che si crei confusione, quelle a colori virati sulle tonalità tenui del blu e del celeste della scatola di biscotti della Nicolò Dagnino di Palermo. Sui lati si cominciano a scorgere similitudini e differenze. Saranno probabilmente mie sole forzature, ma non si può dire che non ci siano grandi somiglianze. Salta all'occhio che la barca a vela carica di grossi frutti (agrumi?) sembri partita dalla prossimità del Foro Italico raffigurato in una delle due immagini più lunghe dai colori tenui che metto sullo stesso piano. Nelle divergenze noto invece più eleganza nella Piazza Ruggero Settimo attraversata da omnibus a cavallo rispetto alla immagine di strade più chiuse ed abbandonate a se stesse dove giocano i bambini. Riguardo alla maestosità del Teatro Massimo, secondo per grandezza solo all'Opera di Parigi e lo Straatsoper di Vienna, direi che può competere la maestosità di Venezia, ma non perfettamente coglibile nel solo punto raffigurato dall'illustratore londinese che, del resto, non credo avesse alcuna intenzione di mettere in evidenza.
Ricollegando le informazioni così giunte a noi in un unico pensiero, ragiono sul viaggio della "speranza" operato da Dagnino nel lontano 1896. Quando si distaccò dalla natia Genova per scegliere di andare a vivere e a lavorare in una ricca Palermo. La stessa città che era già di don Vincenzo Florio. Città che dava grandi opportunità a chi voleva mettere al servizio di tutti le proprie capacità. E' cosi che si forma la realtà pasticcera di Dagnino in prossimità del Teatro Massimo di imminente apertura. Dagnino ospite di una città che non gli apparteneva onora con il proprio lavoro e con la divulgazione di immagini di grandezza una città che ospiterà la sua famiglia per generazioni, sino ai giorni attuali. Scatole che hanno perciò una matrice comune che è quella di contenere biscotti, che devono restare (come voleva la funzione del tempo) all'interno di salotti per descrivere luoghi e costumi assai diversi, al contempo divergono per la forbice di informazioni, non uniformi, che i produttori volevano dare con ciò che decidono di far ritrarre su di esse.
Si dirà, è un italiano che investe in un luogo d'Italia diverso, non è nè un extracomunitario che arriva in Italia, nè tantomeno un migrante che parte per le Americhe o per qualsiasi altra destinazione. E soprattutto è un caso positivo che ha avuto successo e che non corrisponde nei risultati alla legge dei grandi numeri. "Uno su mille ce la fa" cantava Morandi. Ora la percentuale è ancora più ridotta.
E qui il punto. A costo di sembrare spietatamente cinico. E' la natura delle cose e dell'uomo, specie dove si lucra sull'accoglienza e non si ragiona minimamente sull'aspetto della integrazione, in attesa che lo straniero vada via tanto velocemente quanto si è palesato; come se il resto d'Europa non fosse terra nostra.
Da un lato c'è l'indifferenza, dall'altro ci sono le capacità. E riguardo a quelle imprenditoriali, qui sotto la reclame calendarietto del 1902. Nicolò Dagnino in quell'anno era già proprietario dell'EMPORIO ROMA e donava calendarietti in latta per promozionarsi. CONTINUA ...

Grandi magazzini a Palermo d'impronta di un grande imprenditore. - foto di Giovanfranco di Giunta




 

24 aprile 2017. La Qualità non può essere definita. Scomparso Robert Maynard Pirsig da questo "paesaggio infinito" in cui si trovano cumuli di sabbia, scorazzeranno motociclette in latta guidate dalle più svariate personalità.


Motociclette in latta razionali e romantiche - foto di Giovanfranco di Giunta

 

17 aprile 2017. "A Te è apparso?". "A me non è parso...". "Che facciamo oggi? Si va fuori porta?". "Restiamo qui. Non c'ho voglia!"
Improbabile dialogo, da Lunedì dell'Angelo, delle due creature celesti di Raffaello raffigurate in dettaglio nel quadro "la Madonna della Sistina" e qui riprodotti su una scatola Delser, definita nel catalogo di produzione degli anni '20: "Internazionale".


Scatola internazionale Delser - foto di Giovanfranco di Giunta

 

9 aprile 2017. Quando la perfetta costituzione del corpo passava dall'uso propagandistico di olio di fegato di merluzzo. Le scatole non le avevo mai viste prima. In questa immagine se ne vedono ben 4. In esse è presente la scritta "Ente nazionale fascista della mutualità scolastica." ed ancora "ISDAHL & CO BERGEN NORVEGIA". I bambini sembrano non essere esattamente estasiati all'idea che da lì a poco avrebbero goduto dei benefici effetti ricostituenti di tale prodotto. Noto nei grossi bidoni di confezionamento in latta la presenza della "&" commerciale e della scritta BERGEN in lingua originale. Pochi gli indizi a favore della possibilità che le leggi sull'uso della lingua italiana ad ogni costo stessero per avere il sopravvento. Incerta perciò la datazione, non certo lo scopo che sottendeva all'uso di questo medicinale ricostituente.


Ente nazionale fascista della mutualità scolastica. ISDAHL & CO BERGEN NORVEGIA - foto di Giovanfranco di Giunta

 

26 marzo 2017. A prescindere dall'idea che ciascuno di noi possa avere del buon gusto, o di ciò che si trova al proprio opposto, oggi per potere esprimere compiutamente la mia idea in merito dovrò far riferimento al "panta rei", al divenire. Scriverò perciò in modo disordinato della tendenza "RESTOMOD", della cattedrale nuova di Salamanca, della cagnolina russa LAIKA, di nuove versioni del robot Winky della giapponese Yonezawa e di Alfred E. Neumann. Molti degli argomenti hanno in se stessi insito il concetto di novità o la parola "nuovo". Ma il tempo renderà vecchi questi argomenti e per questo mi chiedo se ciò che si dirà riguardo ad essi potrà ritorcersi un giorno contro. Cerco di parlare di tutto questo per convincermi fortemente che anche di fronte al silenzio di certi oggetti, solo apparentemente muti, ciò che più in fondo gli stessi rivelano apparirà sempre chiaro a quei pochi che sanno guardarli e da essi trarre la sfumatura. Vorrei con ciò avvalorare il principio che tante tesi si possono avere, tante visioni possono coesistere, tanto è esprimibile, ma occorre captare le giuste sfumature, sapendone parlare, non piuttosto parlandone a vanvera. E tutto ciò che ne segue è l'aspetto più importante del motivo per cui è onorevole conservarli, superando le dimenticanze determinate dal tempo, dall'indifferenza e soprattutto dall'ignoranza.


DECALCOMANIA PER VESPA - foto di Giovanfranco di Giunta

 

Cominciamo da questa decal raffigurante la cagnolina LAIKA. Trovata ieri nell'occasione di un mostra scambio, in un contenitore stracolmo di decalcomanie di marche più o meno note, veniva utilizzata per "decorare" le moto. Ecco così manifestarsi per la prima volta in questo discorso l'esigenza di comprendere se l'applicazione di una decal fosse estrinsecazione di cattivo gusto. La decalcomania risale al 1957, al momento in cui la povera cagnolina LAIKA diviene la più nota "icona" russa, la meno ortodossa. Di essa l'agenzia spaziale russa aveva già deciso che non sarebbe mai ritornata. E non si capisce perchè di fronte ad un sacrificio così evidente, le versioni circa la tempistica della conservazione della vita dell'icona LAIKA per qualche minuto o qualche giorno dal decollo furono oggetto della creazione di tante possibili soluzioni. Varianti importanti per l'uomo, poichè determinanti per la possibilità di sopravvivere ad un viaggio spaziale. La decalcomania assurge al giorno d'oggi a visione storica di una modernità che applicata su un veicolo sessantenne restaurato può apparire di buon gusto, anche solo nel senso celebrativo della ricorrenza. Ma il trasferimento di una cagnolina spaziale su una moto non basta per parlare di tendenza "RESTOMOD". C'è ancora troppa distanza.

L'ASTRONAUTA DELLA CATTEDRALE NUOVA DI SALAMANCA - foto dal sito EPOCHTIMES.IT

 

Molte interpretazioni accompagnano anche questa immagine di un particolare della Cattedrale Nuova di Salamanca. E' indubbiamente un astronauta gotico. Sostantivo ed aggettivo non si sposano. Uno dei due aspetti è contraffatto. L'astronauta è stato realizzato in epoca abbastanza recente, oggetto poi di danneggiamenti ad opera di vandali è stato restaurato in tempi ancora più attuali. Sposo questa interpretazione e non quella che ambisce a trovare tracce di vita aliena in un questo bassorilievo. E qui si fa nuovamente forte l'interrogativo: applicare posticciamente un astronauta ad una parete gotica, sia pur secondaria, di una cattedrale realizzata nel diciassettesimo secolo è azione di buono o di cattivo gusto?

ROBOT IN LATTA RIPRODOTTO - foto di Giovanfranco di GiuntaROBOT IN LATTA ORIGINALE YONEZAWA - foto di Giovanfranco di GiuntaROBOT CON IL VISO DI ALFRED E. NEUMANN - foto di Franck Schweizer

 

Proiettiamoci allora nel mondo della fantascienza dei robot in latta. Queste tre immagini di ROBOT raffigurano un ROBOT WINKY (si potrebbe tradurre Occhiolineggiante); la versione SPACE EXPLORER con il volto d'astronauta; la stessa versione con un volto però differente. L'ultima, pur non essendo una versione WINKY, è il caso di dire, strizza l'occhio alle nuove tendenze. Il primo robot è una copia moderna del WINKY e non risale alla fine degli anni '50, forse non ha che due tre anni di vita. Il secondo robot è assolutamente originale, ma costituisce una variante d'epoca che con l'applicazione del volto umanizza il WINKY robot. L'ultimo ha il volto di Alfred E. Neumann, il personaggio mascotte della rivista MAD. E' stato realizzato da Franck Schweizer con tecniche moderne ed è una sfumatura colta che ho molto apprezzato; pur rimarcando che MAD significa PAZZO ed è pura satira all'americana. Una sorta di "customizzazione" che poco c'entra con il restauro dell'originalità a tutti i costi. E così si introduce da solo il concetto di "RESTOMOD", senza doversi avvalere di immagini; lasciando al buon gusto di ciascuno un'immagine rivelatrice da mantenere nella propria mente.
La nuova tendenza della "restoration" cui occorre aggiungere "modern parts/technology", crea il RESTOMOD. Gusto del passato, storicizzato, acclarato, condiviso e pluripremiato nella commistione di una innovazione spesso celata all'interno. Il tutto nasce dall'esigenza dell'uomo di restare unico, veloce e prevalente. A questo punto le immagini che si possono essere formate all'interno della mente possono essere le più varie. Io ne formulo una ai più nota: Un'ALFA ROMEO GTV 2000 del 1972 di un bel colore metallizzato (scegliete voi, ma che non sia esistito all'epoca) con motore GTV6 TWIN SPARK od ancora di una 8C se riuscite a metterlo dentro il cofano. Partite da Ginevra nel secondo pomeriggio per essere alla prima della Scala e rientrare in serata con qualcosa meno di 300 cavalli sotto il sedile.



 

22 marzo 2017. E' ufficiale! Mal sopporto la figura del nuovo "tin boxes publisher adulator executive manager" che mostra ultimamente tanti contenitori in latta. Pochi invece i contenuti che ripete in modo estenuante e noioso ed anche con poco senso estetico a dispetto di ciò che ostenta. Ma questo mondo è di tutti e soprattutto, nel sociale, è solo di questi personaggi. A perdere è l'estetica. Quella stessa estetica che eleva questo collezionismo altrimenti ennesima accumulazione seriale di oggetti.

 

21 marzo 2017. E' PRIMAVERA! A soli quattro giorni dall'anniversario degli storici trattati di Roma che hanno istituito la nascità della Comunità Europea. Il vassoio in latta è stato realizzato dalla "DE PAOLINI MATOSSI Manif. Lit." nei primi del Novecento e dovrebbe far parte della copiosissima produzione eseguita per la biscotti Gentilini, quando la stessa usava non solo scatole che riportavano il proprio nome, ma anche vassoi anonimi che richiamavano le grafiche delle scatole. Solo in via eventuale può trattarsi di un vassoio souvenir che si acquistava in qualunque parte di Roma. A fronte di alcune scoperte fatte su altri due vassoi, la ritengo adesso una ipotesi possibile.


Vassoio Manifattura PAOLINI E MATOSSI - PONTE SUL TEVERE - foto di Giovanfranco di Giunta

 

15 marzo 2017. Vado troppo di corsa. Ho un BLOG davvero trascurato... Di questa rara "Automobile da corsa" della Cardini esiste anche la variante di colore bianco.


AUTO CARDINI DA CORSA CON RADIATORE FIAT NELLA VERSIONE GIALLA - foto di Giovanfranco di Giunta

 

28 febbraio 2017. Martedì grasso. Cosa succedeva 60 anni fa... Sulle strade di Taormina sfilavano questi inquietanti personaggi in perfetto stile NANDO ROBOT. C'era chi invece ai giardini pubblici di Catania portava a spasso il proprio figlio, vestito da principe azzurro, a bordo della propria Vespa.


ROBOTS in prossimita' del MOCAMBO - foto di Giovanfranco di GiuntaVespa al Giardino Bellini - foto di Giovanfranco di Giunta


 

12 febbraio 2017. Ieri ed oggi presso la concessionaria AUTOSCAR di Ragusa si è celebrata la seconda edizione della mostra RAGUSA AUTOSTORY. Come spesso avviene in mostre minori come questa, che non possono assurgere assolutamente al livello delle mostre nazionali e di più largo respiro come PADOVA FIERE o TORINO LINGOTTO appena trascorsa, è difficile riuscire a trovare forti stimoli che non siano dettati dalla sola passione. Gli sforzi organizzativi sono stati notevoli e l'evento è stato assolutamente positivo. La partecipazione degli espositori è stata molto grande ed anche il pubblico, a mio avviso, ha fatto la propria parte. Ma a questi eventi si partecipa anche per portare a casa dei "trofei" collezionistici o dei bei ricordi con auto di un certo spessore. Forse non c'era tantissimo. Interessante sicuramente la mostra con gara di eleganza organizzata in una sala a parte.
In essa era presente anche un'auto di proprietà dell'organizzazione, che con gran stile, non partecipava all'agone, ma che non è passata inosservata. Una FIAT 1100 S.
A fronte dello spunto dato dalla presenza di quest'auto, seguono foto a tema che la mostra evento offriva: splendide pubblicazioni della testata AUTO ITALIANA, acquistate per l'occasione, che negli anni 1947 e 1948 reclamizzavano questo modello in copertina ed all'interno di alcuni numeri della rivista. Un modello della INGAP denominato INGAP 1100 SS lo aggiungo io dalla mia collezione per completare la suggestione.

fiat1100s


 

Semplicemente affascinante vedere come l'auto vera, le immagini delle riviste ed il modellino giocattolo si somiglino e si avvicinino ciascuno all'altro restando così differenti.


 

5 febbraio 2017. Foto realizzata da un uomo o da una donna? Questo mi chiedo oggi. Da un padre, da una madre o da un fratellino o sorellina più grande? Questa immagine sfocata, molto diversa per aspetto compositivo da quella che ho pubblicato lo scorso 8 ottobre 2016 e che ritraeva un giovane suonatore di batteria perfettamente centrato, presenta l'affinità dell'euforia. Quella era immagine di un bimbo solo, che faceva per quattro, grazie all'ALEMANNI che ho definito strumento del male.
Ma qui i bimbi sono cinque... e tutti "armati" di giocattoli a pedali. Uno di essi ha anche un casco da soldato... La foto risale alla primavera del 1971. L'auto a pedali è una Giordani, della scuderia RG, ma in plastica. Non è perciò materiale per questo sito, ma la uso come premessa per definire l'atteggiamento allegro delle persone ritratte, adesso almeno cinquantenni.


 

Quest'altra foto rientra in un ambito di maggiore serenità, almeno compositiva. Non possiamo che immaginare cosa possa essere successo dopo... La foto realizzata nel febbraio di qualche anno prima stavolta ritrae una famiglia con cane e auto a pedali Giordani della tipologia a fari elettrici e cofano motore apribile. Manca già il parabrezza. Mi sono sempre chiesto quanti secondi occorressero ad un parabrezza per distaccarsi definitivamente dal proprio alloggio dal momento della consegna al piccolo proprietario.


 

Giocando con le immagini, penso che, magari, le foto che precedevano la prima e succedevano alla seconda avrebbero invertito il punto di vista. Ma continuo a chiedermi se il primo scatto sia stato dettato dalla necessità di gestire nel contempo quell'esplosione di contentezza, o piuttosto dall'incapacità determinata dalla giovane età del fotografo. Gioco nel gioco.



 

26 gennaio 2017. Poco più di due anni fa (26 ottobre 2014) avevo mostrato una macchina misteriosa, acquistata senza avere parametri di riferimento. Avevo azzardato delle ipotesi di attribuzione, ma non ero riuscito ad andare oltre nella mia conoscenza. Poteva trattarsi di un auto italiana o anche di un auto tedesca. Lo scorso dicembre a casa di un importante e stimato collezionista ho visto un modello che presenta molte somiglianze. Di esso entrambi niente potevamo aggiungere circa il realizzatore. Ma alcuni dati presenti in più nell'auto da corsa di colore verde mi hanno permesso di fare più luce. Innanzitutto è adesso esclusa la chiave di lettura italiana a causa delle scritture DRGM e MADE IN GERMANY nella litografia. Sopra il COFANO una G ed una M.


 

Evidenti le somiglianze: innanzitutto l'andamento della carrozzeria più alta davanti e rastremata, quasi a punta, nella parte finale; le ruote bianche bloccate da un fermo rotondo in metallo bianco; la chiave del meccanismo è identica (anche se non visibile in questa foto, vedi BLOG del 2014). E' adesso più chiaro di cosa si tratti?

 

22 gennaio 2017. Ho pensato di riordinare alcuni cassetti. Ma non ho veramente voglia...










 

17 gennaio 2017. Do sempre credito alle nuove esposizioni, perchè ritengo che possano solo ampliare l'ambito della conoscenza e per questo volentieri pubblicizzo l'evento di prossima realizzazione.




 

5 gennaio 2017. Aspettando l'arrivo della Befana i pomeriggi passano spensierati con cari amici e degustazioni di the. Predispongo alcuni servizi della INGAP per l'occasione e non so se preferire il SOFFIO DEL DRAGO al LAPSANG SOUCHONG. Farò decidere ai miei ospiti e immagino sia meglio usare anche servizi da the igienicamente più consoni...




 

Nel frattempo, però ... la gatta Olivia ha fatto breccia nel vano dove si trovano di solito i servizi da the che ho appena fotografato. Olivia curiosa, esci fuori!




 

3 gennaio 2017. Che noia quando l’unica cosa che mi si dice di uno degli oggetti che adoro e colleziono è: “E’ bellissimo!”,”E’ splendido!” o ancora “E’ superlativo!” Aggettivi usabili per descrivere qualsiasi cosa. Basta dire che è bello per avere detto tutto? Spesso occorre sapere qualcosa in più per ritenere ciò che si ha dinnanzi ancora più importante di quanto già non sia solo perché bello. Cosa intendo dire? Occorre innanzitutto vedere una prima foto per farsi un’idea di cosa io stia parlando.




 

La scatola di “Biscuits Delta Torino” raffigurante LA NAZIONALE “FOOT BALL” ha dimensioni di 19 x 12 x 6 cm. Esiste anche una versione dal diverso colore della maglia relativa alla squadra del TORINO FOOT BALL CLUB. E’ molto ambita perchè si tratta di una delle poche a raffigurare immagini di giocatori di calcio. Da sempre ritenuta una scatola realizzata in occasione di uno dei mondiali di calcio vinti dalla nazionale italiana, quindi del periodo ricompreso tra il 1934 ed il 1938 questa scatola risale ad un periodo di gran lunga precedente e celebra invece un momento diversamente importante per la storia del calcio italiano. Basta vedere i quattro lati della scatola recanti le immagini di 24 complessivi scudetti per riuscire a collocare, con pochissimo margine di approssimazione, questa scatola alla fine del 1922. E’ di poco successiva al “compromesso Colombo” del 22 giugno 1922 e delle implicazioni che ciò comporta desidero parlare oggi.

 

Questi gli scudetti delle 24 squadre riportate sulla scatola: TORINO, PRO VERCELLI, GENOA, PISA, SAMPIERDARENA, ANDREA DORIA, BOLOGNA, NOVARA (sul primo lato lungo);




 

MODENA, SPEZIA, MANTOVA, HELLAS VERONA (sul primo dei lati corti);




 

JUVENTUS, MILAN, ALESSANDRIA, LEGNANO, PASTORE, INTERNAZIONALE, VIRTUS GRUPPO SPORTIVO BOLOGNESE, U.S.TORINESE (sul secondo lato lungo);




 

infine NOVI (forse qui avvenne un errore dello scatolificio che con molta probabilità doveva invece indicare la U.S.NOVESE poiché il NOVI F.C. non esisteva più già dal 1919, ma ho anche un’altra possibile interpretazione che mi fa credere che non si fosse trattato di un semplice errore e ne parlerò più sotto), LUCCHESE, SAVONA e PADOVA (sul secondo dei lati corti).



 

Perché esistano di questa scatola due sole varianti, NAZIONALE ITALIANA e TORINO, può essere intuibile facilmente. La ditta M.A.GATTI che realizzava i BISCUITS DELTA era di Torino. Una delle squadre raffigurate nella scatola poteva perciò rappresentare l’orgogliosa ditta produttrice senza che ciò risultasse di cattivo gusto nella preferibilità a qualsiasi altra squadra. La Biscuits DELTA di Torino avrà comunque pensato bene di abbracciare un campo più vasto di tifosi senza creare dissapori, specie allorquando si parla qui di biscotti. Una scatola che riproduce anche la Nazionale Italiana non è certo un’idea sbagliata. Ma ritengo che la scelta di proporre l’immagine della squadra della nazionale italiana voglia invece testimoniare un diverso ed importante momento che ha nella Nazionale la conferma di unione: la risoluzione di una grave scissione che, nell’ambito del campionato del 1921-22, aveva determinato in Italia la coesistenza di due tornei, uno, privato, a 24 squadre rappresentate dalla novella C.C.I. (Confederazione Calcistica Italiana), in contrapposizione a quello da sempre organizzato invece dalla F.I.G.C. con tutte le squadre restanti. La scissione era stata determinata dai club più grandi ed importanti che avevano fondato la C.C.I. come forma di risposta alle piccole società calcistiche che, non approvando il progetto Pozzo, progetto che mirava a ridimensionare drasticamente il numero eccessivo di club pseudo calcistici, si ritrovarono a compiere un torneo della F.I.G.C. per l’anno 1921-22 di bassissimo profilo sportivo con poche vere società di calcio, molte più di ginnastica, oltre anche ad alcuni circoli ricreativi ed una squadra di frati cappuccini (che si narra lodassero il Cielo ad ogni fallo subito!!! fonte: blog.guerinsportivo.it)
Una simile entropia andava necessariamente riconsiderata e semplificata per un gioco del pallone che non era più solo dilettantistico, ma che proprio nell’anno della discordia, indusse la neopromossa NOVESE di cui parlavo prima a vincere il tricolore. Quello scudetto sfuggì alla squadra che arrivò seconda, la U.S.TORINESE e forse per questo motivo piemontese-negazionistico nella scatola di cui si parla si indugia su una ormai inesistente squadra NOVI, dimenticando la più meritevole NOVESE. Ma questa è una congettura da terzo millennio.
La risoluzione del problema che caratterizzò l’annata 1921/22, per sempre ricordata per avere avuto contemporaneamente due campionati di calcio, avvenne per il tramite di Emilio Colombo, direttore della Gazzetta dello Sport, che assurse al ruolo di arbitro della controversia tra i club calcistici confederali, privi di legittimazione agli occhi di una internazionale FIFA, che richiedevano un campionato a 24 squadre e i club sportivi vari rientranti nella federazione che insistevano per un torneo a 50 squadre che facilmente si sarebbe concluso ogni anno in piena estate con aggravi di costi e di fatiche. La composizione dello scisma si ottenne con un nuovo torneo a 36 squadre, il torneo della riappacificazione tra federazione e confederazione, in cui confluirono 23 squadre della disciolta confederazione e 13 provenienti invece dalla FIGC. Tale divario manifesta ancora di più da che parte stesse la ragione. Con queste basi il compromesso Colombo determina la vittoria della richiesta delle grandi società calcistiche, che vedrà ridurre ulteriormente a 24 le squadre partecipanti dopo un solo ulteriore anno, così come voleva il progetto Pozzo del 1921. La serie A, come la conosciamo oggi, nascerà così dopo pochi anni nel 1929.
Ad aiutarmi nella individuazione della collocazione temporale ha contribuito la presenza dello scudetto della LUCCHESE che nel campionato 1922-23 non raggiunse la salvezza e dovette retrocedere, a seguito della riduzione senza promozioni ragionato per ridurre da 36 a 24 le squadre del campionato successivo del 1923-24.
Ancora una volta una bella scatola litografata celebra, in modo elegante, un avvenimento dimenticato.


 

2 gennaio 2017. Sono solido, sono liquido, sono esigibile e sono esigente.



 

Per chi avesse voglia di rileggere quanto scritto negli ultimi anni, è pregato di cliccare sui rispettivi link   2013         2014       2015          2016       .



 

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